Venerdì 19 agosto al Palazzo di Vetro di New York si celebra il World Humanitarian Day (WHD). L’evento si ripete con cadenza annuale da ormai 7 anni e vuole ricordare e riconoscere il ruolo fondamentale svolto da tutti gli operatori umanitari che ogni giorno lavorano in prima linea nelle zone di guerra e conflitto, affrontando terribili pericoli per aiutare coloro che ne hanno più bisogno. Oggi, le Nazioni Unite e i suoi partner sfruttano questa ricorrenza per rafforzare l’appello volto alla comunità internazionale al fine di sviluppare una maggiore solidarietà globale verso i 130 milioni di persone in tutto il mondo la cui sopravvivenza dipende proprio dagli aiuti umanitari.
Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha così commentato la settima edizione del World Humanitarian Day: “Ogni giorno 130 milioni di persone dipendono dagli aiuti umanitari. Questi numeri fanno paura, ma dobbiamo ricordare che dietro alle statistiche ci sono persone, famiglie e comunità le cui vite sono state distrutte. Persone non diverse da me o da voi: bambini, uomini e donne che devono affrontare decisioni difficili. Ci sono genitori che sono tenuti a scegliere tra l’acquisto di cibo o medicine per i propri figli, bambini che devono scegliere se andare a scuola o lavorare per aiutare i genitori, famiglie che non sanno se aspettare nelle loro case, temendo ogni giorno la venuta del nemico, o rischiare la vita fuggendo per mare. La soluzione a questa crisi — ha proseguito Ban Ki-moon — non sarà semplice né veloce”.
Il Segretario ha poi invitato la comunità internazionale a sottoscrivere la campagna “World You’d Rather” che, oltre sensibilizzare la popolazione riguardo a temi tanto delicati, ha anche un importante obiettivo concreto: raccogliere finanziamenti per il Fondo centrale d’intervento per le emergenze delle Nazioni Unite (CERF) e trovare nuovi Messaggeri umanitari in ogni parte del mondo. “Abbiamo bisogno che tutti pretendano che la società in cui vivono e i rispettivi governi pongano sempre l’umanità e la solidarietà al primo posto” ha affermato ancora Ban Ki-moon. Egli ha poi ricordato come gli obiettivi del World Humitarian Day si inseriscano perfettamente nel quadro precedentemente delineato durante il World Humanitarian Summit, tenutosi a Istanbul il 23 e 24 maggio scorso. Durante l’evento, a cui avevano partecipato più di 9000 persone, i leader mondiali hanno espresso chiaramente la necessità di migliorare le condizioni di coloro che si trovano in zone afflitte da guerre e conflitti così come specificato anche dalla Lista di Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, il cui slogan è proprio “leave no one behind” (non lasciare nessuno indietro). I 17 Obiettivi mirano infatti a migliorare la difficile situazione riguardante i diritti umani, la povertà e le diseguaglianze entro i prossimi 15 anni. “È necessario che ognuno faccia la sua parte, tutti possiamo fare la differenza” ha concluso il Segretario.
Durante l’intera giornata del 19 agosto alla sede delle Nazioni Unite si sono tenute varie cerimonie e conferenze per onorare gli operatori umanitari. La data, scelta dal Consiglio di Sicurezza, coincide simbolicamente con l’anniversario dei bombardamenti che nel 2003 distrussero la sede ONU di Baghdad. Durante la mattinata di venerdì Il vicesegretario Jan Eliasson ha commemorato le 22 vittime dell’attacco deponendo una corona di fiori sulla placca a loro dedicata e affermando poi: “Siamo qui oggi per ricordare coloro che hanno sacrificato le proprie vite lavorando per i principi e gli obiettivi delle Nazioni Unite. Durante il World Humanitarian Day, il pensiero va ai colleghi che 13 anni fa hanno perso la vita. Oggi, dobbiamo lavorare in modo migliore per far fronte alle nostre responsabilità in tutte le sfide che si presentano a livello mondiale, specialmente in scenari in cui gli operatori umanitari continuano a soffrire”.
Quest’anno infatti il WHD capita in un momento particolarmente difficile, spesso addirittura definito come “la più grande crisi umanitaria” a partire dalla Seconda Guerra Mondiale. La situazione peggiora di giorno in giorno in Siria, Libia, Sudan, Nigeria, Turchia, Yemen… la lista sarebbe troppo lunga anche solo per essere riportata. Le stime di morti e feriti vengono aggiornate quotidianamente, migliaia di bambini non hanno accesso all’istruzione e, se riescono a sopravvivere, vengono arruolati nelle milizie clandestine dove imparano ad imbracciare un fucile spesso più grande di loro. Intere famiglie fuggono dalle proprie case salpando verso un futuro migliore con la speranza che questo possa far loro dimenticare gli orrori del presente. I beni di prima necessità sono ormai impossibili da trovare in città lacerate dalle bombe. Nella situazione di caos in cui ci troviamo oggi è fondamentale che l’appello del World Humanitarian Day vada oltre la retorica e si concretizzi con aiuti sul campo, rifornimenti di cibo, acqua, medicinali, vestiti, ricostruzione di infrastrutture. Non possiamo lasciare che gli impegni presi rimangano soltanto inchiostro su carta stampata.