A pochi giorni dall’annuncio dell’addio degli Stati Uniti all’accordo sul nucleare iraniano deciso dall’amministrazione di Donald Trump, la situazione mediorientale sembra farsi ogni ora sempre più infuocata. Soprattutto, per quel che riguarda quella guerra senza fine, che dura ormai da 7 anni, che ha polverizzato la Siria e sconvolto gli equilibri geopolitici della regione. Questa notte, proprio in Siria i jet israeliani hanno puntato obiettivi iraniani, a poche ore da quello che Israele ha denunciato come il tentativo fallito, da parte dell’Iran, di attaccare le forze di Tel Aviv sulla alture del Golan.
L’attacco israeliano – che gli ufficiali sostengono abbia inflitto un duro colpo alla capacità militare iraniana nell’area – sembra aver rinfocolato le tensioni degli ultimi giorni, seguite all’annuncio ufficiale di Trump. Annuncio che, naturalmente, sembra essere stato una risposta alle pressioni di Israele, da sempre contrario all’accordo, nonostante molti analisti abbiano sostenuto la sua centralità nell’impedire che le tensioni tra Teheran e Tel Aviv si esasperassero.
Anche perché, proprio Iran e Israele sono stati, rigorosamente su fronti opposti, i protagonisti (nascosti) di quella che, da guerra civile siriana che fu, si è presto trasformata in guerra per procura. Fino ad oggi, però, tale contrapposizione è rimasta comunque adombrata dalle complesse dinamiche del conflitto, e non si è mai palesata apertamente. Fino a quando, perlomeno, nella notte le forze iraniane non hanno sparato 20 missili contro il territorio delle alture del Golan controllato da Israele, secondo quanto riferito dal portavoce dell’esercito di Tel Aviv. I razzi sono stati tutti intercettati, o sono caduti a poca distanza in territorio siriano, ma tanto è bastato per mettere in allarme le forze israeliane su una possibile escalation mediorientale manovrata dall’Iran.
Che cosa sta accadendo? Difficile rispondere. Il punto di vista iraniano è rappresentato da Press TV, che, citando l’agenzia siriana SANA, ha sostenuto che la pioggia di razzi iraniani è stata lanciata a sua volta in risposta a “un precedente bombardamento israeliano della provincia di Quneitra”. SANA ha poi aggiunto che le difese aeree siriane stavano “affrontando una nuova ondata di razzi di aggressione israeliani abbattendoli uno dopo l’altro”. Citando una fonte militare, tuttavia, ha specificato che il lancio di missili israeliani ha colpito un sito radar siriano e un magazzino di munizioni.
Il governo israeliano (che Press Tv chiama eloquentemente “regime”) ha subito attaccato il lancio di missili iraniano verso i territori occupati delle alture del Golan. Avigdor Lieberman, ministro israeliano per gli Affari militari, ha dichiarato che Tel Aviv ha colpito target iraniani in Siria in risposta all’attacco di Teheran. Nel frattempo, il rappresentante permanente di Israele all’ONU Danny Danon ha indirizzato una lettera al Consiglio di Sicurezza e al Segretario Generale, chiedendo di condannare gli atti di aggressione iraniani. “Israele considera il governo iraniano, insieme con il regime siriano, direttamente responsabili di questo attacco, e continueremo a difendere vigorosamente i nostri cittadini da qualsiasi aggressione”, si legge nella nota. “Israele non è interessata a una escalation, ma in determinate circostanze non permetteremo all’Iran di stabilire una presenza militare in Siria, il cui obiettivo sia attaccare Israele e deteriorare la già fragile situazione nella regione”, ha proseguito l’ambasciatore Danon. “Questo sfrontato attacco alla nostra sovranità non cade nel vuoto”, ha promesso. “Abbiamo più volte allertato a proposito dell’allarmante coinvolgimento dell’Iran in Siria, e questo atto di aggressione costituisce purtroppo la realizzazione di questi allarmi”.
Per queste ragioni, ha proseguito, “chiedo al Consiglio di Sicurezza di condannare immediatamente questo attacco e chiedere che l’Iran rimuova dalla Siria la sua presenza militare, che non solo minaccia Israele, ma anche la stabilità della nostra intera regione”, ha scritto Danon. “La comunità internazionale non deve transigere pigramente mentre un regime tirannico attacca una nazione sovrana e continua a minacciare la stessa esistenza di un membro delle Nazioni Unite”, ha concluso.
Parole forti, che danno un’idea della portata della crisi e delle sue conseguenze potenziali. Durante il consueto briefing con la stampa, su domanda dei giornalisti il portavoce del Segretario Generale ha dichiarato genericamente che Antonio Guterres richiama entrambe le parti al dialogo. Ora si attende una eventuale risposta in sede di Consiglio di Sicurezza, che però, visti i precedenti sulla Siria, difficilmente potrà essere unitaria.