Founded by Stefano Vaccara

Subscribe for only $6/Year
  • Login

Editor in Chief: Giampaolo Pioli

VNY La Voce di New York

The First Italian English Digital Daily in the US

English Editor: Grace Russo Bullaro

  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
  • People
  • Arts
  • Lifestyles
  • Food & Wine
  • Travel
  • Sport
  • Video
  • English Edition
No Result
View All Result
VNY
  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
  • People
  • Arts
  • Lifestyles
  • Food & Wine
  • Travel
  • Sport
  • Video
  • English Edition
No Result
View All Result
VNY La Voce di New York
No Result
View All Result
in
Onu
April 18, 2015
in
Onu
April 18, 2015
0

Renzi da Obama alla Casa Bianca: le troppe fusa del gatto Matteo alla volpe Barack

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Matteo Renzi e Barack Obama durante la conferenza stampa nella East Room della Casa Bianca (White House foto - Pete Souza)

Matteo Renzi e Barack Obama durante la conferenza stampa nella East Room della Casa Bianca (White House foto - Pete Souza)

Time: 7 mins read

Qualche tempo fa, durante una cena con degli ex diplomatici che avevano servito gli Stati Uniti in Italia, la conversazione scivolò su quanto la Casa Bianca e il Dipartimento di Stato tenessero in considerazione l'Italia e il suo governo. Alla mia domanda su chi fosse stato il governo della Repubblica che avesse avuto la più alta considerazione e attenzione da parte degli americani, mi venne risposto: Craxi. Ma come, proprio Bettino il terribile? Il Craxi di Sigonella? Già, mi risposero i miei amici americani. Perché la Casa Bianca non poteva essere sempre certa dell'assenso in tutto quello che voleva dal governo italiano presieduto dal leader socialista: con lui poteva anche arrivare un "niet", allo stesso modo di come poteva capitare con il governo francese, tedesco, inglese… 

Reagan Craxi

Il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan con il premier italiano Bettino Craxi

Quando Berlusconi, durante una delle sue campagne elettorali, coniò lo slogan  "Io sono  d'accordo con gli americani prima ancora di sapere che cosa faranno", disse ad un certo punto con sarcasmo uno di quei miei amici ex diplomatici, "in un colpo solo aveva condensato le ragioni del perché la Casa Bianca non tiene nella stessa considerazione Palazzo Chigi, rispetto ad altri governi europei, rispetto per esempio ad una decisione NATO". (Berlusconi, pur dicendo quella frase in campagna elettorale, alla fine flirtando  un po' troppo con Vladimir Putin su certi interessi commerciali e soprattutto energetici dell'Italia, fece infuriare gli USA e molti alleati NATO…).

Questa conversazione mi è tornata alla mente guardando ieri in diretta video la conferenza stampa alla Casa Bianca tra Barack Obama e Matteo Renzi dopo il loro incontro all'Ufficio Ovale. Certamente i leader di paesi alleati non vanno a ripetere ai giornalisti tutto su quello che hanno discusso a porte chiuse, e cercano comunque di "smussare" le eventuali "differenze di opinione" che due paesi, comunque amici, possano avere incontrato sulle diverse questioni internazionali. 

Quando Obama ha ieri introdotto i temi discussi con Renzi, ha sfoderato tutti i campi dove l'Italia è indispensabile per le coalizioni alleate, soprattutto contro l'ISIS in Libia, ma anche Afghanistan (e Libano, anche se non è stato messo in risalto da Obama). Italia potenza indispensabile nel Mediterraneo, praticamente definita da Obama. Poi il presidente USA ha anche  parlato di Iran, dove l'Italia sostiene le decisioni del gruppo P5+1 che cercano di chiudere l'accordo sul nucleare. Obama di Iran ne ha parlato soprattutto per gli scontri interni che esistono  tra la sua amministrazione e il Congresso, ma per quanto riguarda l'Italia, tutti hanno capito che l'intesa è magnifica anche su quel fronte… 

Perché allora, Mr. President, l'Italia non fa parte del gruppo di paesi che fin dall'inizio sono stati inclusi in un gruppo (P5+1) per trattare la questione nucleare con l'Iran? Forse perché per poter entrare si doveva essere membri permanenti del Consiglio di Sicurezza? Ma con USA, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna, in quel gruppo spiccava anche la Germania. Forse allora la Germania perché era, al momento di decidere sulle sanzioni, il maggior partner commerciale dell'Iran? No. Il maggior parte commerciale dell'Iran era proprio l'Italia, la Germania era seconda.  Se c'era quindi un paese occidentale che aveva più da perdere rispetto a chiunque altro sulle sanzioni all'Iran, volute dagli Stati Uniti e imposte dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU, questo paese era proprio l'Italia. 

