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Clima, il viaggio di Guterres per salvare il pianeta (nonostante Trump)

Il Segretario Generale Antonio Guterres nei prossimi giorni sarà in Asia e in Europa, dove parteciperà alla conferenza sul clima di Bonn

Giulia PozzibyGiulia Pozzi
Clima, il viaggio di Guterres per salvare il pianeta (nonostante Trump)

Il segretario generale ONU Antonio Guterres annuncia il suo viaggio in Asia e in Europa.

Time: 4 mins read

A pochi giorni dalla presentazione, a Ginevra, dell’ultimo rapporto dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO), che ha evidenziato un vero e proprio record nella crescita della concentrazione di anidride carbonica nel corso del 2016, il segretario generale ONU Antonio Guterres ha annunciato l’inizio di un viaggio, focalizzato proprio sul clima, che lo porterà in Asia prima e in Europa poi. Il Segretario, in particolare, farà tappa alla conferenza di Bonn (COP23), aperta pochi giorni fa sotto la presidenza delle isole Fijii, con un obiettivo ambizioso: salvare, per quanto possibile, gli impegni presi due anni fa con l’Accordo di Parigi, nonostante il clamoroso abbandono degli Stati Uniti annunciato e perseguito da Donald Trump. La COP23, ha spiegato il Segretario, ha luogo in un momento storico chiave: perché “una serie di report nelle settimane recenti hanno fatto suonare le sirene d’allarme”. Il riferimento è proprio al già citato rapporto della WMO, che ha mostrato dati davvero preoccupanti e difficili da ignorare. Oggi, infatti, il livello di concentrazione di anidride carbonica nell’aria è ai suoi livelli massimi negli ultimi 800mila anni, raggiungendo nel 2016 la mai sfiorata quota di 403.3 parti per milione (ppm)  di concentrazione.

In pratica, “l’ultima volta che la Terra ha riconosciuto un livello simile fu tra i 3 e i 5 milioni di anni fa”, precisa il report delle Nazioni Unite. Dato che deve obbligatoriamente allarmarci: perché, all’aumentare dell’anidride carbonica nell’aria, corrisponderà un innalzamento delle temperature nel pianeta, con conseguenze potenzialmente devastanti per i suoi abitanti. Questo, almeno, è ciò che gran parte della comunità scientifica ha verificato con studi sempre più puntuali e approfonditi, anche se di certo non è ciò che crede Donald Trump. L’attuale inquilino della Casa Bianca, infatti, è noto per essersi platealmente inscritto nella scuola di pensiero che ritiene il riscaldamento globale pressoché indipendente dall’attività umana, se non addirittura un “fake”. In un tweet del 2012, il tycoon, allora ancora privato cittadino, scrisse che il “concetto di global warming è stato inventato dai cinesi per rendere la manifattura americana non competitiva”. Da quel cinguettio, sono passati cinque anni, e l’imprenditore e magnate si è trasferito alla Casa Bianca, ma non molto del suo pensiero sembra essere cambiato. Lo dimostra plasticamente la decisione di dire addio all’accordo COP21 di Parigi, che, seppur non certo risolutivo, poneva perlomeno le basi per un progressivo controllo dell’inquinamento e dunque una possibile inversione di tendenza nel riscaldamento globale.

Tweet di Donald Trump sul riscaldamento globale, 6 novembre 2012.

