Pochi minuti dalla fine della sessione straordinaria dell’Assemblea Generale che ha approvato – con 128 voti a favore, 9 contrari e 35 astenuti – la risoluzione in risposta alla decisione di Donald Trump di trasferire la propria ambasciata in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme, abbiamo chiesto al ministro degli Esteri palestinese Riyad al-Maliki come reagirebbe nel caso in cui Washington riconoscesse Gerusalemme Est – secondo gli accordi del 1967 – quale capitale dello Stato di Palestina. “Deve essere molto chiaro: devono correggere la loro dichiarazione riguardo a Gerusalemme capitale dello stato di Israele. Se loro dicono che Gerusalemme Ovest è la capitale dello Stato di Israele, e Gerusalemme Est, secondo i confini del 1967, è capitale dello Stato di Palestina, allora è un’altra storia”, ha risposto. “Ma non penso che gli Stati Uniti avranno questo coraggio”, ha chiosato. Una dichiarazione che, evidentemente, sembra infrangere il dogma – fin qui rimasto intoccabile soprattutto per gli israeliani, ma anche, almeno nelle dichiarazioni ufficiali, per i palestinesi – sull’indivisibilità della città di Gerusalemme.