Il ministro degli Interni Angelino Alfano ha avuto un breve incontro con la stampa italiana a New York martedì presso la sede del Consolato italiano di Park Avenue.
Di passaggio nella Grande Mela proveniente da Washington, dove ha avuto incontri con il ministro della Giustizia americano Loretta Lynch e con il Segretario dell’Homeland Security Jeh Johnson, il ministro Alfano è giunto in consolato nel tardo pomeriggio dopo una visita mattutina al Museo dell’Immigrazione di Ellis Island che, dopo la visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella di qualche mese fa, sembra essere diventato una tappa obbligata per tutti i politici italiani in trasferta negli Stati Uniti.
Proprio a proposito dell’escursione ad Ellis Island, il ministro ha dichiarato che “non esiste futuro senza memoria del passato”. “Gli italiani – ha continuato Alfano – sono oggi un popolo accogliente ma sono stati in un passato neanche troppo remoto, un popolo accolto”. “La ruota della storia gira – ha aggiunto il ministro – e ora è l’Europa ad avere la responsabilità dell’accoglienza e, allo stesso tempo, della severità di far rispettare alcune regole. Noi oggi stiamo subendo un flusso di profughi e di migranti irregolari come non si vedeva dai tempi della Seconda Guerra Mondiale proprio nel momento in cui si sta verificando uno dei periodi più turbolenti in termini di minacce alla nostra sicurezza nazionale”.
Questo momento di crisi secondo il ministro va gestito “con lucidità e togliendo di mezzo l’oceano che ci separa” vale a dire: “Considerando Europa e America come un unico Occidente perché a problemi e minacce globali non si possono dare risposte locali”.
Proprio di risposte coordinate tra le due sponde dell’Atlantico ai tanti problemi di sicurezza nazionale si è parlato a Washington nell’incontro tra Alfano e le sue controparti americane. Il ministro infatti ha accennato alla creazione di una piattaforma comune per lo scambio di dati biometrici e, più in generale, di informazioni che possano aiutare le autorità europee ed americane nella lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata. Proprio su questo ultimo punto inoltre, Alfano ha ricordato la stretta partnership tra Italia e Stati Uniti e la visita dell’attuale ministro della Giustizia Loretta Lynch a Palermo alla guida della delegazione americana in Italia per ricordare l’anniversario della strage di Capaci.
Tornando al suo discorso sulla visita ad Ellis Island il ministro Alfano ha voluto anche mettere in evidenza che, nel corso della loro storia, gli Stati Uniti hanno rappresentato un “faro di libertà e di democrazia” per milioni di immigrati ma che il vecchio centro di smistamento di Ellis Island è anche il simbolo della necessità di preservare il controllo dei propri confini e dei flussi migratori. Una necessità avvertita da sempre anche da un paese tradizionalmente ospitale come l’America: “Cuore e ragione”.
Proprio a proposito di immigrazione, La Voce di New York ha chiesto al ministro Alfano un commento sulle remore espresse dall’ONU sull’accordo raggiunto di recente tra l’Unione Europea e la Turchia e che prevede il rimpatrio forzato di molti immigrati che tentano di raggiungere l’Europa proprio attraverso la penisola anatolica.
“Io penso che l’accordo tra UE e Turchia sia molto importante – ha risposto Alfano – e spero che funzioni”. “Vorrei ricordare che questo accordo – ha continuato il ministro – non riguarda solo il problema dell’immigrazione. Il presidio della rotta balcanica ha a che fare anche col tema più specifico della sicurezza. Quella balcanica è la rotta dei vecchi contrabbandieri e dei nuovi foreign fighters“.
Più nello specifico, a proposito dei commenti negativi giunti dal Palazzo di Vetro e relativi alla legalità dell’accordo, Alfano ha aggiunto che “le istituzioni giuridiche europee hanno dato una serie di risposte alle domande che sono state formulate e, se ce ne fossero ancora da fornire, sono convinto che lo faremo presto”.
