Due preoccupazioni, due prospettive e un dubbio che rimane sullo sfondo. A una settimana dall’arrivo dei grandi leader del mondo al Palazzo di Vetro, il Segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha fatto il punto della situazione, durante la tradizionale conferenza stampa precedente all’Assemblea Generale ONU. Un incontro con i giornalisti dove Guterres ha espresso prima di tutto preoccupazione nei confronti del dramma umanitario vissuto dai Rohingya, la minoranza musulmana in Myanmar perseguitata dal governo: “Sono circa 380mila i rifugiati verso il Bangladesh, solo una settimana fa erano 125mila” ha detto il Segretario, che ha inviato anche una lettera ufficiale al Consiglio di Sicurezza – una pratica rara, negli ultimi anni –, invitando i suoi membri ad occuparsi della situazione il più presto possibile. Guterres che, come seconda delle questioni più delicate, ha dedicato parte del suo intervento alla Corea del Nord, per il quale “il Consiglio di Sicurezza ha agito in modo compatto e unito”.
In questo contesto, lo sguardo del Segretario Generale è stato soprattutto rivolto verso il futuro. Da un lato la necessità di implementare il quadro normativo delle Nazioni Unite per “migliorare la nostra capacità istituzionale per condurre i tavoli di mediazione”, tradotta nella costituzione di un nuovo board, deciso da Guterres in persona e composto da nove personalità istituzionali di spessore, specializzate nella gestione di tavoli diplomatici. Un gruppo di lavoro che, ha detto Guterres imbeccato da una domanda in conferenza stampa, potrebbe fare bene prima che in altri contesti in Libia. Dall’altra, invece, da evidenziare l’importanza della “parità di genere”, per la quale il Segretario Generale ha promesso invece una roadmap “che sia capace di soddisfare un bisogno urgente, un dovere morale, una necessità operativa e, anche, una priorità personale”. E di raggiungere un obiettivo: la parità delle quote all’interno del board delle Nazioni Unite, da qui al 2028.
Sullo sfondo di queste preoccupazioni e priorità, però, le Nazioni Unite si affacciano alla 72esima Assemblea Generale in una posizione più debole rispetto al passato, e con una domanda semplice da fare ma difficile da rispondere: che ruolo possono ritagliarsi nello scenario internazionale del domani? Le Nazioni Unite sono apparse spesso impotenti, lente a reagire se non a parole e poco incisive nelle grandi crisi internazionali. Ma al tempo stesso, quanto sono lo specchio del loro Segretario Generale? Starà quindi anche al suo primo rappresentante, Antonio Guterres, far capire al mondo, dopo questi primi mesi di rodaggio, come deciderà di interpretare il proprio ruolo e quale peso deciderà di avere nelle grandi discussioni internazionali. Perché se è vero che le Nazioni Unite non hanno “divisioni corazzate” senza che i cinque permanenti del Consiglio di Sicurezza decidano, è anche vero che la missione morale del Segretario Generale può essere interpretata in modo più o meno incisivo. Il mandato del predecessore di Guteress, il coreano Ban Ki Moon, in tal senso, è stato problematico prima ancora che emblematico.
Per il momento, il nuovo Segretario Generale Antonio Guterres ha dimostrato di avere il potenziale carismatico per lasciare il segno più del suo predecessore. Ma per ora è stato chiaro: “Noi abbiamo una costituzione da rispettare, che è la Carta dell’ONU, e sto facendo tutto il possibile entro i limiti della Carta, con una più ampia interpretazione possibile. Ma non posso violarla, perché nel momento in cui dovessi farlo, tutta la mia capacità d’azione verrebbe totalmente minata”, ha detto in conferenza stampa, rispondendo a una domanda specifica di Abdelkader Abbadi, veterano corrispondente dall’ONU. Il tema, però, al netto delle parole di circostanza, rimane attuale e le sfumature su cui il Segretario potrà far leva, se lo vorrà, sono numerose.

Il primo contesto in cui potrà mostrarle, sarà a 24 ore dalla 72esima Assemblea Generale ONU, in occasione della conferenza convocata dagli Stati Uniti di Donald Trump lunedì 18 settembre. Il tema? La riforma delle Nazioni Unite. Il presidente americano è sempre stato critico nei confronti dell’ONU: in passato, in un tweet del 26 dicembre 2016, aveva definito il Palazzo di Vetro “un club privato utile solo per riunirsi a parlare”. Ma aveva anche aggiunto che questo club privato, di potenzialità, ne avrebbe e non poche (“such great potentials…”). Per questo motivo, la conferenza di lunedì 18 rappresenterà un momento significativo. Perché il rilancio delle Nazioni Unite potrebbe paradossalmente passare proprio attraverso l’uomo che più di tutte le ha osteggiate a parole, Donald Trump, salvo poi utilizzarle più volte come strumento politico, attraverso le posizioni poco diplomatiche della sua ambasciatrice, Nikki Haley.
Difficile dire che cosa potersi aspettare durante l’Assemblea Generale da Guterres e Trump, e non solo sul ruolo delle Nazioni Unite del mondo. Perché grande attesa, ed è emerso in conferenza stampa, c’è anche nei confronti del tema caldo del Climate Change, su cui avranno più occasioni per confrontarsi e scontrarsi: “Gli ripeterò quello che ho sempre detto: che il cambiamento climatico è un problema universale che riguarda tutti, che gli accordi di Parigi sono preziosi e che la “green economy” è anche un modo intelligente per pensare allo sviluppo del futuro”, ha detto Guterres rispondendo una domanda della stampa.
Intanto, mentre l’ONU inizia a prendere le misure con il nuovo Presidente dell’Assemblea Generale Miroslav Lajcak – che a una domanda della Voce di New York durante un recente stakeout, ha dichiarato che “l’immigrazione sarà tra le priorità della mia agenda” e che “è vero che oggi non esiste una policy delle Nazioni Unite su questo tema e sarà necessario stabilire le linee-guida entro settembre 2018” -, il Palazzo di Vetro si prepara ad accogliere i leader del mondo. Con la speranza in futuro di avere più peso rispetto a oggi e di essere protagonista della comunità internazionale per un periodo di tempo maggiore, rispetto alla “semplice” settimana dell’Assemblea Generale.