Fanno finta di non volergli male. Di non voler per nulla male ad Alexis Tsipras ,il leader della Sinistra greca uscito vincitore in queste ore dalle elezioni politiche in Grecia. Il Presidente della Bce Mario Draghi, la Cancelliera tedesca Angela Merkel, il Presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi, il Primo Ministro di Sua Maestà britannica David Cameron e altri ancora non hanno infatti tuonato contro il neo-premier ellenico. Ma c’è da preoccuparsi proprio quando loro non lanciano strali, quando non ricorrono all’allarmismo (una delle occupazioni che in varie misure essi prediligono), quando non pongono scadenze, quando – come si dice oggigiorno – non “fissano paletti”. In silenzio si augurano che il laureato in Urbanistica incorra presto nel disastro che ne sancisca la fine politica, anche pubblica.
In modo abbastanza chiaro s’è comunque espressa Angela Merkel: “Ci auguriamo”, ha dichiarato alla stampa, “che Atene voglia rispettare gli obblighi”. Ma com’è possibile “rispettare obblighi” che scavano la fossa a milioni e milioni di greci, italiani, spagnoli, portoghesi, perfino francesi? La Merkel a riguardo dovrebbe avere una buona, se non ottima, conoscenza della tragica, catastrofica vicenda delle riparazioni di guerra” inflitte alla Germania da Gran Bretagna e Francia all’indomani della fine della Grande Guerra, a Versailles, nell’omonimo congresso che preparò, sissignori, la Seconda Guerra Mondiale e causò poi la divisione del mondo nel Blocco dell’Ovest e nel Blocco dell’Est. Dovrebbe sapere in quale prostrazione materiale, e anche spirituale, il popolo tedesco venne gettato dalle arbitrarie, esose imposizioni da parte di Londra e Parigi, con l’avallo del Presidente degli Stati Uniti Woodrow Wilson. Dovrebbe sapere delle centinaia e centinaia di migliaia di tedeschi morti, all’incirca fra gli anni Venti e i primi anni Trenta, di patologie provocate dalla miseria nera e perciò dalla sottoalimentazione, dai rigori dell’inverno, da condizioni igieniche deterioratesi in quantità spaventosa.
Come può allora la cristiano-democratica tedesca chiedere a un popolo di rinunciare a se stesso, di seguitare a inchinarsi a teocrati e tecnocrati assolutamente ben pasciuti, all’atto pratico intoccabili, assolutamente inappellabili: un sistema dittatoriale, care lettrici e cari lettori, tanto per chiamare le cose col loro nome. Come può il Cancelliere tedesco chiedere ai greci di suicidarsi in allegria, nel giubilo, nel gaudio europeisti?
Noi tuttavia non ci facciamo illusioni nemmeno sul pur accattivante, brillante, dialettico Tsipras, che una certa tempra e una certa conoscenza del mondo d’oggigiorno sembra averle davvero. C’è piaciuto, eccome, il modo in cui il vincitore delle elezioni s’è presentato al Presidente della Repubblica Karolos Papoulias: ci si è presentato in completo blù, ma senza cravatta. Bravo. Finalmente, un rampollo della politica che si porge in maniera appunto ‘casual’, spontaneamente ‘casual’. Imparino da lui i politici e politicanti di casa nostra vestiti da sera alle 9 di mattina, adornati da giacche con risvolti che sfiorano le ascelle e da cravatte insopportabilmente larghe, vistose: dimostrazione di pessimo gusto, di abissale mancanza di senso estetico, di un assai distorto concetto del ‘decoro personale’.
Quest’uomo (imparino da lui i ‘fenomeni’ del ‘mondo politico’ di casa nostra) è padrone dell’Inglese, sfoggia un’apprezzabilissima conoscenza del Cinema, del Teatro; è uno che viaggia, uno che non si circonda di cortigiani.
