“Oggi, abbiamo due doveri fondamentali. Primo, ricordare l’Olocausto e le sue vittime. Secondo, essere vigili riguardo all’odio. Un genocidio non accade a vuoto.” Così il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha inaugurato il suo discorso durante la cerimonia svoltasi nell’aula dell’Assemblea Generale per il giorno della Memoria. La giornata della Memoria fu istituita dalla Risoluzione A/RES/60/7 dell’Assemblea Generale per il giorno della liberazione di Auschwitz, 27 gennaio e per le Nazioni Unite, il ricordo delle vittime dell’Olocausto diventa sempre più un’occasione per affrontare il tema della discriminazione nel modo più ampio possibile.
Tra gli eventi organizzati, la cerimonia di mercoledì ha coinvolto numerosi rappresentanti provenienti da tutto il mondo, tra cui quello israeliano, quello tedesco e quello statunitense. Molti anche gli invitati speciali, tra cui Eva Lavi, sopravvissuta all’Olocausto grazie a Oskar Shindler. Lavi, in un momento molto commovente del suo discorso, ha detto: “Non è stato facile essere una bambina sopravvissuta dopo la guerra. Ho continuato a nascondermi. Perché? I miei genitori non mi portavano negli incontri con gli altri sopravvissuti per non urtare i sentimenti di coloro che avevano perso i loro figli. Ancora oggi, 73 anni dopo la guerra, ho sentimenti di colpa per essere sopravvissuta”.

Il Segretario Generale dell’ONU António Guterres (al centro) con, da sinistra: Eva Lavi, Holocaust survivor, Alison Smale, Under-Secretary-General for Global Communications, Christoph Heusgen, Permanent Representative of Germany to the United Nations, Miroslav Laj?ák, President of the General Assembly, Secretary-General António Guterres, Danny Danon, Permanent Representative of Israel to the United Nations, Kelley Eckels-Currie, United States Representative to the Economic and Social Council of the United Nations, Thomas Buergenthal, a Holocaust survivor, retired Judge of the International Court of Justice and Professor at George Washington University Law School, and Joseph Malovany, Cantor of the Fifth Avenue Synagogue.
Sullo schema della Risoluzione istitutiva di questa giornata, il tema dell’intero calendario di eventi è stato ‘Ricordo e Educazione: la nostra responsabilità condivisa”.
Da una parte il ricordo, perché è necessario ricordare, non solo vittime dell’Olocausto, ma anche il mondiale e collettivo “fallimento nel prevenirlo.” “L’Olocausto non è stata una sorpresa. Non è accaduto all’improvviso. L’abbiamo visto arrivare e non l’abbiamo fermato,” ha detto il Presidente dell’Assemblea Generale, Miroslav Lajčák.
Dall’altra, l’educazione. “Troppo spesso non abbiamo avuto il coraggio di chiamare le cose esattamente per quello che sono – e di agire di conseguenza. E mentre ci comportavamo così, c’erano persone nel mondo che soffrivano. Abbiamo bisogno di riflettere sulla nostra inazione e sui nostri fallimenti. Ma dobbiamo anche usare questa occasione per trarre ispirazione al cambiamento,” ha continuato Lajčák. L’obiettivo della giornata della Memoria diventa, così, quello di premere perché le generazioni future imparino il significato dell’Olocausto: imparino a prevenire un genocidio, ma anche a saper riconoscere i segnali che lo anticipano, come “discriminazione, anti-semitismo, razzismo, intolleranza, islamofobia, discorsi di odio.”

Prendendo la parola, Guterres, si è allineato con questo proposito. “Il giorno della Memoria riguarda il passato, ma anche il futuro; riguarda, sì, gli ebrei, ma anche tutti quelli che sono diffamati e individuati come capro espiatorio.” Riguarda le vittime dell’odio, un odio “crescente” contro le minoranze. E, indistintamente, riguarda ebrei, musulmani, rifugiati, migranti. Ricordare l’Olocausto, oggi significa ricordare gli oppressi, chiunque e dovunque siano.“The hate that begins with Jews never ends with Jews.”