Denti neri — La curiosità per le cose giapponesi è variabile ed è attualmente a un punto basso, forse perché è la Cina ormai al centro delle preoccupazioni asiatiche del Mondo. Siccome un giorno rinascerà l’interesse per i nobili samurai, forse è il caso di utilizzare il momento di calma per riflettere sul fatto che questi guerrieri—come quasi tutti gli altri giapponesi dell’epoca—portavano i denti rigorosamente neri.
L’uso sembra essere diventato comune attorno al XII secolo. Le cronache riferiscono di una guerra tra le due opposte fazioni Genji e Taira (1180-1185) in cui le parti si distinguevano perché i primi avevano ancora i denti bianchi mentre i secondi, seguendo la moda della Corte, avevano la dentatura nera.
Le “zanne scure” hanno vinto. I reggenti Hōjō, appartenenti alla famiglia Taira, si annerivano i denti e il resto del Paese ha trovato conveniente fare altrettanto. L’uso si è presto allargato, diventando pressoché universale sia tra le donne sia tra gli uomini. Comportava un trattamento basato sull’acetato di ferro, chiamato tessho (succo di ferro) o dashigane (estratto di metallo).
La pratica è sopravvissuta, specialmente tra le famiglie “bene”, fino alla prima metà dell’Ottocento. Poi, dopo soli 600 anni, la moda è passata. E’ una tentazione attribuire il suo declino all’influenza corruttrice dei primi contatti con l’Occidente barbaro, che più in là ha potuto far dono alla cultura giapponese del golf, del rock’n’roll e del “Big Mac”. Comunque sia, il vero peccato è che la cosmesi dentale in nero sia scomparsa alla vigilia dell’introduzione della fotografia, lasciandoci senza foto di gruppo di samurai e geisha dai sorrisi ombrosi.
Il silenzio di Putin — Ridendo, scherzando e quasi inosservata, la Norvegia ha superato—ampiamente—la Russia nella fornitura di gas naturale all’Europa Occidentale: la consegna del gas norvegese è arrivata nel primo trimestre del 2015 a 29,2 miliardi di metri cubi (bcm), mentre quella russa è stata di 20,29 bcm. I dati vengono dalla norvegese Gassco e dalla russa Gazprom rispettivamente, e escludono stati membri dell’Unione Europea nell’Est Europa.
I risultati dipendono in parte da successi Ue nel ridurre la dipendenza energetica dalla Russia sulla scia dei fatti in Ucraina, ma devono molto anche al tanto vituperato “mercato”. Siccome il prezzo del gas naturale è in buona parte determinato da quello del petrolio, molti operatori hanno rimandato l’acquisto del prodotto russo in attesa che il drammatico ribasso del greggio sui mercati del mondo venisse riflesso nei prezzi Gazprom. Non è successo. E’ invece caduta nel silenzio la minaccia di chiudere i gasdotti russi.
Pericolosi finnici — La Finlandia si prepara all’eventualità di dovere richiamare i suoi riservisti. Il Paese non fa parte della Nato né di altra alleanza militare, contando sulla semplice neutralità come garanzia. Forse sente che potrebbe non bastare più. Ora lo Stato Maggiore ha scritto a 900mila ex-militari di leva per ricordargli dei loro doveri in caso di guerra e precisando il punto di raduno per ognuno. Le forze armate regolari finlandesi contano soli 16mila uomini, ma ben preparati e armati.
Ricca e pacifica, la Finlandia si trova con un vicino espansionista, la Russia, con cui divide una frontiera comune lunga oltre 1,300 chilometri. L’ultima volta che i russi hanno invaso il Paese, nel 1939, hanno vinto—ma l’Armata Rossa ha perso 127mila uomini rispetto ai 26mila combattenti finlandesi uccisi, nonché circa 500 velivoli, un quarto di quelli impiegati nei combattimenti.