Quando Roma fu esclusa, siamo allora nel 2006, al governo c'era Silvio Berlusconi e il ministro degli Esteri era Franco Frattini. Ricordo che proprio all'ONU, durante una conferenza stampa, il ministro degli Esteri ripeté una storiella che allora era un po' lo "spin" del governo italiano ed andava pressapoco così: "In realtà a noi conviene non essere nel 5+1, cos abbiamo le mani libere, possiamo essere interlocutori privilegiati etc etc". Ovviamente non era vero. Infatti dopo, con l'ultimo governo Berlusconi, la Farnesina cercò di essere inclusa nel gruppo che trattava con l'Iran, ma anche allora l'amministrazione Obama non aiutò. L'esclusione dell'Italia e la inclusione della Germania nella trattativa con l'Iran resta un episodio devastante per gli interessi della diplomazia dell'Italia, anche in funzione di contenimento delle ambizioni tedesche per un seggio permanente al Consiglio di Sicurezza, riguardo a quella soluzione di riforma ONU "quick fix" (con la Germania, anche Giappone, India e Brasile e forse, uno tra Sud Africa o Nigeria) che l'Italia oppone e finora con un certo successo da venti anni e dove, ancora una volta, l'amministrazione Obama non gli è stata certo d'aiuto.

Tutta questa storia diplomatica di frustrazioni italiane, ci veniva in mente mentre si ascoltava Obama e Renzi ieri a Washington farsi le fusa e miagolare su quanto gli USA e l'Italia andassero praticamente d'accordo su tutto. I giornalisti italiani hanno provato a fare qualche domanda, magari su quanto fosse vera la richiesta di droni dell'Italia per la Libia, ma Obama con un perentorio "non ne abbiamo parlato affatto" ha zittito tutti. A Renzi e indirettamente ad Obama, andava invece chiesto: Signor primo ministro, ha chiesto al presidente americano perché l'Italia, con il suo impegno straordinario nel Mediterraneo e anche in Medio Oriente, riconosciuto anche dal Presidente USA, con infatti la forza di caschi blu italiani più cospicua dell'Occidente in questo momento nei vari teatri di crisi, ecco perché l'Italia resta esclusa da una trattativa così importante (e vitale agli interessi di Roma) come quella sull'Iran? E Presidente Obama, dato che lei si sente di essere un "italiano onorario" per quanto apprezza il suo vino e il suo cibo e la sua arte, perché allora non favorisce l'Italia affinché sieda ai tavoli delle trattative sugli scenari internazionali, come quello sull'Iran ma non solo, dove invece viene esclusa nonostante i suoi interessi siano vitali al pari se non più di quelli della Germania che invece Washington tiene in così alta considerazione?

 

Per tutta la durata della conferenza stampa, i due gatti hanno potuto liberamente continuare a farsi le fusa: Renzi ripeteva quanto il suo governo vede nella politica economica della Casa Bianca il modello da seguire per favorire la crescita economica. E Obama di rimando che gli USA appoggiano le nostre iniziative in Libia. Persino sulla Russia, dove l'Italia potrebbe avere un ruolo ancora più importante per cercare di mediare sulla questione Ucraina, Obama ha richiamato qualsiasi velleità: tutti gli alleati europei devono mantenere il regime delle sanzioni fino a quando Mosca rispetterà, almeno fino alla fine dell'anno, l’accordo di Minsk che dovrebbe portare alla fine dei combattimenti in Ucraina. Obama Renzi

Obama e Renzi sono apparsi quindi come due gatti sornioni e felici di coccolarsi a vicenda, ma  il gatto più bisognoso di affetto era proprio Matteo, che in Italia deve confrontarsi con una forte e decisa opposizione per le sue riforme.  Obama è venuto in soccorso del "giovane energico" premier italiano (più o meno Renzi ha la stessa età di quando Obama diventò presidente…) che deve lottare "poverino" contro le resistenze di chi cerca di fermare le riforme che gli Stati Uniti invece ritengono necessarie all'Italia. Ad un certo punto Obama, nel criticare la Grecia "che non fa ancora quelle riforme", ha indicato il premier italiano come colui che sta facendo bene i compitini e che merita quindi la fiducia degli investitori e di chi presta i soldi. 

