Condannando l’antisemitismo che ha condotto alla Shoah, ieri, venerdì 27 gennaio, la comunità internazionale ha ricordato milioni di persone che hanno sofferto durante il genocidio e onorato i sopravvissuti che continuano a educare le generazioni future sui mali che l’odio e la discriminazione possono provocare. Come ogni anno, anche la città di New York ha celebrato la Giornata della Memoria con una serie di eventi che mirano a trasmettere ai più giovani una comprensione maggiore della sua importanza storica, unita alla speranza che tragedie simili non si ripetano mai più.
Come di consueto, il Consolato Generale d’Italia ha dedicato la giornata di ieri alla lettura dei nomi degli ebrei deportati dai territori italiani durante la persecuzione nazi-fascista, vedendo coinvolti non solo diplomatici, ma anche rappresentanti delle istituzioni e della società civile. “Questo è un incontro molto significativo, poiché testimonia la nostra unione contro l’odio e l’indifferenza”, ha esordito il Console Generale Francesco Genuardi, ringraziando pubblicamente le altre istituzioni italo-americane presenti a New York per aver ospitato eventi analoghi in vista di questa ricorrenza: l’Istituto Italiano di Cultura, iI John Calandra Institute (CUNY), la Italian Academy (Columbia University), Casa Italiana Zerilli-Marimò (NYU), il Centro Primo Levi, la Scuola d’Italia di New York e anche il Sotto-Segretario Generale per la Comunicazione e la Pubblica Informazione delle Nazioni Unite Cristina Gallach che durante le manifestazioni che si tenevano al Palazzo di Vetro, ha trovato il tempo di venire anche in Consolato per leggere lei stessa i nomi dei deportati ebrei italiani.
“Credo che quest’atto cerimoniale sia un modo di esprimere la nostra gratitudine e il nostro rispetto nei confronti della comunità ebraica italiana e di quella newyorchese — ha dichiarato Genuardi (nella foto in alto primo a sinistra ) — La lettura dei nomi non è un rito formale e la scelta di farla qui, proprio sul marciapiede sotto la nostra sede di Park Avenue, è un modo per esprimere il nostro riconoscimento verso questa città, che apre continuamente le sue porte ai rifugiati, agli ebrei e ai nostri connazionali”. Il Console Generale ha poi lasciato la parola ai presenti, riportando la citazione di Primo Levi “Tutti coloro che dimenticano il passato, sono condannati a riviverlo”. Ahadeff Allegra, Alhadeff Amelia, Alhadeff Aronne…e poi ancora Jona Enrica, Jona Elda, Jona Leone. Alla lettura dei nomi si sono alternati brani tratti dal libro Vite di carta di Anna Pizzuti: una raccolta di storie di uomini, donne e bambini etichettati dai regimi nazista e fascista come “ebrei stranieri” o “ebrei apolidi”.
Nelle stesse ore, anche l’ONU ha celebrato questa triste ricorrenza. Definendo l’Olocausto “un crimine senza precedenti contro l’umanità,” il Segretario Generale António Guterres ha commentato: “La storia va avanti, ma l’antisemitismo continua a tornare”. Guterres ha infatti osservato che, dopo l’Olocausto, il mondo sembrava ansioso di trovare un percorso più cooperativo, che ha portato alla creazione delle Nazioni Unite con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e la Convenzione sul Genocidio. Rivolgendosi ai rappresentanti dei 193 Stati membri riuniti nella Sala dell’Assemblea Generale per celebrare la commemorazione annuale in memoria delle vittime dell’Olocausto, Guterres ha dichiarato che oggi l’antisemitismo è tornato, al fianco di razzismo, xenofobia, odio anti-musulmano e di altre forme di intolleranza, innescato da populismo e guadagnando terreno nel discorso pubblico. Inoltre, ha espresso la sua estrema preoccupazione per la discriminazione nei confronti degli immigrati, dei rifugiati e delle minoranze in tutto il mondo.
Il Segretario Generale ha poi richiamato l’attenzione su State of Deception: The Power of Nazi Propaganda, una delle mostre itineranti del United States Holocaust Memorial Museum, ospitata dalla sede delle Nazioni Unite fino al prossimo 5 marzo. L’iniziativa pone l’accento sulla propaganda come parte integrante della strategia della Germania nazista, servitasi di film, libri, opuscoli, programmi radio, giornali e manifesti per manipolare l’opinione pubblica, favorire l’ascesa di Hitler al potere e sterminare il popolo ebraico.
A tale proposito, Guterres ha commentato che la propaganda ha contribuito a erodere i legami dell’umanità e che la parola “ebreo” è stata spesso utilizzata in associazione ai mali della società. “L’indifferenza ha infine prevalso, così come la disumanizzazione, favorendo un rapido dilagare delle barbarie”: con queste ultime parole il Segretario Generale si è rivolto a tutti i presenti alla cerimonia, incentrata quest’anno sull’educazione per un futuro migliore. Guterres ha invitato la comunità internazionale a essere vigile, investire in istruzione e gioventù e rafforzare la coesione sociale “in modo che le persone percepiscano la diversità come un plus, non come una minaccia”.
Oltre a ricordare i sopravvissuti e le vittime dell’Olocausto, il 27 gennaio è stato scelto dall’Assemblea Generale come data per condannare qualsiasi negazione dell’Olocausto. L’evento è iniziato con il riconoscimento dei sopravvissuti all’Olocausto e veterani dell’Armata Rossa presenti in sala, seguito da un minuto di silenzio per i milioni di persone uccise in Europa negli anni precedenti al 1945.
La cerimonia ha inoltre reso omaggio al Messaggero di Pace ONU e premio Nobel Elie Wiesel, scomparso il 2 luglio scorso. Il Presidente dell’Assemblea Generale, Peter Thomson, ha iniziato il suo intervento citando proprio il famoso scrittore. Augurandosi che l’umanità non ripeta tali atrocità in futuro, Thomson ha richiamato l’attenzione sul dialogo interreligioso, sul rispetto dei diritti umani, e sull’abbraccio dei valori democratici e umanisti al centro degli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) come responsabilità di ognuno di noi, in riferimento ai 17 obiettivi volti a porre fine alla povertà, a proteggere il pianeta e a garantire prosperità.