Mentre negli USA e nel mondo si parla solo di Trump e in Italia del nuovo governo Gentiloni (o Renziloni?), al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite si è avuto un primo assaggio della leadership del portoghese Antonio Guterres. Lunedì il nuovo Segretario Generale del’ONU, ha partecipato alla cerimonia del giuramento presieduta dal Presidente dell’Assemblea Generale Peter Thomson, a pochi giorni dall’effettivo insediamento alla guida dell’ONU che avverrà a partire dal 1 gennaio.
In una cerimonia che ha salutato anche il discorso di addio del segretario uscente Ban Ki-moon, il 67enne ex primo ministro del Portogallo (1995 to 2002) ed ex leader della UNHCR (2005-2015), l’agenzia dei rifugiati dell’ONU, in un discorso tenuto davanti agli ambasciatori di 193 paesi e poi con parole pronunciate allo stake out con noi giornalisti, ha indicato quali saranno le priorità durante il suo mandato. E, con una certa sorpresa, ecco che oltre a parlare di pace, ambiente, aiuti alle popolazione più povere, Guterres ha sottolineato la priorità della “gender equality”, l’uguaglianza di genere e quindi la difesa nel mondo dei diritti delle donne, come tra i suoi obiettivi principali. Quindi, qui sempre davanti ai giornalisti, Guterres ha anche parlato della “verità”, un valore cardine con cui intende ricostruire la fiducia perduta dai popoli del mondo per le Nazioni Unite.
“Per riportare la fiducia fra i popoli e paesi, la prima cosa da fare è restaurare la verità”. La verità un valore delle relazioni internazionali? “Grande impresa” gli avrebbe detto a Guterres il generale De Gaulle. Vedremo come Guterres se la caverà in questo campo minato dove, dentro al Palazzo di Vetro, ogni paese presenta sempre la “sua e più comoda verità”.
Nel suo discorso all’Assemblea generale, il nuovo SG ha spinto sui valori originari dell’ONU: “Alla fine tutto può essere riportato ai valori, come abbiamo ripetuto più volte oggi. Noi vogliamo che il mondo che i nostri figli ereditano sia definito da valori racchiusi nella Carta delle Nazioni Unite: pace, giustizia, rispetto, diritti umani, tolleranza e solidarietà”. Per poi subito dopo aggiungere: “I pericoli per questi valori sono sempre più spesso basati sulla paura. Il nostro dovere verso i popoli che serviamo è quello di lavorare insieme per sostituire la paura che c’è tra di noi per sostituirla con la fiducia. Fiducia nei valori che ci uniscono e fiducia nelle istituzioni che ci servono e ci proteggono”.
Nel suo discorso, Guterres non ha affrontato solo il pericolo della “moltiplicazione delle nuove guerre e il risveglio delle vecchie… dei conflitti che sono diventati più complessi e interconnessi che mai prima d’ora”. Le guerre e il terrorismo, in sostanza, non sono unici a minacciare la pace e la vita sulla terra: “Megatrends – inclusi il cambiamento climatico, la crescita della popolazione mondiale, la rapida urbanizzazione, l’insicurezza alimentare e la scarsità di acqua – hanno aumentato la competizione per le risorse e peggiorato le tensioni e l’instabilità”. E qui Guterres trova la spiegazione ai sommovimenti politici che stanno avvenendo in molti paesi, compresi gli Stati Uniti e l’Italia: “Tutto questo ha approfondito le distanze tra i popoli e l’establishment che li governa. In alcuni paesi abbiamo visto crescere l’instabilità, sommovimenti sociali, persino violenze e conflitti… Ovunque gli elettori ora tendono a rigettare lo status quo, e qualunque proposta del governo viene portata a referendum. In molti hanno perso la fiducia non solo nei loro governi ma anche nelle istituzioni globali, incluse le Nazioni Unite”.
Quindi “la paura guida le decisioni di molte persone nel mondo. Dobbiamo cercare di capire queste ansie e rispondere ai loro bisogni, ma senza perdere di vista i nostri valori universali”.
Guterres mette l’accento sul fatto che bisogna ricostruire “le relazioni tra i popoli e i loro leader, nazionali e internazionali. E’ il momento per i leader di ascoltare e mostrare che si preoccupano dei loro popoli e della stabilità e solidarietà da cui tutti dipendiamo… E quindi è venuto il momento anche per le Nazioni Unite di fare lo stesso: di riconoscere le sue colpe e di riformarsi in un modo che funzioni. Questa organizzazione è il fulcro del multilateralismo ed ha contribuito a decenni di relativa pace. Ma le sfide ora stanno sorpassando la nostra abilità di rispondere. Le Nazioni Unite devono essere pronte al cambiamento”.
Per Guterres, l’ errore più grave della comunità internazionale in questo momento è quello “di non essere capaci a prevenire le crisi”. E quindi, se le Nazioni Unite “sono nate dalla guerra. Oggi dobbiamo essere qui per la pace”.
Concludiamo sottolineando come nel passaggio sui diritti umani e quindi sulla uguaglianza di genere, il discorso di Guterres sia stato pronunciato in francese: “Il s’agit aussi de rétablir les droits humains comme une valeur fondamentale qui doit être défendue en tant que telle, et non à des fins politiques autres. Tous, y compris les minorités de tout genre, doivent pouvoir jouir de l’ensemble des droits humains – civils, politiques, économiques, sociaux et culturels – sans aucune discrimination. Protéger et autonomiser les femmes et les filles est primordial. L’égalité des genres est essentielle au développement, et le rôle clé qu’elle joue dans la consolidation et le maintien de la paix devient de plus en plus indéniable”.
Questo passaggio del discorso deve aver non poco indispettito certi governi di paesi che contribuiscono enormemente al budget delle Nazioni Unite ma dove le donne non hanno il diritto nemmeno di poter guidare un’automobile… Nella quotidiana stesura della sintesi dell’intervento di Guterres da parte del servizio di informazione dell’ONU, questo passaggio è stato omesso e la parità di genere è stata sì ricordata ma solo quando Guterres, parlando ai giornalisti, lo aveva messa come obiettivo principale dei suoi primi cento giorni riguardo alle carriere all’interno del segretariato delle Nazioni Unite (si prevede che Guterres nominerà un vice segretario generale donna). A noi invece, sulla questione, la frase più significativa era sembrata quella detta in Assemblea Generale, pronunciata in francese, come per urtare meno chi potesse capire? “Proteggere e rendere indipendenti le donne e le bambine è primordiale. L’uguaglianza di genere è essenziale allo sviluppo, il ruolo che le donne giocano nel consolidamento e il mantenimento della pace diventa sempre più innegabile”.
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