Obama e Renzi hanno mostrato la loro "formidabile" intesa,  anche rispetto alla contrarietà alle politiche di austerità volute a sua volta dalla Germania di Merkel, dicendo che si deve puntare sulla crescita in Europa, ma non tralasciando il bisogno di dare alla gente speranza per il futuro…   Insomma riforme strutturali ma accompagnate da immediate iniezioni di liquidità e lavoro per la popolazione che più ne ha bisogno. Obama è stato generosissimo su questo punto con Renzi, assecondando praticamente il premier italiano quando sosteneva che l'Italia sta riuscendo in questo processo di riforme "equilibrato". Obama ha ripetuto quanto fosse "impressionato dall’energia e dalla vision" del premier italiano. Renzi ha ricambiato con "gli USA sono il modello, il punto di riferimento… la crescita Usa è un modello per l’Europa". E quindi, un altra dose di "fusa" verso l'interlocutore americano: il TTIP, il trattato di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti, che in realtà trova ancora non pochi ostacoli e resistenze  da risolvere in sede europea, da Matteo Renzi veniva indicato come "il grande obiettivo" da raggiungere per l'Italia che quindi "spinge con grande determinazione", in modo che il 2015 sia "l’anno della svolta". 

Anche sull'Afghanistan, il gattone Matteo faceva contentissima la Casa Bianca, con l’impegno all'estensione della sua missione nella coalizione che cerca di contenere i talebani. 

Siamo convinti che tutto queste "fusa" pubbliche tra Renzi e Obama (anche se Barack ci è apparso più come la volpe col gatto), favoriscano gli obiettivi degli Stati Uniti e meno quelli dell'Italia. Quando invece l'Italia mostra, anche se con l'ovvio garbo diplomatico, certe "scortesie" americane, di essere stata messa in "secondo piano" da Washington rispetto a certi interessi italiani, perché l'amministrazione Obama mostra maggiore attenzione a quelli di altri alleati, potrebbe meglio raggiunger con la Casa Bianca certi obiettivi. Almeno, così i nostri amici americani che conoscono Foggy Bottom ci hanno confermato più volte. 

Insomma Renzi faccia pure assaggiar il vino toscano facendo cantare le lodi dell'Expo di Milano a Obama, ma quando si tratta di preservare certi interessi italiani nel Mediterraneo e nel Medio Oriente, vedi  alla voce  "energia",  e quindi dove la stabilità di certi paesi e la continuazione dello scambio commerciale è vitale, l'Italia deve farsi ascoltare meglio. A porte chiuse, come speriamo abbia fatto. Ma anche qualche volta facendo trapelare qualcosa pubblicamente. Perché per essere rispettati, dagli americani come da chiunque, ci vuole qualche sorriso e pacca sulla spalla di meno.

Il gatto Matteo di ieri nel suo ribadire quanto l'Italia sia riconoscente all'America, in realtà non ha esagerato soltanto una volta: quando ha detto che il 25 aprile si ricorda la lotta partigiana per la libertà in Italia raggiunta grazie al supporto e sacrificio di tanti soldati venuti dagli Stati Uniti, e che riposano in quel cimitero fiorentino di San Cresciano che Renzi ha detto di visitare spesso. Li la retorica di Renzi era opportuna e ben calibrata. Altre volte, invece, come per la Libia o l'Iran,  il gatto Matteo poteva graffiare di più la volpe Obama, e ribadire che l'Italia dai suoi alleati migliori si aspetta la giusta considerazione e quindi protezione e sostegno maggiore per i suoi interessi vitali. 

Share on FacebookShare on Twitter
Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

DELLO STESSO AUTORE

Addio, Francesco: il Papa che indicò chi poteva ancora salvare il mondo

Addio, Francesco: il Papa che indicò chi poteva ancora salvare il mondo

byStefano Vaccara
Timothy Snyder sui pericoli per la democrazia nell’epoca dell’“Oracolo” Trump

Timothy Snyder sui pericoli per la democrazia nell’epoca dell’“Oracolo” Trump

byStefano Vaccara

A PROPOSITO DI...

Tags: AfghanistanBarack ObamaCasa BiancaeconomiaimmigratiIranISISJobs ActlavoroLibiaMatteo RenziObamaRenziRiforme
Previous Post

L’istruzione? La paghi cara…

Next Post

Alla tavola del mondo di WE Women for Expo e il Progetto Petronilla

DELLO STESSO AUTORE

Il “Doge” di Guterres: l’ONU si prepara alla tempesta Trump

Il “Doge” di Guterres: l’ONU si prepara alla tempesta Trump

byStefano Vaccara
Nel 2025 le Nazioni Unite compiono 80 anni: speriamo che se la cavino

Nel 2025 le Nazioni Unite compiono 80 anni: speriamo che se la cavino

byStefano Vaccara

Latest News

Met Gala 2025: record di donazioni e stile. Valentino apre ‘L’Atelier Sonore’ a New York

Met Gala 2025: record di donazioni e stile. Valentino apre ‘L’Atelier Sonore’ a New York

byFilomena Troiano
I 60 anni dell’ICTP di Trieste all’ONU con il Nobel Haldane per la scienza sostenibile

