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September 22, 2015
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Il papa in America: Francesco e il momento della verità

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Papa Francesco a Washington saluta dopo esser stato accolto dal Presidente Barack Obama e dalla First Lady Michelle. Il papa sale su una Fiat 500 che diventa subito un simbolo del suo modo di essere frugale  (Foto White House, Peter Souza)

Papa Francesco a Washington saluta dopo esser stato accolto dal Presidente Barack Obama e dalla First Lady Michelle. Il papa sale su una Fiat 500 che diventa subito un simbolo del suo modo di essere frugale (Foto White House, Peter Souza)

Time: 7 mins read

Papa Francesco arriva negli Stati Uniti, tra poche ore parlerà al Congresso e tra due giorni arriverà a New York dove parlerà venerdì alle Nazioni Unite. Erano già venuti tre papi in America, ma sembra che nessuno avesse destato un livello così alto di emozioni come è stato capace di fare il pontefice argentino, ancor prima di pronunciare una parola negli USA.

In poco più di due anni di pontificato, sono tanti i motivi che hanno reso Francesco un papa così popolare, in America come nel mondo. Nei resoconti dei maggiori giornali americani, in questo momento si attribuisce al suo stile di vita sobrio una delle maggiori ragioni della sua popolarità. Poi il suo modo di parlare, diretto, a braccio, che affronta i problemi della vita delle persone più bisognose, dei più poveri, o meglio di coloro che Francesco chiama i più deboli. E poi certamente la sua militanza "ambientalista", che afferma che non ci può essere più uno sviluppo senza condizionarlo alla sostenibilità del pianeta 

Questo papa quindi, è apparso finora essere Francesco di nome e di fatto. Un papa che rompe con i riti pomposi che la sua carica aveva sempre irradiato al mondo da Roma, e preferisce rivolgersi ai cristiani – e non solo –  come fosse un medico "senza frontiere", non solo delle anime ma soprattutto dei corpi, da assistere nei loro bisogni scendendo direttamente sul campo. Quel "medico" che si è fatto le ossa nei ghetti di Buenos Aires, ora, da capo di una istituzione millenaria di solito devota all'auto-referenzialità, sembra voler scuotere e rifondare la percezione pubblica che nel mondo si è finora avuta della Chiesa Cattolica. 

Non bisogna infatti essere per forza dei cattolici per sentirsi emozionati dalla sua venuta, basta andare in giro per New York per accorgersene. Si chiede di Francesco, a Manhattan, come al Bronx, a Brooklyn come al Queens, e spunta un sorriso. Certo, magari dalle parti di Wall Street un po' meno…

Ognuno ha i suoi buoni motivi per affidare così tante speranze alla venuta di Francesco nel paese più potente del mondo e che, nel bene e nel male, può ancora determinare tanto, per alcuni anche troppo, delle sorti di questo claudicante pianeta. La nazione "indispensabile", la chiamava Madeleine Albright da prima donna segretario di Stato degli Stati Uniti. La nazione dove tutto è ancora possibile, diremmo noi, anche che un papa argentino che ha scelto di chiamarsi Francesco, che dal suo insediamento attacca certi mali del capitalismo un giorno sì e l'altro pure, venga accolto a New York con tanta festa e emozione.

Chi scrive queste righe, riconosce le prese di posizione coraggiose del papa su varie tematiche, sia socioeconomiche che di dottrina della Chiesa. Come quando si recò a Lampedusa nel luglio del 2013 per gettare una corona di fiori in segno di rispetto delle migliaia di vittime del fenomeno di migrazioni africane, iniziate ben prima di quelle dal Medio Oriente, e puntando il dito contro le potenti e ricche nazioni che ignoravano quella tragedia umana. A quella volta che, in un aereo verso il Brasile, disse ai giornalisti che gli chiedevano cosa ne pensasse della possibilità per i gay di sposarsi "chi sono io per giudicare".

Vien facile quindi prendersi una sbandata per Francesco, e riconoscere in questo papa un degno erede proprio degli insegnamenti del santo d'Assisi. 

Ma cosa dirà di tanto importante il papa all'America dal Congresso? E cosa dirà di altrettanto importante dal Palazzo di Vetro al Mondo? I temi si conosco già: ambiente e povertà, appunto, e quindi migrazioni, ovviamente tutti correlati. Ma per noi che scriviamo dall'ONU, la maggiore ragione d'attesa per questo papa, che ci fa aspettare con una certa ansia il suo discorso, non riguarda esattamente i contenuti di quello che dirà, ma più il come ne parlerà. È la relazione che questo papa ha con la verità che ci fa fremere, con speranza ma anche ansia. Perché, insistiamo nel credere, questo papa che parlerà prima al Congresso e poi all'ONU, viene in America nel rispetto della verità.papa ny

Non stiamo scrivendo da devoti credenti della "infallibilità del papa". Tutto il contrario, e parafrasando Bergoglio, "chi è lui, se non un uomo". Ma nei confronti della verità, non quella assoluta, ma quella a cui si tende, quella "luna nel pozzo" come direbbe Sciascia, che magari non si afferra mai del tutto ma alla quale si deve pur tendere, ecco è questa tensione morale sulla verità che ci attendiamo da Francesco, il suo essere papa nel rispetto della verità.  

Dallo stesso scranno dell'ONU, passeranno tanti leader ben preparati dal loro spin doctor per dire ciò che l' "interesse nazionale" in quel momento pretende di spacciare come verità. E sarà ancora così nelle riunioni del Consiglio di Sicurezza, quando si discute della guerra in Siria, Yemen o Ucraina, per accorgersi che tra quei Quindici, e soprattuto tra quei cinque permanenti,  le "verità" sono centomila quindi nessuna. 

