Cento milioni di dollari aggiuntivi per salvare l’UNRWA, a rischio collasso dopo il taglio dei fondi deciso dal dipartimento di Stato Usa: è la promessa della comunità internazionale annunciata oggi da Pierre Krahenbuhl, Commissario generale dell’agenzia Onu per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente, al termine dei lavori della conferenza straordinaria dei Paesi donatori promossa a Roma da Svezia, Giordania ed Egitto. “Un impegno politico senza precedenti”, ha dichiarato Krahenbuhl, che ha poi assicurato: “Il mondo non abbandonerà i rifugiati palestinesi”.
IL TAGLIO AI FONDI DELL’AMMINISTRAZIONE TRUMP
Il taglio drastico decretato dagli Stati Uniti di Trump, che da soli incidono per quasi il 30 per cento nelle entrate dell’agenzia, ha fatto piombare l’UNRWA nell’emergenza: a gennaio gli Usa hanno infatti annunciato che avrebbero versato soltanto 60 milioni di dollari, a fronte degli oltre 350 milioni corrisposti nel 2017. Una mossa anticipata dal congelamento delle prime due tranche di versamenti da oltre 100 milioni di dollari da parte del tycoon.
Lo scorso dicembre la sua controversa decisione di riconoscere Gerusalemme quale capitale d’Israele aveva suscitato le ire dei palestinesi. A gennaio, il presidente Usa era quindi passato alle minacce via tweet: “Paghiamo loro centinaia di milioni di dollari l’anno e non otteniamo alcun apprezzamento o rispetto. Non vogliono neppure negoziare un trattato di pace con Israele necessario da molto tempo. Perchè dovremmo fare loro uno qualsiasi di quei massicci pagamenti futuri?”. Ma dai palestinesi era arrivata una secca replica: “Non accettiamo ricatti”, e ancora “Gerusalemme non è in vendita”.
SERVIZI ESSENZIALI A RISCHIO
Per evitare il blocco dei servizi essenziali forniti dall’Unrwa ai cinque milioni di rifugiati palestinesi tra Libano, Giordania, Siria, Cisgiordania e Striscia di Gaza, però, mancano ancora 346 milioni di dollari che servono a colmare il deficit di 446 milioni di quest’anno: si tratta della peggiore crisi finanziaria verificatasi nei 68 anni di storia del più antico e ampio programma di sviluppo umano e umanitario delle Nazioni Unite in Medio Oriente. Al momento l’UNRWA ha fondi sufficienti a mantenere scuole e servizi soltanto fino a maggio.
“Non ricordo molte conferenze nella mia lunga carriera in cui si sia avuto un tale supporto unanime verso un’istituzione che fornisce servizi essenziali ai rifugiati palestinesi, servizi da mantenere a ogni costo, ha esordito il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres che ha presenziato alla conferenza alla Fao insieme ad altri 70 Paesi e organizzazioni, tra loro anche l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue Federica Mogherini.
“I rifugiati palestinesi non possono vivere senza educazione, servizi sanitari e il supporto fornito da UNRWA. Di fronte a emergenze come quella di Gaza, così come in Siria, è indispensabile prestare soccorso per salvare vite e assicurare la dignità umana – ha detto, sottolineando l’importanza di garantire i diritti fondamentali ai profughi: “Se l’UNRWA non esistesse, se i suoi servizi non fossero forniti, la sicurezza della regione sarebbe fortemente minata”. Al contempo, ha aggiunto Guterres, “è chiaro che Paesi come Giordania, Libano e Siria siano stati drammaticamente investiti da un tale numero di rifugiati palestinesi e che necessitano assolutamente del nostro lavoro per supportare i loro enormi sforzi di solidarietà nei confronti della comunità di rifugiati”. Per colmare appieno il gap, “abbiamo ancora tanta strada da fare”, “ma un primo passo molto importante oggi è stato fatto”, ha concluso, auspicando che si possa arrivare a “un giorno in cui le azioni dell’agenzia dell’Onu non saranno più necessarie poiché una soluzione politica eviterà occorra tale tipo di sostegno”.
A fargli eco il ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi: “Non possiamo permetterci di fallire perché 500 mila studenti palestinesi non potranno avere un’istruzione”, ha dichiarato, ricordando anche come “la questione palestinese va risolta con un negoziato: a maggio saranno 70 anni di sofferenza e perciò è necessario offrire loro una soluzione equa e giusta”.
Sul ruolo degli Stati Uniti è invece intervenuto il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry, riconoscendo “l’importanza del contributo Usa in passato:speriamo che continui a sostenere il processo di pace per la nascita di uno stato palestinese”, ha detto.
I FONDI AGGIUNTIVI
Fra i Paesi che si sono impegnati a donare fondi aggiuntivi all’UNWRA figurano il Qatar, il Canada, la Svizzera, la Turchia, la Norvegia, il Messico, la Slovacchia, la Corea del Sud, l’India e la Francia. L’Italia ha annunciato che intende raddoppiare il sostegno finanziario alle attività umanitarie dell’agenzia nel 2018: “E’ un segno concreto del nostro appoggio in questa difficile congiuntura – ha spiegato il ministro degli Esteri Angelino Alfano – In qualità di sostenitore di lunga data delle attività dell’UNWRA, l’Italia attribuisce un ruolo cruciale a questa agenzia. Il lavoro svolto è fondamentale per la stabilità di una regione scossa da molti conflitti” ha sottolineato, intervenendo alla conferenza. ”Siamo ben consci della complessità della sua missione e ci preoccupa l’attuale crisi dei finanziamenti, che rischia di minare le sue attività basilari, in particolare nei settori dell’istruzione, della salute e dell’assistenza ai rifugiati palestinesi. Per fronteggiare queste difficoltà, la Cooperazione italiana ha aumentato i suoi contributi alle risorse fondamentali dell’agenzia fino a 6,8 milioni di euro”, ha aggiunto il ministro.
LE ATTIVITA’ DELL’UNWRA IN NUMERI
In totale, tra Cisgiordania, Gaza, Siria, Libano e Giordania, l’UNRWA opera in 710 istituti scolastici e i suoi medici effettuano circa 9 milioni di consulenze all’anno. Nutre circa 1,7 milioni di persone, la maggior parte delle quali nella Striscia, dove assiste circa un milione di abitanti, gestisce 267 scuole e 21 strutture: un contesto dove pertanto i problemi di budget appaiono particolarmente preoccupanti.