Il Venezuela e il rischio violenza. Un rischio più che concreto, già tangibile, a due giorni dalle elezioni per un’Assemblea costituente convocata dal presidente Nicolas Maduro. E all’ONU se ne è discusso durante un briefing: l’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani, infatti, ha espresso profonda preoccupazione per il rischio di ulteriori violenze in Venezuela: “I desideri del popolo venezuelano di partecipare o meno a queste elezioni devono essere rispettati”, ha dichiarato Elisabeth Throssell, portavoce dell’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) ai giornalisti alla stampa regolare di stampa a Ginevra. “Nessuno dovrebbe essere obbligato a votare, mentre quelli disposti a partecipare dovrebbero essere in grado di farlo liberamente”, ha aggiunto.
Il portavoce del OHCHR ha sottolineato che le manifestazioni considerate dalle autorità per “disturbare le elezioni” sono state bandite fino al 1 ° agosto. L’invito per le autorità locali, è di gestire eventuali proteste contro l’Assemblea Costituente in linea con le norme nazionali e le norme internazionali in materia di diritti umani. “Speriamo che il sondaggio programmato per la Domenica, se va avanti, procederà in modo pacifico e nel pieno rispetto dei diritti umani”, ha detto e rispondendo alle domande, la signora Throssell ha dichiarato che la situazione nel paese è “molto tesa e difficile”. Come tale, l’OHCHR ha ribadito la richiesta di calma e di proteste pacifiche e di tutti i lati di utilizzare solo mezzi pacifici per far sentire le loro opinioni. Ma la stessa legittimità del voto è stata di fatto definita “controversa”, soprattutto perché c’era stata una consultazione non ufficiale da parte dell’opposizione sull’assemblea costituente. Così l’ONU torna ad occuparsi della questione dopo l’intervento dello scorso 14 luglio, durante le proteste di piazza e dopo i fatti di aprile che costarono la vita a 100 persone, oltre le 1.500 ferite nelle scorse settimane. A pronunciarsi allora direttamente il Segretario Generale António Guterres che ribadì che la comunità internazionale “desidera la pace e la democrazia in Venezuela: la via d’uscita è attraverso un accordo, le elezioni e il rispetto dei diritti fondamentali e delle competenze costituzionali”, affermò allora il Segretario generale che chiese il dialogo nazionale tra il governo e l’opposizione per eliminare la violenza e altri abusi e per preservare un percorso costituzionale concordato. La situazione in Venezuela resta dunque al centro dell’attenzione per la continua violazione nel paese della legge internazionale sui diritti umani, in particolare le garanzie di processo in merito alla detenzione di oltre 450 civili riportati nei tribunali militari. La richiesta è di porre fine a questa pratica: i civili accusati di un reato o di un atto illegale dovrebbero apparire davanti a una corte civile e non militare. In conseguenza di questa terribile situazione, il numero di domande di asilo dei cittadini di quel paese è salito e si prevede che continui a crescere, secondo l’UNHCR: l’anno scorso, in tutto il mondo, c’erano circa 27.000 richiedenti asilo venezuelani; quest’anno, oltre 52.000 hanno chiesto l’asilo. A ciò va specificato che, secondo il portavoce dell’UNHCR William Spindler questo rappresenta “solo una frazione” del numero totale di venezuelani che potrebbero avere bisogno di protezione internazionale, poiché molti non si registrano come richiedenti asilo, nonostante fuggano a causa della violenza e dell’insicurezza: “A causa di ostacoli burocratici, lunghi periodi di attesa e tasse d’applicazione elevate, molti venezuelani optano per rimanere in una situazione irregolare, invece di utilizzare l’asilo o le procedure migratorie per regolarizzare il loro soggiorno”, ha concluso Spindler.