Ma con Papa Francesco venerdì potrà e dovrà  essere diverso: nel parlare di ambiente e sviluppo sostenibile, di rifugiati, di migrazioni e povertà, di rispetto dei diritti umani, quelle di Francesco non potranno essere parole, parole, parole. Devono risultare parole ad alta tensione verso la verità e che per questo possano colpire e scuotere le coscienze di chi ascolterà. 

Francesco piace perché è lo spin dottor di se stesso. Ci mancherebbe, ci sarà chi lo aiuta a preparare i discorsi, magari lo consiglia su quella frase da ammorbidire. Ma sulla sostanza, abbiamo la netta sensazione che quelle sue siano le vive e vere parole di Francesco. E per questo, per renderle più credibili, lo stesso le pronuncia spesso a braccio. 

È interessante leggere la pagina Twitter di papa Francesco, in cui Bergoglio in quei pochi caratteri riesce ad esprimere concetti forti e che sono in stretta relazione con la verità. Leggiamoli insieme: crediamo che anticipo i temi di quello che dirà.

Il 15 luglio, Papa Francesco scriveva: "È ora di cambiare mentalità e smettere di pensare che le nostre azioni non abbiano un impatto su chi soffre la fame".

Il 19 giugno ecco una scarica di tweet anti consumismo: "Più il cuore della persona è vuoto, più essa ha bisogno di oggetti da comprare, possedere e consumare". E ancora: "Sappiamo che è insostenibile il comportamento di coloro che consumano e distruggono sempre di più"; "Rallentare un determinato ritmo di produzione e di consumo può dare luogo a un’altra modalità di progresso e di sviluppo".

E ancora ecco il papa dello sviluppo sostenibile: "Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo?"; "Siamo noi i primi interessati a trasmettere un pianeta abitabile all’umanità che verrà dopo di noi"; "In gioco c’è la nostra stessa dignità"; "La riduzione dei gas serra richiede onestà, coraggio e responsabilità"; "Abbiamo bisogno di un approccio integrale per combattere la povertà e custodire la natura".

Non pochi di quei cardinali che hanno eletto Francesco, in un conclave avvenuto in un momento particolare della Chiesa, avranno pensato sì di dare una "scossa" con quel voto a Bergoglio, ma che comunque il vescovo argentino, una volta "assaporati" responsabilità e privilegi del potere, avrebbe, come dire, ammorbidito certe idee sulla povertà e le ragioni delle condizioni dei più deboli, già espresse e messe in pratica durante la sua reggenza dell'arcivescovado di Buenos Aires. Immaginiamo che molti tra coloro che lo hanno eletto, speravano che dopo la "luna di miele" sull'avvento di papa Francesco, Bergoglio sarebbe rientrato nei ranghi. 

"Bisogna che tutto appaia che cambi affinché tutto rimanga com'è". Padre Pirrone, il padre gesuita nel romanzo del Il Gattopardo, quando riceve dal Principe Salina questa massima a sua volta trasmessa al principe dal nipote opportunista Tancredi, appare ancora perplesso sul futuro della Chiesa. Ecco, noi speriamo che il primo papa gesuita della storia della Chiesa, continui invece a credere che bisogna che tutto cambi per cambiare veramente. Che la Chiesa non sia più lo strumento della conservazione e della moderazione sociale del più debole, ma un collettore di fede che il progresso dell'umanità è raggiungibile attraverso la solidarietà e nel rispetto della verità. 

Oggi la verità sul futuro dell'umanità in questa terra è ostaggio della menzogna al servizio della sfrontata accumulazione di ricchezza, di privilegi che allargano le diseguaglianze sociali.  E ovviamente a far uso della menzogna non sono solo i governi e i loro "spinner". Proprio allo scandalo di questi giorni della Volkswagen, che ammette  adesso di aver "truccato" i computer di rilevamento degli scarichi di undici milioni di macchine diesel,  dopo che era stata scoperta da una organizzazione non profit che monitora gli indici di inquinamento delle automobili. Ma per una grande casa automobilistica tedesca che viene colta a mentire, quante saranno le multinazionali che in nome del profitto da raddoppiare e triplicare ad ogni costo, mentono ogni giorno e violano le leggi?

La popolarità di questo papa, a noi sembra direttamente proporzionale al bisogno naturale che le persone decenti e oneste, che vogliamo credere siano ancora la maggioranza in questo mondo, hanno di poter credere nella verità. Di poter aver fiducia che un grande leader spirituale come papa Francesco quando parla non stia mentendo in nome di un interesse più grande di quello che deve essere nell'interesse dell'umanità.

Per questo, dopo aver assistito proprio ieri ad una sconfortante conferenza stampa di chi ha subito terribili abusi da parte di preti cattolici che hanno tradito nel modo più insulso il loro ruolo di educatori e protettori di bambini, non abbiamo creduto alle sole "verità" dettate dalla sofferenza, che affermano che con papa Francesco non stia cambiando niente nell'atteggiamento della Chiesa di non porre la salvaguardia dei bambini al primo posto invece di proteggere i preti pedofili e la Santa Sede dallo scandalo. Papa Francesco, ne siamo convinti, con i fatti smentirà queste accuse che se rimanessero consistenti a distanza di mesi, ne disintegrerebbero quell'immagine di "più forte voce morale su questo pianeta", come l'ha appena definito il sindaco di New York, Bill de Blasio.

Ci prepariamo ad ascoltarlo Francesco ed ad emozionarci. 

 

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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