Significativo il suo discorso tenuto subito dopo l’annuncio della vittoria elettorale della Sinistra. Un’arringa concisa, eppur illustrativa, di cui tener conto sia lo spirito che la forma. La Grecia – questo il succo del suo intervento – volta pagina; la Grecia non vuole più sentir parlare di austerità, dell’austerità che uccide i popoli europei: ora ci lasciamo alle spalle cinque anni di paura, di avvilimento; di umiliazioni… Ecco qui parte del bel discorso:
Cittadini di Atene oggi il popolo greco ha fatto la storia. Il popolo greco ci ha dato un mandato molto chiaro, la Grecia lascia l’austerità, lascia dietro di sé anni di oppressione, la Grecia va avanti con la speranza verso un Europa che sta cambiando. Noi abbiamo fatto un passo avanti per incontrare tutti gli altri popoli dell’Europa. Da domani cominciamo un compito molto difficile. Chiudere con il circolo vizioso dell’austerità, annullare il memorandum dell’austerità. Il popolo greco ha messo la troika nel passato, il popolo greco ci dà il mandato per un rinascimento nazionale. Creeremo un governo per tutti e tutte, daremo fiducia a ogni greco e a ogni greca, lotteremo tutti insieme per ricostruire la nostra patria con onestà e amicizia. Non ci sono vincitori e vinti, è finita la Grecia degli oligarchi. Se ha vinto qualcuno ha vinto la Grecia del lavoro, della conoscenza, della creatività, che chiede tempo e spazio per un futuro dignitoso. Voglio ringraziare di cuore tutti voi. Ma anche le migliaia di persone che sono venute da tutta Europa per dimostrare la solidarietà dell’Europa. La nostra lotta è quella di ogni popolo che combatte contro l’austerità.
Eppure, non ci facciamo, no, illusioni nemmeno sul conto del quarantenne neo-premier greco che, allo scopo di poter formare il Governo, ha subito raggiunto l’intesa con la Destra anti-europeista capeggiata da Panon Kammenos. Oltretutto, lo conosciamo poco e non abbiamo alcuna difficoltà ad ammetterlo. Fino a giorni ancora recenti, se non era proprio un illustre sconosciuto, poco ci mancava. Ma di lui ci colpisce il rifiuto della retorica, l’antipatia per formule e slogan, lo stile dell’uomo pubblico, della personalità di spicco che non vuol piacere a tutti i costi, che non pretende neppure d’indottrinare i propri connazionali, né tantomeno di infiammarli con proclami dalla suggestione facile. Lui s’aspetta che i greci ci arrivino da soli a capire che la Troika è l’assassina della Grecia e di altri Paesi europei, specie di quelli senza nerbo, come l’Italia attuale. Eccome se lo sono la Bce, il Fmi, la Commissione Europea, gli “artisti” della ‘fantasy’ economica, sì, i giocolieri del ‘profitto’, i maestri, certamente raffinati, questo glielo possiamo anche riconoscere, d’un ‘gioco delle tre carte’ in cui vice sempre il ‘cartaio’ – e al cittadino greco, italiano, spagnolo, francese nulla viene corrisposto, nulla è garantito: “lui” deve solo accettare, deve soltanto obbedire e non permettersi nemmeno il “lusso” di fiatare, pena, altrimenti, la classificazione di mentecatto, di – come direbbero Berlusconi e altri dello stampo del meneghino – “pessimista disfattista”.
La Grecia, dopo aver barato spudoratamente una diecina di anni fa su entrate e uscite, spesa pubblica e così via, ha obbedito alla nefasta Troika: ha eseguito tagli massicci, numerosi; forse è andata perfino oltre quel che gli chiedevano i Padroni del Vapore Europeo… Hanno mostrato una correttezza che avrebbero dovuto esibire assai prima, hanno dato prova di buona fede; ce l’hanno, insomma, messa tutta. Eppure non è bastato… Non basta mai ai tiranni i quali fanno il gioco dell’alta finanza, delle multinazionali poiché di esse sono strateghi, propagandisti, notai… Come mai bastava a Francia, Gran Bretagna, e anche Stati Uniti, sulla pelle della Germania sconfitta nel 1918 e portata con l’inganno, con la menzogna, al tavolo delle “trattative”.
Alexis Tsipras sfida ora la Ue, la quale Ue è un colosso. Ma che sia il colosso dai piedi d’argilla? Che basti un urto, un solo urto, ma veemente, per causarne il crollo, per provocarne la fine definitiva: la fine salutare per l’Europa, soprattutto per l’Italia, e anche per la Francia…?
Vada alla sua Maratona, Alexis Tsipras! Ci faccia davvero vedere chi è. Ci convinca. Avrà reso un servigio incalcolabile a tutti noi. Qui servono meno cifre, e parecchia anima, parecchio coraggio.