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Caso Salisbury: all’ONU fa paura la sfida tra l’orso russo e il leone britannico

La Russia convoca uno speciale del Consiglio di Sicurezza; il suo messaggio alla Gran Bretagna, "state giocando col fuoco"

Michela DemelasbyMichela Demelas
Caso Salisbury: all’ONU fa paura la sfida tra l’orso russo e il leone britannico

L'ambasciatore russo all'ONU Vassily Nebenzia (Foto ONU)

Time: 5 mins read

Speravamo sarebbero state le Nazioni Unite a risolvere la tensione scoppiata con il caso Salisbury. Ma, invece, sembra che lo scontro tra gli ambasciatori non faccia altro che alimentarla. La settimana scorsa, il Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres, aveva parlato di uno scenario simile a quello della Guerra Fredda. E, oggi, forse, dovremmo temere un po’ di più.

Il 5 aprile, la Russia ha convocato una riunione speciale del Consiglio di Sicurezza, perché arrivasse finalmente il “momento della verità”, ha scritto il Vice-Ambasciatore russo Dmitry Polyanskiy, in uno dei tanti tweet provocatori che sono avvenuti a fuoco incrociato tra la Russia e il Regno Unito.

La Gran Bretagna sta portando avanti rispetto al caso un’immane indagine indipendente in collaborazione con l’OPCW (Organization for the Prohibition of Chemical Weapons). “Il loro report non è ancora pronto”, ha detto la nuova Rappresentante Permanente inglese, Karen Pierce, prima della riunione, senza sapere cosa aspettarsi dal meeting.

Nonostante ciò, la prima donna a sedere al Consiglio di Sicurezza per rappresentare la diplomazia del Regno Unito,  già aveva le idee chiare prima che iniziasse: “Ho paura che il motivo della Russia nel chiamare questo meeting del Consiglio di Sicurezza sia un altro passo verso l’offuscamento e la noncuranza verso le istituzioni internazionali, cosa che abbiamo visto troppo spesso da parte della Russia recentemente”, aveva detto Pierce, entrando  coi piedi di piombo a quel meeting.

Dall’altra parte, il Rappresentante Permanente russo, Vassily A. Nebenzia, non si è risparmiato nei toni aprendo la seduta del Consiglio con un lungo monologo di smentita delle accuse della Gran Bretagna, e dichiarandole “un insulto all’intelligenza”.

“State giocando col fuoco, e vi scuserete per questo”, ha detto l’Ambasciatore del presidente Putin, con toni sicuramente non rassicuranti, soprattutto per chi, guardando da fuori, vede la situazione gonfiarsi come una bolla pronta ad esplodere. Per ora, man mano che il tempo passa, non c’è proprio speranza che questa tensione diminuisca.

Tutti i Membri del Consiglio hanno infatti dichiarato totale ripudio delle armi chimiche, hanno espresso solidarietà con le vittime e evocato la pacifica risoluzione delle controversie. Ma, sostanzialmente, gli Stati si sono divisi tra sostenitori della Gran Bretagna da una parte, e la Russia dall’altra. “Crediamo che questo sia un atto di grande provocazione”, ha detto Nebenzia, specificando che anche la Russia ha necessità di risolvere la questione, e di andarci a fondo.

“Vogliamo accesso alle indagini”, ha dichiarato, denunciando le “accuse infondate” che sono state mosse contro il Membro Permanente dell’ UNSC, che sarebbe stato dichiarato dall’UK il carnefice prima che venisse trovata una prova.

La Russia ha stilato durante il meeting una lunga lista di “prove logiche” che alleggeriscono i sospetti su di lei. “Perché avremmo dovuto aspettare otto anni e decidere di farlo proprio ora?”, ha detto l’Ambasciatore. L’ex spia Sergei Skripal “per la Russia non era una minaccia” secondo lui, e “manteneva la sua cittadinanza russa” tranquillamente.

E poi, ha ironizzato il Rappresentante Permanente, “avremmo usato un’arma così minacciosa, senza nemmeno finire il lavoro”, sollevando delle questioni che, di certo, almeno un po’ fanno riflettere. “Come è possibile che siano sopravvissuti?”.

Scartando quindi l’ipotesi che si tratti del gas nervino di provenienza russa, di cui gli inglesi hanno parlato, l’Ambasciatore ha insistito perché la Russia possa venire a conoscenza dei dettagli dell’indagine, e collaborare con essa. Cosa che le è stata negata sin dall’inizio, e che non verrà perdonata facilmente.

L’ambasciatore russo, Vassily A. Nebenzia, dopo il meeting speciale del Consiglio di Sicurezza sul caso Salisbury. (Foto di Michela Demelas)

“La Gran Bretagna non vuole collaborare con noi”, ha detto Nebenzia, “come quando una vittima non vuole collaborare il carnefice”, anche se l’indagine non è finita.

