Dopo le misteriose assenze di lunedì, martedì 20 settembre il Presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi ha varcato le soglie del Palazzo di Vetro per partecipare alla serie di eventi che hanno preso luogo alla settantunesima edizione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Dopo la cerimonia mattutina, durante la quale i riflettori sono stati puntati sui discorsi di addio di Ban Ki-moon e del presidente americano Barack Obama, Renzi ha tenuto un “punto stampa” nel Giardino delle Rose, situato fuori dal Palazzo di Vetro, accanto all’Est River.
Tanti i riferimenti all’appena concluso discorso di Obama, elogiato da Renzi che lo ha definito “un grande documento, da stampare e rileggere con più calma”. Osannato senza riserve anche il presidente americano: “Chi pensa a che cosa sono stati questi ultimi otto anni anni pensa a una straordinaria stagione per la vita politica internazionale. Obama ha vinto delle primarie straordinarie ed ha segnato e scritto pagina di storia americana. Oggi da il suo addio all’ONU con un discorso incentrato sulla lotta contro la paura e i populismi. Un discorso che, io credo, possa e debba ispirare molti leader. Obama è stato il primo presidente nero e la first lady Michelle racconta alla Convention dei Democratici delle sue figlie che, oggi, si svegliano e fanno colazione in una casa costruita dagli schiavi. Questo rappresenta un segnale molto chiaro dello straordinario passo avanti fatto dalla storia, portando un grande uomo e un grande leader a scrivere una pagina di futuro”.
Ecco il seguito della conferenza stampa, e qui subito la domanda che arriva da La VOCE di New York.
Ministro, dopo il vertice europeo di Bratislava si è lamentato che in Europa non si fa abbastanza sui migranti e rifugiati. Trova che qui all’ONU ci sia più concretezza?

“Come ho già detto, se guardiamo alla realtà dei fatti l’Europa deve prendere atto che ci sono paesi come il piccolo Libano e la piccola Giordania che ospitano molti più rifugiati e migranti di quanti ne ospiti l’Europa. La comparazione è impossibile, qui c’è necessità di un discorso più ampio che è proprio quanto ha fatto Obama questa mattina, parlando della necessità di fare investimenti e di trovare un nuovo criterio di cooperazione internazionale”.
Ci sono aggiornamenti riguardo ai due italiani rapiti in Libia?
“Su queste cose lavoro, silenzio e attenzione”.
In queste ore è tornato forte il dibattito sulla legge elettorale. Il Movimento 5 Stelle ora chiede di cancellare l’Italicum, proponendo un sistema proporzionale con preferenze. Secondo lei ci sono, a questo punto, le basi per un dialogo?
“Avverto una sproporzione tra le grandi questioni della politica internazionale, che riguardano il futuro dei cittadini e le piccole vicende quotidiane che interessano più la classe politica che i cittadini. Dunque mi sembra evidente uno squilibrio. Qui si parla di lotta alla povertà, di investimenti per la crescita, dall’altra parte ci sono le regole del gioco per capire chi andrà in Parlamento la prossima volta. Non voglio minimizzare, sono cose importanti e siamo pronti a cambiare, il M5S dice che il ballottaggio è ‘antidemocratico’ ma non credo che Chiara Appendino o Virginia Raggi siano d’accordo con loro perché altrimenti non sarebbero state elette. Indipendentemente da questo mi sembra che sia un fatto di chiarezza. Il M5S ha espresso la sua posizione, aspettiamo ora quella di Berlusconi e Salvini così che ci il quadrò sia completo. Alla fine faremo le modifiche necessarie, ma è importante precisare che il referendum costituzionale non riguarda la legge elettorale. Inoltre se l’Italia vuole fare la sua parte, come credo che possa e debba fare, le discussioni interne sono ben accette ma è poi fondamentale farsi sentire in occasione dei consessi internazionali, che riguardano questioni importanti per la vita della gente”.
Le eventuali modifiche arriveranno dopo il referendum?
“La discussione parlamentare è gestita dal Parlamento. Il governo ha dato la massima disponibilità a intervenire nelle forme e nei tempi decisi dal Parlamento. Aspettiamo le opinioni del centrodestra e tutto sarà più chiaro”.
Tornando a Obama, bisogna aiutare i paesi poveri nei loro paesi per contrastare le migrazioni. Questa è anche la sua linea: si sente appoggiato da Obama?
