Nella notte tra l’11 e il 12 luglio l’Iran ha portato a termine un nuovo test di missili balistici presso Saman, località situata un’ora ad ovest di Isfahan. Questo è il quarto test nucleare che il paese ha messo in atto a partire dalla firma del Trattato sul Nucleare (JCPOA) firmato da Iran, Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Regno Unito e Germania poco più di un anno fa, il 14 luglio 2015. L’accordo non proibisce formalmente all’Iran di testare missili balistici non-nucleari, ma il paese è comunque tenuto ad astenersi dalla pratica a causa della Risoluzione ONU 2231 approvata all’unanimità dal Consiglio di Sicurezza il 20 luglio 2015. Il documento sostiene quanto deciso nell’Accordo e stabilisce che le Nazioni Unite avrebbero eliminato gran parte delle sanzioni contro l’Iran nel momento in cui l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) sarà in grado di affermare che il paese rispetta effettivamente le misure descritte nell’Accordo e si sta impegnando per ridurre velocemente le sue riserve di uranio arricchito. Se le sanzioni sono state rimosse nel gennaio 2016, rimane comunque in vigore ancora per quattro anni l’embargo sulle armi convenzionali e per sette la sanzione che impedisce a Teheran di rifornirsi di componenti e tecnologia per missili balistici (questi ed altri tipi ti armamenti potranno essere concessi al paese previa approvazione, caso per caso, del Consiglio di Sicurezza). Per quanto riguarda i test, il documento afferma chiaramente che l’Iran “non è autorizzato a compiere alcuna attività relazionata con missili balistici che possa portare allo sviluppo di armi nucleari”.
Il governo iraniano non sembra però prendere troppo sul serio le parole dell’ONU poichè, nel suo ultimo tentativo, ha testato il lancio di missili BM-25 Musudan, una tecnologia nordcoreana con un raggio di più di 4000km che metterebbero seriamente a rischio, in caso di un reale attacco, le basi americane in Medio Oriente e Israele. Sebbene non si sappia ancora quanto la Corea del Nord sia coinvolta nei test iraniani, la provenienza delle armi prova senza dubbio che i rapporti tra il governo di Teheran e il dittatore Kim Jong-un sono sempre più stretti e l’esercito americano ha annunciato che intende sviluppare un sistema avanzato di protezione contro i missili (THAAD) in Corea del Sud.
Joseph Votel, generale del Commando Centrale degli Stati Uniti, ha commentato i recenti test iraniani dichiarando per FOX News: “Il comportamento iraniano non è affatto cambiato in seguito all’Accordo sul Nucleare. Continuano a portare avanti attività illegali e a complicare la situazione in aree in cui la stabilità è ora fondamentale. Sono preoccupato per il comportamento del paese”.
Anche il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha espresso preoccupazione riguardo alla situazione affermando nel primo report relativo all’implementazione del JCPOA che “le attività iraniane non rispettano lo spirito costruttivo dell’Accordo”. Egli ha però lasciato al Consiglio di Sicurezza il compito di giudicare se il lancio dei missili balistici costituisca effettivamente una violazione di quanto detto nella Risoluzione 2231. Il verdetto è stato controverso: tra i “Grandi Cinque” del Consiglio, infatti, compaiono anche Russia e Cina che in passato si sono mostrati riluttanti nel condannare l’Iran. La Russia ha, inoltre, fornito al paese componenti per la tecnologia di difesa aerea, scatenando proteste da parte di Washington.
Jeffrey Feltman, Sottogretario Generale per gli Affari Politici dell’ONU, ha affermato davanti al Consiglio di Sicurezza che, se pienamente rispettato, l’Accordo sul nucleare è in grado di “rafforzare il principio di non-proliferazione a livello globale e rassicurare la comunità internazionale riguardo alla natura pacifica del programma nucleare iraniano. L’eliminazione delle sanzioni a seguito del rispetto del patto — ha continuato Feltman — realizza le speranze e le aspirazioni nutrite dal popolo iraniano riguardo ad un suo reinserimento nella comunità economica internazionale”.
Tante anche le reazioni a livello nazionale. Israele, in particolare, si è dimostrato molto preoccupato riguardo agli ultimi test nucleari approvati dal governo di Teheran. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu si era dichiarato contrario fin da subito al Trattato sul Nucleare affermando che “questo non porterà alcuna pace ma, al contrario, fomenterà la guerra e aiuterà a migliorare l’arsenale di Teheran”. Ora, in seguito al quarto test di missili balistici, l’Ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite Danny Danon ha utilizzato parole dure e pungenti per descrivere la situazione durante lo stakeout che ha seguito la riunione del Consiglio di Sicurezza: “L’Iran porta instabilità nella nostra regione e supporta il terrorismo. Gli ultimi missili sono una prova del fatto che il paese continua ad agire senza rispetto per il Consiglio di Sicurezza. La comunità internazionale non può continuare a nascondere la testa nella sabbia e combattere la minaccia iraniana soltanto con le parole. In questo modo l’Iran non sfida soltanto il Consiglio — prosegue Danon — ma rappresenta una minaccia reale per Israele, il Medio Oriente e tutto il mondo”.
François Delattre, Ambasciatore della Francia alle Nazioni Unite, ha commentato gli ultimi eventi ricordando come sia importante per la stabilità della regione che l’Iran si astenga da ogni azione potenzialmente dannosa o pericolosa ed ha fatto appello perché la comunità internazionale raddoppi gli sforzi per assicurare che la Risoluzione 2231 sia correttamente e pienamente rispettata.
Si è posto invece su una linea differente l’ambasciatore russo, Vitaly I. Churkin, dichiarando che riguardo agli ultimi test balistici sono state tratte conclusioni “affrettate e senza le necessarie verifiche” ed ha sottolineato come sia inaccettabile il fatto che il report del Segretario Generale includa informazioni diffuse dai media senza che fossero prima sottoposte ad alcun controllo. “Il report è di parte ed include informazioni errate e non pertinenti al ruolo del Segretario Generale” ha affermato Churkin.
La situazione nella comunità internazionale è quindi tesa e l’Iran non dà segno di voler realmente ridurre il suo arsenale. Al contrario, intensifica i rapporti con la Corea del Nord. Il prossimo lancio sarà un altro test o un attacco vero e proprio?