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January 17, 2015
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All’ONU niente chiacchiere da barbiere sulle donne

Sante RifinobySante Rifino
Un momento della conferenza Barbershop all'ONU

Un momento della conferenza Barbershop all'ONU

Time: 3 mins read

 

A 20 anni di distanza dal quarto convegno mondiale sulle donne tenutosi a Pechino, il quartier generale delle Nazioni Unite di New York è diventato il teatro di un nuovo evento per ribadire che la lotta contro i comportamenti e le tendenze sessiste e discriminatorie è tuttora una delle priorità della comunità internazionale.

La conferenza Barbershop, Changing the Discourse Among Men on Gender Equality, che da giovedì 15 a venerdì 16 gennaio ha riunito intorno ai temi di genere alti rappresentanti delle Nazioni Unite e della società civile, ha alla base due idee fondamentali: la prima, che spiega il motivo dello strano nome scelto per l'evento, è richiamare l'attenzione su quegli ambienti informali come è il barbiere nei quali spesso gli uomini formulano comuni stereotipi di genere perpetuati dalle norme sociali; la seconda idea è di distruggere questi luoghi comuni che, ancora oggi, rappresentano le donne come non all’altezza di determinati compiti, il più delle volte di natura economica e politica.

La conferenza ha visto la partecipazione di numerose autorità del mondo politico, come Sam Kutesa, presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Jan Eliasson, vice segretario generale dell’ONU, Phumzile Mlambo-Ngcuka, direttore esecutivo di UN Women e di diversi rappresentanti della società civile e di testate giornalistiche.

Fra i vari enti che compongono l’ONU, proprio quello presieduto da Mlambo-Ngcuka svolge un ruolo di fondamentale importanza riguardo il tema centrale della conferenza: creata poco più di quattro anni fa, questa istituzione ha come obiettivi principali lo studio della condizione femminile a livello globale e l’autoaffermazione delle donne nella società contemporanea.

“La conferenza di oggi è un modo creativo di spostare il dialogo in un territorio inesplorato – ha affermato Sam Kutesa – Il mondo ha iniziato a riconoscere che il raggiungimento dell’uguaglianza di genere richiederà l’attiva partecipazione di tutta la società. E gli uomini ed i ragazzi, riguardo questo argomento, hanno un importante incarico da portare a termine”. Parole dense di aspettative che, anche a livello pratico, trovano un’appropriata risposta negli intenti della campagna HeForShe. 

Come storicamente dimostrato da molteplici vicende, avvenute soprattutto nell’arco del secolo passato, le donne hanno tenacemente lottato contro le ingiustizie e le violenze perpetrate ai loro danni; oggigiorno, però, tutto questo non può bastare e a tal proposito il movimento HeForShe, supportato da personalità di spicco del mondo dello spettacolo come Emma Watson, incoraggia soprattutto il genere maschile a tenersi all’avanguardia riguardo tali tematiche; da qui il riferimento di Kutesa alla presa di coscienza degli uomini. Queste iniziative, inoltre, non riguardano solo le donne poiché sostengono anche la lotta contro gli atteggiamenti discriminatori e sessisti all’interno del genere maschile, ovvero perpetrati da uomini verso altri uomini.

Anche Eliasson ha sottolineato la rilevanza dell’evento: “Il segretario generale ed io siamo convinti che questo deve essere il secolo delle donne e delle ragazze”. Il vice segretario, asserendo che l’emancipazione femminile interessa tutta l’umanità, ha pertanto aggiunto: “Tutti ne beneficiamo. Questo è potenzialmente un momento liberatorio per tutti noi, quindi prendiamone i vantaggi.”

I discorsi di benvenuto della conferenza sono stati pronunciati da Gunnar Bragi Sveinsson, ministro degli Affari Esteri dell’Islanda e da Ismanto Adna, ministro dello Sport e della Gioventù del Suriname, mentre le introduzioni sono state svolte dai rappresentanti permanenti all’ONU della Romania e della Palestina. Il ministro islandese ha fieramente annunciato che l’iniziativa HeForShe ha visto l’adesione di tutti i ministri di sesso maschile del suo Paese e, in totale sintonia con il ministro Adna, ha aggiunto un appunto riguardo la sua vita personale: “ Come padre di cinque ragazzi, so di doverli rendere utili e produttivi per la società… questo significa che essere un vero uomo non significa essere un selvaggio… invece, ciò coincide con lo stabilire relazioni sane con le donne e qualsiasi altro uomo”.

A conclusione della prima giornata della conferenza è intervenuta Mlambo-Ngcuka, la quale, denunciando l’asfissiante pressione che le norme sociali esercitano sulla vita di donne e uomini, ha affermato che: “Essere un buon ragazzo e un buon uomo in un sistema guasto non è abbastanza. La nostra sfida è cambiare il sistema perché un sistema difettoso danneggia, inevitabilmente, anche un buon uomo”. Per Mlambo-Ngcuka, l’obiettivo è quello di creare un mondo totalmente differente, sotto questo punto di vista, entro il 2030.

La sfida lanciata dalla massima autorità di UN Women, ardua per oggettive difficoltà, ma non impossibile, sarà uno degli impegni che tutta la comunità internazionale dovrà assumere nei prossimi anni.

 

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