“Obama oggi ha fatto un discorso che, per chi crede alla politica, è un documento da stampare e poi rileggere con calma. Un intervento molto bello sul tema della lotta contro le paure e i populismi. Queste sono le linee sulle quali il nostro governo deve lavorare, sulle quali la sinistra del mondo dovrebbe lavorare intervenendo nel merito di come combattere le piaghe del nostro tempo e come sfruttare le nuove possibilità. Domani, per esempio, ne parleremo a Milano presentando il progetto Industria 4.0. Io sono a favore della valorizzazione di tutto ciò che il futuro ci mette davanti.
Non credo che si possa parlare di un sostegno ma di una convergenza profonda. Sono contento del fatto che l’Italia stia da questa parte, dalla parte delle democrazie e contro gli oscurantismi, con il coraggio e contro la paura, con chi crede nel dialogo ma non rinuncia alla propria identità. C’è chi insegue come modelli le dittature più o meno geograficamente localizzate e c’è chi investe nel rapporto con paesi che si chiudono a riccio. L’Italia è un ponte con tutti, e considera gli USA il migliore alleato. Credo che la presidenza di Obama abbia rafforzato questo legame e ci auguriamo che gli Stati Uniti proseguano su questa linea”.
Per quanto riguarda il tema Brexit, è possibile che il Regno Unito arrivi ad un accordo che preveda l’accesso al mercato unico ma anche, allo stesso tempo, controlli all’immigrazione?
“Credo di no perché questo è contro le regole europee. Credo che l’Europa debba ritrovare il gusto della sfida che Obama ha rilanciato, non tornare ancora a discutere sulla burocrazia dell’articolo 50. Il mondo si sta dividendo tra chi prova a costruire un futuro diverso e chi invece vive nella paura e nella preoccupazione. Tra chi vive di progetti e chi vive di complotti. Tra chi dice sì e chi dice no al futuro”.
In seguito Matteo Renzi si è congedato dai giornalisti italiani ma, mentre si stava allontanando, è stato fermato da un’emittente britannica che ne ha approfittato per chiedergli la sua opinione riguardo alle conseguenze dell’uscita della Gran Bretagna dall’Europa. Renzi ha commentato: ”Il Regno Unito è un grande paese molto vicino a noi. Brexit è Brexit, non tocca l’Italia e al momento la mia sfida è creare un’Europa capace di dare nuova energia e nuova dinamicità al futuro. La Brexit deve rappresentare un nuovo inizio e, per quanto riguarda gli affari interni del Regno Unito, rispetto Theresa May, il governo inglese e la decisione presa dai suoi cittadini”.
Dopo il punto stampa, Renzi è andato al Council on Foreign Relations per dibattere di economia ed Europa (La partecipazione al CFR però è stata una scelta particolare, dato che gli ha impedito di essere presente al tradizionale pranzo al Palazzo di Vetro con Ban Ki-moon e Barack Obama, loro ultima apparizione insieme all’ONU e dove hanno partecipato gli altri leader mondiali che intervengono all’Assemblea Generale).
Nel pomeriggio il nostro Primo Ministro ha tenuto due incontri bilaterali a porte chiuse: prima con il suo omologo iracheno Haydar al-‘Abadi e poi con il presidente iraniano Hassan Rouhani. Renzi è quindi tornato al Palazzo di Vetro per tenere un discorso in occasione del Leaders’ Summit on Refugees, organizzato da Barack Obama in collaborazione con i leader di Canada, Etiopia, Germania, Giordania, Messico e Svezia e al quale hanno preso parte 52 rappresentanti tra capi di Stato, ministri e NGOs. L’evento ha portato i paesi partecipanti ad impegnarsi formalmente, tra le altre cose, ad aumentare i finanziamenti complessivi versati alle Nazioni Unite e alle organizzazioni umanitarie di circa 4.5 miliardi di dollari rispetto ai livelli del 2015; a raddoppiare il numero di rifugiati stabilizzati o dare loro accesso alle necessarie pratiche amministrative per ottenere la cittadinanza e ad assicurare e migliorare l’accesso all’educazione per un milione di bambini a livello globale. Infine, ormai a sera inoltrata, Renzi ha tenuto il discorso per l’Italia all’Assemblea Generale. Sul podio quindi lo stesso giorno in cui ha parlato Barack Obama, ma in un orario quando il Palazzo di Vetro si era ormai quasi svuotato.