Nel ribadire la sua profonda convinzione sulla validità del trattato tra UE e Turchia inoltre, il ministro ha aggiunto che esso potrebbe diventare addirittura un modello da utilizzare in futuro: “Per noi questo accordo vale come precedente” ha dichiarato, nel senso che “oggi l’Europa ha speso risorse in Turchia per investire nella sicurezza e nella gestione dei flussi migratori. Un giorno si potrebbe decidere di fare lo stesso con altri paesi in via di stabilizzazione”.
Per verificare le dichiarazioni del ministro, durante il briefing giornaliero con i giornalisti al Palazzo di Vetro, La Voce di New York ha chiesto a Stéphane Dujarric (dal min. 16:43), portavoce del Segretario Generale dell’ONU, se queste risposte giuridiche fornite dall’Unione Europea ai responsabili delle Nazioni Unite siano state veramente soddisfacenti. Dujarric è rimasto sul vago, ha detto che è ancora “troppo presto” per giudicare e al momento i responsabili dell’ONU stanno seguendo la situazione per accertarsi che i diritti dei rifugiati e migranti vengano rispettati, terminando dicendo: “Se la situazione dovesse cambiare, ve lo comunicheremo”. Qualche giorno fa, proprio l’inviato speciale del Segretario Generale Ban Ki-moon per i migranti, Peter Sutherland, aveva espresso una posizione molto forte contro l’accordo UE-Turchia, chiamando illegale.

Una risposta opposta invece è giunta da Vesna Pusic, ex ministro degli Esteri e degli Affari Europei delle Croazia, nonché una delle candidate alla carica di Segretario Generale dell’ONU e che in questi giorni si trova al Palazzo di Vetro per sostenere la sua candidatura. Alla domanda de La Voce posta durante uno stake out con i giornalisti (dal min. 8:14), la Pusic ha risposto che per lei la legalità giuridica dell’accordo sembra essere fondata. Un’opinione importante considerando che Vesna Pusic è originaria della Croazia, un paese che occupa un ruolo centrale proprio in quella rotta balcanica che interessa i recenti esodi migratori.
Questo sembra rappresentare un passo avanti rispetto alle critiche espresse dalle Nazioni Unite alla vigilia dell’accordo stesso. Critiche che ne mettevano in dubbio la legalità in relazione al diritto di asilo politico.
A proposito delle barriere che l’Austria intende erigere al Brennero per fermare il flusso di migranti provenienti dall’Italia invece, il ministro ha espresso forti perplessità affermando che di recente il numero di migranti che hanno passato il confine del Brennero in direzione dell’Italia è stato superiore a quello in direzione contraria. Secondo Alfano ciò rende ancora più “inspiegabile” un’iniziativa che appare in netta violazione degli accordi di Schengen e quindi illegittima non solo dal punto di vista giuridico ma anche da quello pratico dal momento che potrebbe potenzialmente arrecare molti danni al commercio e al libero spostamento di merci e di persone tra i due paesi.
Per concludere, il ministro dell’Interno ha voluto anche accennare alla situazione in Libia in relazione alla presenza nel paese nordafricano di miliziani dell’ISIS che desta preoccupazioni per possibili infiltrazioni di questi elementi tra i migranti che, con l’arrivo dell’estate, riprenderanno il loro spostamenti alla volta dell’Italia.
Per Alfano l’Europa meridionale in questo momento si trova “tra due vulcani accesi: la Siria e la Libia”.
“La questione della stabilità della Libia e dell’immigrazione sono assolutamente equivalenti – ha detto Alfano – dal momento che la grande maggioranza delle partenze verso l’Italia sono proprio dalla Libia”. Se da una parte quindi il presidio della costa libica è importante, secondo il ministro la stabilizzazione territoriale dello stato libico svolge un ruolo ancora più fondamentale ed è proprio su questo che l’Italia si sta impegnando più a fondo come dimostrato dalla recente missione di questi giorni del ministro degli Affari Esteri Paolo Gentiloni.