Decisione ampiamente annunciata in campagna elettorale e “giustificata” in diverse interviste e dichiarazioni. Nel gennaio 2016, Trump definì il cambiamento climatico un complotto speculativo: “È solo una nuova forma di tassa molto, molto costosa. Un sacco di gente ci sta facendo su una montagna di soldi”, disse. A marzo 2016, intervistato dal Washington Post, dichiarò: “Penso che sia in atto un cambiamento del clima. Ma non credo molto che sia provocato dall’uomo. Non ci credo molto. Vi è certamente un cambiamento del clima in corso – a guardar bene, avevamo un raffreddamento globale nel 1920 e ora abbiamo un riscaldamento globale, anche se ora non si sa bene se ci sia, questo riscaldamento globale. Lo chiamano con ogni sorta di nomi diversi; ora credo che sia molto in voga la frase ‘condizioni meteo estreme’. Io non ci credo molto… Forse c’è un minimo effetto dell’uomo, ma non ci credo granché”. Decine di suoi tweet, dopo quello del 2012, negano il cambiamento climatico e il suo nesso con le attività dell’uomo, teorie scientificamente condivise ma che Trump ha addirittura definito, molto schiettamente, “una cagata” (“bullshit”).

Tweet di Donald Trump sul riscaldamento globale del gennaio 2014.

Le premesse, insomma, per la missione di Guterres sono particolarmente ostiche. Anche perché, secondo il Report sul gap di emissioni dell’Environment Programme delle Nazioni Unite, i livelli di gas serra nel 2020 saranno probabilmente tanto elevati da rendere quasi impossibile il raggiungimento dell’obiettivo di riduzione previsto dall’accordo di Parigi per il 2030. Circostanza sottolineata dallo stesso Segretario, che ha peraltro ricordato come il National Climate Assessment USA abbia definito le temperature attuali “le più calde della storia della civilizzazione moderna. Il rapporto conclude anche che è “molto probabile” che le attività umane siano “la causa principale”.

Tali documenti, insomma, lanciano messaggi chiari: innanzitutto, quello di “accelerare l’azione sul clima”, ma anche – ha osservato Guterres – quello di “alzare il nostro livello di ambizione”. E’ con questo spirito che il Segretario si recherà alla conferenza di Bonn, in occasione della quale proverà a incoraggiare progressi in cinque aree principali: le emissioni (per raggiungere il target dei – 2 gradi in 20 anni o meno, è necessario tagliare le emissioni del 25% entro il 2020); la resilienza (aiutare i Paesi a rispondere ai disastri climatici, specialmente i più vulnerabili); la finanza (mobilitare i 100 miliardi di dollari annuali concordati per lo sviluppo); le partnership (con attori privati e istituzioni) e la leadership (fissando la data del settembre 2019 come occasione di un Summit sul clima, per muovere le energie politiche ed economiche ai più alti livelli).

“Chiedo ai leader mondiali di mostrare coraggio nel combattere gli interessi consolidati; saggezza nell’investire nelle opportunità del futuro, e compassione nel curarsi di quale pianeta costruiamo per i nostri figli”, ha detto Guterres. Il Segretario ha anche annunciato che, prima di Bonn, parteciperà all’UN-ASEAN Summit nelle Filippine, per rafforzare, anche ma non solo in tema di ambiente e cambiamento climatico, la partnership già esistente tra Nazioni Unite e Paesi del Sud-Est asiatico. Quindi, da Bonn, il leader dell’ONU si recherà a Londra e interverrà presso la SOAS-University su antiterrorismo e difesa dei diritti umani. Temi che, indubbiamente insieme alla lotta all’inquinamento e al cambiamento climatico, figurano tra le principali e più ambiziosi sfide della nostra epoca.

 

 

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Giulia Pozzi

Giulia Pozzi

Classe 1989, lombarda, dopo la laurea magistrale in Filologia Moderna all'Università Cattolica di Milano si è specializzata alla Scuola di Giornalismo Lelio Basso di Roma e ha conseguito un master in Comunicazione e Media nelle Relazioni Internazionali presso la Società Italiana per l'Organizzazione Internazionale (SIOI). Ha lavorato come giornalista a Roma occupandosi di politica e affari esteri. Per la Voce di New York, è stata corrispondente dalle Nazioni Unite a New York. Collabora anche con "7-Corriere della Sera", "L'Espresso", "Linkiesta.it". Considera la grande letteratura di ogni tempo il "rumore di fondo" di calviniana memoria, e la lente attraverso cui osservare la realtà.

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