In questo clima d’incertezza in seguito all’uscita degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi, continuano gli sforzi della comunità globale per la realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Al Palazzo di Vetro Capi di Stato, Capi di Governo, Delegati di alto livello, ma, anche Rappresentanti di Organizzazioni Civili, la Comunità Imprenditoriale, Agenzie Intergovernative e delle Nazioni Unite, nonché personalità rinomate e altri sostenitori della vita marina e oceani, si riuniranno per la Conferenza sull’Oceano dal 5 al 9 Giugno per discutere problemi e eventuali soluzioni per la conservazione e sostenibilità degli Oceani. Il vertice globale rappresenta una preziosa opportunità per il mondo di invertire il precipitoso declino della salute degli oceani e dei mari con soluzioni concrete. La Conferenza si concentrerà sul conseguimento dell’obiettivo 14 di sviluppo sostenibile, sottolineando la necessità di preservare e utilizzare sostenibilmente gli oceani, i mari e le risorse marine per lo sviluppo sostenibile.
L’impoverimento dell’oceano, dovuto a una sempre più rapida e devastante globalizzazione e cambiamento climatico, sta ponendo grossi problemi alle nazioni il cui sostentamento e l’economia dipendono dal benessere degli oceani. La dottoressa Lisa Levin, direttrice del Centro di biodiversità marina della Scripps Institution of Oceanography, sostiene che: “L’Oceano contiene inoltre diversi gas, tra cui l’ossigeno, fondamentale per molti esseri viventi marini. Ma con l’aumento della temperatura dell’oceano il contenuto di ossigeno diminuisce mettendo a rischio gli ecosistemi. L’aumento di CO2 rende le acque più acide e perciò meno ospitali per alcune specie. Alcuni esseri marini devono quindi migrare: se non possono farlo, come accade per coralli e fitoplancton, sono destinati a morire, con conseguenze devastanti per l’ecosistema e, al termine di una lunga catena di eventi, per gli esseri umani, che traggono dal mare parte del loro sostentamento.” Il Presidente dell’Assemblea Generale, Peter Thomson, ha dichiarato che l’ inquinamento marino è un problema che tutti noi abbiamo contribuito a creare, e, questo Forum sarà il necessario “ call for action” per trovare urgenti e concrete soluzioni.
Infatti, una delle preoccupazioni maggiori presentate dall’alleanza dei piccoli Stati insulari è proprio l’impatto del cambiamento climatico sulla pesca. Le grandi riserve di tonno si stanno esaurendo drammaticamente e velocemente L’ Ambasciatore della Micronesia ne suo recente intervento ha affermato infatti che “Il tonno rappresenta per il Pacifico ciò che il petrolio è per il Medio Oriente”. Il primo problema è indubbiamente il fattore climatico che genera gli spostamenti del tonno. Il secondo, è rappresentato dal problema della pesca illegale dai sussidi delle MDC. Pesanti le accuse da parte dell’Ambasciatore delle Seychelles contro il Giappone e l’Unione Europea per le loro attività di pesca. Durante lo svolgimento della conferenza si vedrà dunque se gli Stati insulari riusciranno a usare questo forum per portare all’attenzione mondiale l’impoverimento dell’oceano.
L’uscita degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi è il preludio per la Conferenza dell’Oceano che avverrà la prossima settimana. Alla Conferenza dell’ONU a Parigi, Rappresentati dei Governi di tutto il mondo avevano già affermato che ,insieme alle foreste , gli oceani sono risorse vitali per l’umanità. Gli Oceani svolgono un ruolo fondamentale nel cambiamento climatico, poiché, gli oceani assorbono 1/3 del CO2 emesso e, producono 1/2 dell’ossigeno che respiriamo. Dunque la decisione del Presidente Trump, nonostante radicale, aleggiava già come possibilità. Tuttavia, al Briefing con l’Alleanza dei piccoli Stati insulari gli Ambasciatori erano piuttosto ottimisti riguardo alle possibili soluzioni che si possono trovare con o senza gli Stati Uniti. L’ambasciatore delle Seychelles ,infatti , ha sottolineato che “La leadership cresce in forza e impegno.” La Conferenza si apre dunque con la speranza che effettivamente non si può più tornare indietro sui progressi già portati avanti. Ma sarà questo il caso o sarà il regresso degli Stati Uniti, e altri Stati non adempienti agli accordi sugli obiettivi di sviluppo sostenibili, il focus di discussione?