In Siria sale la tensione a causa del conflitto politico fra Russia e Turchia in seguito all’abbattimento del jet russo Su24 da parte degli F16 turchi. In un documento ufficiale della Missione turca all’ONU, inviato a Ban Ki-moon appena dopo l’incidente e pubblicato da Wikileaks, si legge che in prima mattinata erano stati avvistati due aerei nello spazio aereo turco. Attraverso un canale di emergenza ai due piloti era stato intimato di tornare in territorio siriano. In seguito all’avvertimento il primo aereo era rientrato mentre il secondo no. A quel punto il secondo aereo è stato abbattuto dai missili F16 turchi, mentre il primo si è schiantato in Siria, forse perché attaccato dai ribelli “moderati”.
La dinamica dell’incidente è tutt’altro che chiara e i pareri degli organi ufficiali sono discordanti. La Russia, infatti, ha dichiarato che il jet è stato abbattuto prima di entrare in Turchia, quando era ancora in territorio siriano. Di parere totalmente opposto sono fonti ufficiali NATO, secondo cui l’aereo è stato abbattuto all’interno dello spazio aereo turco. Il Pentagono invece ha fatto sapere via Twitter che sta ancora analizzando la situazione. L’unica cosa certa per ora è l’incidente diplomatico, tanto più preoccupante considerato il contesto siriano attuale. Dagli attacchi di Parigi, infatti, il quadro politico è cambiato velocemente, con Russia e Stati Uniti che sembrano avvicinarsi a una possibile alleanza per combattere l’Isis. L’evento di ieri invece potrebbe pregiudicare l’avvio delle trattative, andando a intaccare il rapporto tra i due paesi di una nuova e ancora potenziale Coalizione anti-Isis, Russia e Turchia, finora invece in fronti opposti in Siria (Turchia pro ribelli, Russia pro Assad).
Proprio mentre era in corso il colloquio tra Obama e Hollande a Washington, si è tenuto un consiglio di emergenza della NATO a Bruxelles sull’incidente, i cui risvolti però sono stati positivi. Il Segretario Generale della Nato Jens Stoltenberg, infatti, ha richiamato gli Stati membri alla calma, auspicando l’uso della diplomazia e della de-escalation per risolvere la situazione. Anche la risposta del Segretario Generale alle Nazioni Unite non ha tardato ad arrivare. Ban Ki-moon ha dichiarato che l’incidente “mostra ancora una volta come gli stati sottovalutino l’importanza dell’unità e della cooperazione internazionale per far fronte all’estremismo violento presente nella regione”. Per questo, anche Ban Ki-moon ha sollecitato i due stati a ridurre le tensioni.
Di contro, il presidente russo Putin si è detto molto offeso dal comportamento turco, ulteriormente aggravato dal fatto che il presidente della Turchia Erdogan si sia rivolto subito alla NATO piuttosto che al Cremlino. Secondo Putin, la vicenda è stata “una pugnalata alla schiena” da parte di Erdogan e ci saranno gravi conseguenze. Per ora Putin ha interrotto i contatti militari con Erdogan e ha annullato il meeting che avrebbe dovuto tenersi oggi tra i Ministri degli Esteri di Russia e Turchia.
Non è la prima volta che la Russia viola lo spazio aereo turco. La Turchia ha portato la questione sui tavoli del Consiglio di Sicurezza per almeno 6 volte dall’inizio del 2012. Erdogan, infatti, ha irrigidito le leggi che regolano la violazione dello spazio aereo turco nel giugno del 2012, in seguito a un’incidente simile che allora aveva coinvolto un aereo turco abbattuto dalla Siria.
Anche il Segretario Generale della Nato si è detto seriamente preoccupato dell’ennesimo sconfinamento degli aerei militari russi nei territori della NATO. “Attualmente – ha affermato – stiamo lavorando per migliorare la trasparenza e sviluppare misure che ci aiutino a diminuire i rischi connessi a situazioni simili. La diplomazia e la de-escalation sono le uniche soluzioni possibili. Dobbiamo far fronte tutti insieme al nemico comune, l’Isis. Tutti noi, anche la Russia, dobbiamo essere guidati dallo stesso obiettivo. Finora gli attacchi russi sono stati mirati su zone della Siria in cui l’Isis non è presente, ma noi accoglieremo chiunque voglia combattere lo Stato Islamico. È il nostro nemico comune”.