Ma per Karen Pierce è “fortemente possibile” che il mandante dell’atto terrificante sia stata la Russia. E quando dice “fortemente possibile”, vuole dire che, in realtà, è sicura di chi sia il colpevole, ma ancora non è stato dichiarato ufficialmente da parte di una corte.

“Usate parole professionali e serie”, ha detto Nebezia, “che avrebbero bisogno di prove serie”. Mentre, ha continuato, “gli esperti sono d’accordo” sul fatto che non è possibile individuare la provenienza di una sostanza in così breve tempo e, “come è possibile che abbiano curato con un antidoto una sostanza sconosciuta?”.

“Quest’indagine non finisce certo così”, ha specificato, “i vostri politici … saranno responsabili delle loro azioni”. E poi, ancora, “cosa è successo alla vecchia Inghilterra?”. Per lui, infatti, la Gran Bretagna sta esagerando. Già avrebbe esagerato rispetto alla Siria, ha dato ad intendere l’Ambasciatore, e, in più, “avete iniziato un’onda che ha anche raggiunto New York”, riferendosi ai diplomatici espulsi.

E di parole dure ne ha anche per gli Stati Uniti, che “hanno forzato la Russia a lasciare la sua proprietà diplomatica”, stanno ostacolando il suo ruolo all’interno dell’ONU, e la stanno mettendo contro gli altri Stati Membri. Insomma, una Russia messa un po’ con le spalle al muro, che sente “discreditato” e “delegittimato” il suo potere sovrano.

E quando l’Orso, si sa, si sente minacciato, diventa imprevedibile. Invece, nessuna paura sembra anche solo sfiorare il Leone di sua maestà; fiero più che mai, ha detto durante il meeting che “l’uso delle armi chimiche nel suolo di un altro Paese è troppo grave”, e che ci sono dei precedenti rispetto a questo tema con la Russia, che ha messo ripetutamente i bastoni tra le ruote all’investigazione sull’uso di armi chimiche in Siria.

“La Gran Bretagna tiene memoria di queste cose”, ha ammonito. “Non vuol dire che non possiamo più avere relazioni amichevoli, ma non possiamo ignorare” tutto ciò che è precedentemente accaduto. “Non abbiamo niente di cui aver paura”, ha terminato, “temo che sia la Russia a doverne avere”.

Prima del suo intervento al Consiglio di Sicurezza, la nuova ambasciatrice britannica aveva rilasciato delle dichiarazioni alla stampa (video sotto).

Al termine del suo intervento, Karen Pierce ha avuto tutti dalla sua parte, soprattutto il “vecchio” blocco occidentale. Primi tra tutti gli Stati Uniti – attraverso la vice di Nikki Haley, Rappresentante Permanente americana – che hanno dichiarato il meeting in questione “solo un tentativo della Russia di usare il Consiglio di Sicurezza per i suoi giochi politici”, e si sono dimostrati fermi nell’appoggiare la Gran Bretagna e nel ritenere la Russia al 100% responsabile, e pure ridicola, davanti all’accusa di cospirazione.

E se hanno alzato la voce gli Stati Uniti, figuriamoci gli altri Stati Europei, che si sono dichiarati totalmente allineati con la propria “sorella” britannica. Prima tra tutte la Francia, ma anche la Svezia, che ha sottolineato che la “Gran Bretagna ha agito propriamente in linea con la convenzione” e che manterrà “la linea dell’UE”.

L’ambasciatrice inglese, davanti ai giornalisti dopo il meeting speciale del Consiglio di Sicurezza sul caso Salisbury. (Foto di Michela Demelas)

“Non abbiamo sentito niente di nuovo dai nostri colleghi”, ha terminato l’Ambasciatore russo prendendo di nuovo la parola e ribadendo che la Russia ormai “viene sempre definita colpevole”.

E, prendendo in mano il libro Alice in Wonderland ha cominciato a leggere il dialogo, nel romanzo, tra il Re e la Regina: “prima la sentenza, poi il verdetto”, ha terminato.

“Spero vi siate divertiti”, ha detto con il sorriso e con fierezza Karen Pierce ai giornalisti, una volta uscita dal meeting. Secondo lei, ciò che ha mosso il discorso di Nebenzia e la convocazione speciale del meeting  è la volontà di distrarre e ostacolare i lavori delle indagini.

Appena il 4 aprile, Putin aveva detto “non ci aspettiamo altro se non che il senso comune prevalga”. All’ONU, invece sembra che le cose non vadano verso questa direzione.

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Michela Demelas

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