Rammarico, quello espresso dalle Nazioni Unite al Palazzo di Vetro di New York, in riferimento alla morte di almeno dieci persone in Venezuela durante gli scontri tra le forze di sicurezza e i manifestanti che si sono opposti alle elezioni per l’Assemblea costituente. A parlare per conto dell’organizzazione internazionale il portavoce del Segretario generale Stéphane Dujarric: l’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani (OHCHR), infatti, “chiede che le indagini sulle morti siano tempestive, efficaci e indipendenti e sollecita il governo a cooperare pienamente con tali indagini”. “L’Ufficio ha anche espresso la preoccupazione che le autorità venezuelane continuino a violare il diritto di un assemblaggio pacifico disperdendo violentemente i manifestanti”, ha dichiarato Dujarric.

L’OHCHR si era già espresso in favore di un clima quanto più sereno possibile: venerdì scorso infatti il portavoce dell’OHCHR Elisabeth Throssell aveva a Ginevra che l’Ufficio aveva esortato le autorità a gestire eventuali proteste contro la votazione dell’Assemblea Costituente “in linea con le norme e gli standard internazionali per i diritti umani”. Dubbi erano stati sollevati anche sulla stessa legittimità del voto definita da Throssell “estremamente controversa”. All’indomani delle elezioni di domenica che l’ONU aveva auspicato si svolgessero nel più pacifico e democratico dei modi, l’epilogo è invece dei più drammatici. Oltre alla conta dei morti, infatti, il risultato elettorale che ha spazzato via ogni barlume di democrazia dopo la vittoria dl presidente Nicolás Maduro, ha già portato anche all’arresto di Leopoldo Lopez e Antonio Ledezma, due dei principali oppositori di Maduro, già agli arresti domiciliari, prelevati dalle loro abitazioni per una presunta “attività di preparazione alla fuga”. Il clima è dunque di terrore: dopo il voto, Maduro ha dichiarato la propria vittoria nelle elezioni di un’Assemblea costituente convocata da lui e nuovo corpo potrebbe sostituire l’attuale organismo legislativo, ossia l’Assemblea Nazionale. Il progetto di Maduro è chiaro: creare un’assemblea composta di 545 membri, che per un tempo indeterminato accentrino il potere legislativo, esautorando l’Assemblea Nazionale regolarmente eletta nel 2015 col voto di 14 milioni di venezuelani. Un Parlamento da svuotare di ogni prerogativa anche per rimuovere ogni ostacolo verso un altro obiettivo di Maduro: arrivare a un prolungamento del suo mandato presidenziale, in scadenza nel 2019. “Alcuni finiranno in una cella, altri in un asilo psichiatrico”, ha già promesso Maduro che anche paventato la possibilità concreta di dover “ristrutturare la Procura Generale, dichiarare l’emergenza giudiziaria e commissariarla”. Il rischio dopo i tentativi di mediazione falliti di vaticano e dell’Osa (Organizzazione degli Stati americani) è che si possa sfociare in una guerra civile interna al Paese.

Intanto, l’ambasciatore americano all’Onu, Nikki Haley, ha dichiarato che “Le fasulle elezioni di Maduro sono un altro passo verso la dittatura. Non accetteremo un governo illegale. Il popolo venezuelano e la democrazia prevarranno” e si annunciano già anche le prime sanzioni contro Maduro definito da Washington un “dittatore che non rispetta la volontà del suo popolo”.

Dall’Italia arriva anche la dichiarazione via Twitter del premier Paolo Gentiloni che scrive: “Venezuela. Arresto dei leader opposizione inaccettabile. Italia impegnata contro rischio dittatura e guerra civile”.