I 60 anni dell’ICTP di Trieste all’ONU con il Nobel Haldane per la scienza sostenibile

byStefano Vaccara

New York

Justice Dept. Probes NY AG Letitia James Over Mortgage Deal

byPaolo Cordova
La procuratrice James pronta a richiedere il sequestro dei beni di Donald Trump

Letitia James nel mirino del Dipartimento di Giustizia per abusi immobiliari

byPaolo Cordova

Italiany

Il Prosecco italiano conquista i cuori delle donne USA

Il Prosecco italiano conquista i cuori delle donne USA

byAndrea Zaghi
Da sinistra: Elvira Raviele (Ministero delle Imprese e del Made in Italy), Fabrizio Di Michele (Console Generale d’Italia a New York), Maurizio Marinella, Luigi Liberti (Direttore Patrimonio Italiano TV), Mariangela Zappia (Ambasciatrice italiana a Washington), e Diego Puricelli Guerra (Preside Istituto Bernini De Sanctis di Napoli)

Marinella a New York: l’eleganza del Made in Italy all’Istituto Italiano di Cultura

byMonica Straniero
Next Post
Lo dice la scienza: siamo sempre meno intelligenti. E se i politici sono lo specchio…

Immigrazione: altro naufragio, nuova strage: almeno 700 morti

La Voce di New York

Editor in Chief:  Giampaolo Pioli   |   English Editor: Grace Russo Bullaro   |   Founded by Stefano Vaccara

Editor in Chief:  Giampaolo Pioli
—
English Editor: Grace Russo Bullaro
—
Founded by Stefano Vaccara

  • New York
    • Eventi a New York
  • Onu
  • News
    • Primo Piano
    • Politica
    • Voto Estero
    • Economia
    • First Amendment
  • People
    • Nuovo Mondo
  • Arts
    • Arte e Design
    • Spettacolo
    • Musica
    • Libri
    • Lingua Italiana
  • Lifestyles
    • Fashion
    • Scienza e Salute
    • Sport
    • Religioni
  • Food & Wine
  • Travel
    • Italia
  • Mediterraneo
  • English
  • Search/Archive
  • About us
    • Editorial Staff
    • President
    • Administration
    • Advertising

VNY Media La Voce di New York © 2016 / 2025 — La testata fruisce dei contributi diretti editoria d.lgs. 70/2017
Main Office: 230 Park Avenue, 21floor, New York, NY 10169 | Editorial Office/Redazione: UN Secretariat Building, International Press Corps S-301, New York, NY 10017 | 112 East 71, Street Suite 1A, New York, NY 10021

VNY Media La Voce di New York © 2016 / 2025
La testata fruisce dei contributi diretti editoria d.lgs. 70/2017

Main Office: 230 Park Avenue, 21floor, New York, NY 10169 | Editorial Office/Redazione: UN Secretariat Building, International Press Corps S-301, New York, NY 10017 | 112 East 71, Street Suite 1A, New York, NY 10021

Welcome Back!

Login to your account below

Forgotten Password?

Retrieve your password

Please enter your username or email address to reset your password.

Log In
La Voce di New York
Gestisci Consenso
Per fornire le migliori esperienze, utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie ci permetterà di elaborare dati come il comportamento di navigazione o ID unici su questo sito. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
Funzionale Always active
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
Preferenze
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
Statistiche
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici. L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
Marketing
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.
Manage options Manage services Manage {vendor_count} vendors Read more about these purposes
Visualizza preferenze
{title} {title} {title}
La Voce di New York
Gestisci Consenso
Per fornire le migliori esperienze, utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie ci permetterà di elaborare dati come il comportamento di navigazione o ID unici su questo sito. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
Funzionale Always active
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
Preferenze
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
Statistiche
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici. L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
Marketing
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.
Manage options Manage services Manage {vendor_count} vendors Read more about these purposes
Visualizza preferenze
{title} {title} {title}
No Result
View All Result
  • Home
  • New York
  • Onu
  • News
    • Primo Piano
    • Politica
    • Economia
    • First Amendment
  • Arts
    • Arte e Design
    • Spettacolo
    • Musica
    • Libri
  • Lifestyles
    • Fashion
    • Scienza e Salute
    • Sport
    • Religioni
  • Food & Wine
    • Cucina Italiana
  • Travel
    • Italia
  • Video
  • English
    • Arts
    • Business
    • Entertainment
    • Food & Wine
    • Letters
    • Lifestyles
    • Mediterranean
    • New York
    • News
  • Subscribe for only $6/Year

© 2016/2022 VNY Media La Voce di New York

Are you sure want to unlock this post?
Unlock left : 0
Are you sure want to cancel subscription?