Venerdì 27 marzo, al Palazzo di Vetro dell'ONU, il Consiglio di Sicurezza, presieduto dal ministro degli Esteri francese Laurent Fabius, ha tenuto un lungo dibattito a livello ministeriale sugli attacchi subiti dalle minoranze etniche e religiose nelle crisi in Medioriente, quindi soprattutto in Siria e Iraq.
Il Segretario Generale Ban Ki-moon, aprendo il dibattito, ha annunciato che "le Nazioni Unite stanno mettendo a punto un piano d'azione per la prevenzione dell'estremismo violento che lanceremo nel mese di settembre". E' stata la prima volta che il Consiglio di Sicurezza si è riunito sul tema della persecuzione delle minoranze religiose in Medio Oriente, e il tema è stato scelto e voluto dalla Francia, presidente di turno del Consiglio di Sicurezza per il mese di marzo.
"Sono profondamente preoccupato per le migliaia di civili che oggi si trovano alla mercé dello Stato islamico – ha detto Ban Ki-moon nel suo intervento -. I suoi miliziani uccidono sistematicamente quanti appartengono a minoranze etniche e religiose che non condividono la loro interpretazione distorta dell'islam e chiunque si opponga alla loro visione apocalittica. Infieriscono sulle donne e sui bambini con brutalità. Distruggono simboli religiosi e culturali che fanno parte del patrimonio dell'umanità".
Il cosidetto "Plan of action" che il Segretario generale Ban Ki-moon ha annunciato nel suo discorso punta proprio sulla stretta collaborazione dei leader religiosi della regione. Ban nel suo intervento ha ribadito come tutti devono ricordare che le religioni sono innanzitutto uno strumento di pace e non di guerra.
A spiegare l'iniziata di un nuovo piano d'azione per proteggere le minoranze religiose e etniche in Medio Oriente, è toccato al ministro degli Esteri francese Fabius, che ha descritto quattro obiettivi: prima di tutto l'appoggio umanitario "che non può però essere solo assistenza, ma anche dare la possibilità di un ritorno sicuro nelle proprie abitazioni", ha precisato Fabius. Questo appunto presuppone la sicurezza che le forze irachene e quelle della coalizione che combattono l'ISIS, dovranno intervenire anche sul terreno per continuare a proteggere le minoranze etniche e religiose e poterne garantirne così il ritorno. Gli altri due obiettivi, secondo il resoconto fatto da Fabius, devono concentrarsi agli aspetti del dopo conflitto: e cioè che l'Iraq e la Siria tornino a essere anche a livello politico-istituzionale paesi che rispettano tutte le minoranze, e allo stesso tempo assicurarsi che tutti i responsabili dei crimini contro l'umanità commessi in questi anni di guerra in Siria e Iraq vengano portati davanti alla Corte internazionale.
In collegamento da Ginevra, anche il discorso di Zeid Ra’ad Al Hussein, l'United Nations High Commissioner for Human Rights, che ha messo al centro della discussione il bisogno della conoscenza e della difesa della tolleranza (Potete vedere e ascoltare il suo intervento qui).
La riunione del Consiglio di Sicurezza sulle minoranze religiose perseguitate in Medio Oriente, ha avuto anche la testimonianza di chi sta vivendo sulla propria pelle questa tragedia. Il patriarca della comunità cristiana caldea di Babilonia, Louis Sako e la deputata yazida Vian Dakheel hanno descritto le terribili violenze perpretate dallo Stato Islamico in Iraq sulle loro comunità. Per il patriarca caldeo Sako "la cosiddetta primavera araba" ha avuto alla fine conseguenze gravi sulle comunità cristiane del Medio Oriente. Sako ha chiesto alla comunità internazionale che venga garantita "una zona protetta" alle minoranze. Il patriarca iracheno ha denunciato il volto violento "delle correnti estremiste islamiste che rifiutano di vivere insieme ai non musulmani". Ma ha anche detto che "la pace e la stabilità non possono essere ottenute solo attraverso la forza militare". Su questo punto, il patriarca ha anche ripreso un tema che era stato espresso anche dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama lo scorso settembre proprio all'ONU: è soprattutto con l'educazione dei bambini negli anni scolastici che si risolve il problema dell'estremismo in Medio Oriente.
E concludiamo riassumendo l'intervento al Consiglio di Sicurezza dell'ambasciatore italiano Sebastiano Cardi, che sul problema della protezione delle minoranze religiose e etniche in Medio Oriente, ha ribadito come per l'Italia il problema sia soprattutto una questione culturale, che si risolve nel lungo periodo attraverso la protezione delle giovani generazioni. Determinante iniziare con la prevenzione, e quindi garantendo istruzione adeguata coadiuvata da campagne di informazione da contrapporre a quelle estremiste. Insomma per l'Italia si deve essere pronti a poter controbattere alla propaganda degli estremisti dell'ISIS sulle giovani generazioni.
Nel messaggio dell'Italia, oltre ad essere fondamentale l'inclusione sociale e politica delle minoranze nel futuro di paesi come l'Iraq e la Siria, è altrettanto importante che i colpevoli di crimini contro l'umanità siano perseguiti dall'apposita Corte penale del tribunale internazionale. Cardi ha anche sottolineato che l'Italia, grazie alla sua esperienza nella creazione di una forza speciale di polizia per la protezione dei beni culturali, potrà dare il suo apporto su questo campo e ricordando che la protezione dell'eredità culturale di ogni minoranza resta una prerogativa per la convivenza pacifica di qualsiasi comunità, ha ribadito che su questo punto tutti gli stati membri dell'UNESCO dovrebbero collaborare.
Sotto il ministro degli Esteri della Francia Laurent Fabius allo stake out con i giornalisti fuori dal Consiglio di Sicurezza