Dopo il tragico epilogo di un atto di terrorismo islamico a Sidney, conclusosi con la morte di tre persone, ancora orrore questa volte a Peshawar, in Pakistan dove martedi nove o dieci militanti Talebani hanno fatto irruzione in una scuola gestita dalle forze armate e hanno assassinato circa 132 persone tra cui 100 tra bambini e ragazzi.
Dopo aver raggiunto il quartiere dove si trovava la scuola travestiti da paramilitari, i Talebani avrebbero scavalcato un muro di cinta e si sarebbero introdotti nei locali della scuola seminando il panico tra insegnanti e studenti.
L'attacco ha causato l'immediata reazione delle forze di sicurezza pachistane che hanno impegnato gli assalitori in uno scontro a fuoco per circa nove ore fino a quando l'ultimo dei terroristi é stato eliminato.
A battaglia conclusa, le autoritá hanno avuto modo di tracciare il macabro bilancio dell'azione che, secondo un comunicato emesso dalle forze talebane, costituirebbe una rappresaglia per la recente offensiva attuata dall'esercito pachistano nelle regioni tribali del Waziristan settentrionale e tesa all'eliminazione delle numerose formazioni islamiche che, da anni, hanno fatto di questa regione il loro rifugio approfittando del clima di illegalitá e anarchia di questa zona del paese dove l'autoritá di Islamabad resta troppo tenue per esercitare un effettivo controllo governativo sul territorio.
L'efferatezza dell'azione terroristica naturalmente ha scioccato il Pakistan e il resto del mondo per la giovane etá delle vittime. Con questo attacco i Talebani hanno ottenuto obiettivi multipli: hanno dimostrato la spietata ferocia della quale sono capaci nelle loro azioni militari; hanno colpito le forze armate che, in Pakistan, sono una delle istituzioni piú rispettate dall'opinione pubblica, e hanno, ancora una volta, preso di mira una scuola a conferma del loro disprezzo per ogni forma di istruzione laica.
In aggiunta ai morti altre 120 persone sarebbero rimaste ferite nell'attacco secondo fonti del governo regionale della provincia di Khyber Pakhtunkhwa dove si trova la cittá di Peshawar.
Stando alle prime dichiarazioni fatte da alcuni dei sopravvissuti, gli assalitori avrebbero preso di mira studenti e insegnanti con armi da fuoco e granate e, visto il gran numero di ragazzi uccisi, il loro obiettivo principale sembra essere stato chiaramente quello di infliggere il maggior danno possibile.
Sempre secondo i resoconti forniti dai sopravvissuti, alcuni dei militanti parlavano tra di loro in arabo e si spostavano da un'aula all'altra sparando per uccidere con metodica fredezza chiunque si trovassero di fronte.
Il Primo Ministro pachistano Nawaz Sharif recatosi sul luogo dell'attentato ha definito l'azione "un atto di vigliaccheria che non dissuaderá il governo pachistano dal perseguire con ogni mezzo l'eliminazione della piaga del terrorismo dal suolo dal paese".
Non é ancora chiaro se la ferocia di questa azione terroristica costituisca un segno di forza o di disperata debolezza dei Talebani.
Secondo Hanan Askari Rizvi, un analista di questioni militari, questo attentato é clamoroso persino per un paese come il Pakistan dove si sono verificate centinaia di azioni terroristiche nel corso dell'ultimo decennio. "Il fatto che ricorrano ad azioni di questo genere – ha dichiarato Mr. Rizvi – dimostra che l'offensiva da parte del governo di Islamabad comincia ad danneggiare seriamente le capacitá operative dei Talebani".
Le dichiarazioni di orrore per quanto é avvenuto e di solidarietá con il governo pachistano non si sono fatte attendere.
Da Washington, il presidente Obama ha definito "orribile" il massacro perpetrato a Peshawar e ha ribadito che gli Stati Uniti restano a fianco del Pakistan in questo difficilissimo momento.
"Prendendo di mira ragazzi e bambini – ha aggiunto il presidente americano – i terroristi hanno mostrato al mondo la loro depravazione".
Anche a New York, il Segretario Generale dell'ONU Ban Ki-moon ha voluto dedicare alcune parole di condanna all'attentato prima di aprire i lavori del Consiglio di Sicurezza.
Il Segretario ha ribadito che non esistono rimostranze politiche che possano giustificare un azione di tale efferratezza e che le scuole, in quanto rifugio dei minori e luoghi di istruzione, devono essere considerate zone franche, al di fuori di qualsiasi conflitto a prescindere dalle parti coinvolte.
A queste parole ha fatto eco anche la Rappresentante Speciale per Sicurezza dei Minori in zone di Conflitto, Leila Zerrougui che ha definito azioni di questo genere "intollerabili per l'umanitá".
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