L’Assemblea Generale dell’ONU non è solo una grande sala in cui si avvicendano a parlare – a volte ascoltati con attenzione, a volte meno – la quasi totalità dei capi di Stato di tutto il mondo. È anche un’occasione di confronto di culture profondamente diverse tra loro, un momento di condivisione, in cui testare la capacità di mediazione dei ministri degli Esteri delle varie Nazioni. Il nostro, Federica Mogherini, ha approfittato delle retrovie del Palazzo di Vetro e delle sue sale meno appariscenti per organizzare una conferenza su un argomento di attualità, strettamente collegato all’evento mondiale che l’Italia si appresta ad ospitare.
L’Expo di Milano, che avrà per tema la nutrizione a livello mondiale, offre spunto per confrontare l’argomento malnutrizione con un altro tema apparentemente lontano, ma in realtà profondamente collegato: l’emancipazione femminile. L’invito al meeting dal nome Feeding the Planet – Empowering Women, è stato accolto dai ministri degli Esteri di Stati africani come il Ghana o il Burkina Faso, così come da alti rappresentanti di associazioni e sottodivisioni ONU dedicate al tema del cibo o delle donne. ogherini, scusatasi di esser arrivata con ritardo a causa di altri impegni istituzionali, nel suo discorso spiega le ragioni per le quali l’Expo Feeding the Planet, Energy for Life è da considerarsi una grande occasione di scambio su questo tema. Con la partecipazione di 147 Paesi e più di venti milioni di visitatori, l’evento “sarà un’opportunità per scambiarsi le migliori prassi nel campo della sicurezza del cibo e del nutrimento. Spianerà, inoltre, la strada a nuove collaborazioni tra settore pubblico e privato”. Il ministro continua sottolineando le sfide da affrontare e gli obiettivi da porsi, delineando la polarità tra i due estremi dell'insufficienza alimentare e dell'obesità: “Vogliamo coinvolgere i leader globali in un dibattito pubblico per rispondere a due semplici domande: come possiamo assicurare a tutti sufficiente cibo che sia al contempo buono, sano e sostenibile? E come possiamo prendere iniziative effettive e concrete per risolvere la contraddizione più drammatica dei nostri tempi, il crescente numero di persone che non hanno (o è insufficiente) accesso al cibo e allo stesso tempo il crescente fenomeno di obesità e malnutrizione?”.
Hannah Tetteh, ministra degli affari Esteri ghanese, ricorda che il 55% della produzione alimentare del suo Paese è ancora legato a un’agricoltura rurale, fatta di piccole fattorie e colture che dovrebbero essere aiutate a crescere. La sfida di uno Stato come il Ghana, così come per l’Etiopia che nel frattempo si è attivata in questo senso, è proprio quella di creare canali d’accesso ai mercati, mettere le famiglie nella condizione di potersi autosostentare e vendere la sovraproduzione, creando un’agricoltura produttiva e competitiva.
Ma in che modo il tema della nutrizione è legato all’emancipazione femminile? Lo spiega bene proprio una donna, Ertharin Cousin, direttore esecutivo del UNWFP (United Nations World Food Programme): “L’investimento sul futuro inizia con l’educazione delle ragazze. Se le giovani, che un domani saranno madri, sono meglio alimentate e dispongono di maggiori nozioni sul tema, saranno altrettanto in grado di trasmettere questo sapere alla prole, crescendo in modo adeguato gli adulti di domani”. In Sud Asia, tra le zone più colpita dalla fame, il 60% delle persone malnutrite è donna.
Dalla sala emerge tuttavia un messaggio di speranza, circa la possibilità di cambiare la situazione attraverso la cooperazione internazionale. Sempre l’energica Cousin riesce anche a regalare uno slogan convincente al progetto: “If you wanna change the World, change your mama! Bring your mama with us!”(se vuoi cambiare il mondo, cambia tua madre! Falla unire a noi!). Tutto questo sarà possibile se si tengono i piedi ben ancorati al suolo, come ribadito dai presenti a più riprese. “Il realismo è necessario per trovare soluzioni credibili – sosiene Lakshmi Puri, vicedirettore esecutivo di UN Women – Abbiamo bisogno di un investimento concreto nel programma per supportarlo. Ci dobbiamo muovere oltre le parole per sapere che stiamo facendo qualcosa di concreto oltre che chiacchiere”. Per Irene Khan, direttore generale IDLO (International Development Law Organization) “è necessario reinterpretare le leggi alla luce di queste consapevolezze. Le istituzioni sono ancora troppo strutturate sulla centralità del ruolo dell’uomo a discapito della donna”.
Una nota di merito va al Governo del Bangladesh, il cui Ministero dell'alimentazione si sta spendendo per trovare soluzioni e sensibilizzare la popolazione non solo su questo tema, ma anche e soprattutto sulla cultura dell’emancipazione femminile, di cui si intuiscono le difficoltà, per un Paese in via di sviluppo afflitto dal dramma delle spose bambine. L’ultima parola viene generosamente concessa dalla maggioranza femminile in sala a uno degli uomini presenti, chiamato a moderare la conferenza. L’irlandese Tom Arnold, cordinatore del movimento delle Nazioni Unite SUN (Scaling Up Nutrition), fornisce un ottimo esempio di emancipazione al maschile quando afferma: “Il più grande investimento che un Paese possa fare è istruire le donne. Ciò avrebbe effetto ovviamente sulla scolarizzazione, ma anche sul tasso di natalità dei Paesi affetti da sovrapopolazione e sulla salute media di un popolo”.