Il sottosegretario generale per gli Affari Politici delle Nazioni Unite, il diplomatico americano Jeffrey Feltman, ha ribadito ancora una volta che l’ISIS rimane sotto costante osservazione della comunità internazionale e resta uno dei temi su cui l’ONU è stato maggiormente impegnato negli ultimi mesi.
Nella giornata di martedì al Palazzo di Vetro si è svolta una formale conferenza presieduta da numerose autorità e diplomatici nella quale Feltman ha riaffermato la volontà delle Nazioni Unite di combattere seriamente le milizie dello Stato Islamico e, allo stesso tempo, ha espresso la sua preoccupazione per la crescita esponenziale dell’ISIS, soprattutto per quanto riguarda le ingenti risorse a sua disposizione. Il califfato, infatti, ha dimostrato un forte senso di adattamento alle diverse condizioni che si sono susseguite nell’area dove sta agendo in maniera più considerevole e continua ad esercitare una forte attrattiva verso i cosiddetti foreign fighters, ovvero i numerosi combattenti stranieri che si arruolano nelle file del suo esercito.
Feltman ha invitato tutti i presenti a non abbassare la guardia affermando che “ nonostante gli sforzi globali di contrastare l’azione dell’ISIS attraverso misure militari ed economiche, oltre ad inasprire le leggi vigenti, essi rimangono una delle maggiori sfide del nostro tempo per la sicurezza e la pace internazionale”. Il meeting di ieri segue la sessione di Consiglio tenutasi lo scorso dicembre e presieduta dai ministri della Finanza Mondiale, nella quale si era chiesto di aprire un’inchiesta su questa problematica da parte di Ban Ki-moon.
Il sottosegretario generale per gli Affari Politici ha proseguito il suo discorso analizzando le ragioni grazie alle quali l’ISIS è diventata la prospera e minacciosa organizzazione conosciuta in tutto il mondo: esponendo i risultati della sua inchiesta, ha sottolineato come diversi fattori, come l’instabilità quasi endemica delle zone mediorientali e l’inefficienza delle istituzioni statali, abbiano facilitato lo sviluppo dello Stato Islamico che, inoltre, può vantare affiliazioni importanti con molte criminali a livello internazionale.
Uno dei fattori che desta la maggiore preoccupazione è il malsano fascino che l’ISIS esercita nei confronti di numerosi estremisti sparsi nel pianeta: malgrado gli abusi che i suoi miliziani infliggono alle popolazioni soggiogate, le violazioni dei più basilari diritti umani e le esecuzioni macabre di prigionieri inermi spesso diffuse via internet, questa organizzazione ha visto aumentare in numero considerevole i suoi seguaci. L’ISIS cresce anche a livello economico grazie soprattutto all’utilizzo dei pozzi petroliferi inglobati durante la sua avanzata, alla vendita clandestina dei beni archeologici derubati dai numerosi siti che spesso, in seguito, distrugge e anche attraverso donazioni e raccolte fondi ricevute sui social networks; in aggiunta, il califfato ha edificato una complessa rete di connessioni con numerose cellule terroristiche note per aver colpito diverse metropoli.
In questo scenario, Feltman asserisce che “l’ONU e le organizzazioni internazionali hanno un ruolo fondamentale in questa lotta; il terrorismo, infatti, si deve combattere sia sul piano finanziario, ostacolando i suoi affari con altre organizzazioni criminali sparse per il globo, sia coinvolgendo i settori privati, cercando di scambiare il più velocemente possibile le informazioni dell’Intelligence”. Il sottosegretario generale ha poi concluso il suo intervento riconoscendo l’ottimo lavoro svolto da Ban Ki-moon, il quale ha fornito importanti risposte per combattere efficacemente l’ISIS ricordando come sia vitale conoscere le cause implicite a livello socio-economico in special modo in Siria, e ha auspicato un miglioramento del sistema della gestione dei confini.
Le dichiarazioni di Feltman assumono ancora più importanza alla luce dell’ennesimo attentato rinvedicato dall’ISIS contro un circolo della polizia a Damasco, nel quale, secondo fonti locali, sono decedute 10 persone e ne sono rimaste ferite 20.
Pochi giorni fa, anche il nostro ministro degli Esteri Paolo Gentiloni riaffermato l’importanza di un’azione rapida e congiunta in quell’area, affermando che “bisogna essere pronti ad azioni antiterrorismo in Libia, cooperando in maniera tempestiva con i Paesi vicini per quanto riguarda la questione dei rifugiati”.