Ambiente e economia possono andare d’accordo. Dall’industrializzazione a oggi le innovazioni tecnologiche hanno sempre comportato enormi danni al pianeta. L’ultimo rapporto del New Climate Economy, “Better Growth, Better Climate” della Commissione mondiale economia e clima dell’ONU, invece, rifiuta l’idea che bisogna fare una scelta tra la lotta al cambiamento climatico e la crescita dell’economia mondiale.
Per il Presidente della Commissione, Felipe Calderón “il report mette in evidenza come il cambiamento tecnologico stia portando verso nuove possibilità di migliorare la crescita, creare lavoro, incrementare i profitti delle società e anche stimolare lo sviluppo economico, senza dimenticare il problema del cambiamento climatico”.
Per far dialogare economia e ambiente la Commissione ha deciso di investire 90 mila miliardi di dollari nei prossimi 15 anni alla realizzazione delle infrastrutture a basse emissioni. Lord Nicholas Stern, co-Presidente della Commissione ha spiegato che “nei prossimi quindici anni ci saranno due grandi trasformazioni decisive: una economica, con lo sviluppo dei paesi emergenti e l’altra ambientale, con l’aumento dell’uso di energia e del livello di concentrazione di gas serra nell’aria”.
Il rapporto presentato a una settimana del vertice sul clima, che aprirà il 23 settembre, l’Assemblea Generale pone l’attenzione sull’importanza, ad esempio, dei trasporti che costituiscono una delle chiavi per interpretare la nuova filosofia ambientale. Se le città fossero meglio collegate nei prossimi 15 anni si potrebbero risparmiare tremila miliardi di dollari di investimenti.
Gli altri punti toccati dalla discussione sul cambiamento climatico sono stati l’uso del suolo, l’energia, l’efficienza energetica e l’innovazione. Ripristinare il 12% delle terre degradate permetterebbe di sfamare oltre 200 milioni di persone e far crescere il reddito degli agricoltori di 40 milioni di dollari l’anno.
Nuovi investimenti finanziari potrebbero ridurre il costo dell’energia del 20%, mentre lo sviluppo di tecnologie avanzate per almeno lo 0,1% del PIL potrebbe far ripartire la crescita. “Le decisioni che stiamo prendendo – ha detto il co-Presidente della Commissione, Lord Nicholas Stern – determineranno il futuro della nostra economia e del nostro clima”.
Uno degli aspetti più evidenti della distruzione ambientale dell’attuale economia è la deforestazione. Testimone di questo problema è l’Indonesia, uno dei paesi che ne soffre maggiormente, come riconosce anche il responsabile dell’agenzia indonesiana REDD (Reducing Emissions from Deforestation and forest Degradation) H.E Heru Prasetyo. “Siamo molto preoccupati per la condizione delle foreste in Indonesia – ha detto – Due potrebbero essere le soluzioni: aumentare la produttività delle foreste che oggi sono poco utilizzate e ripristinare le piante nelle foreste abbandonate”.
L’Indonesia è anche uno dei paesi che fanno parte del New Climate Economy insieme a Colombia, Etiopia, Indonesia, Norvegia, Sud Corea, Svezia e Regno Unito, sette paesi che sfidano contemporaneamente ambiente e economia.
Il ruolo delle Nazioni Unite nell’affrontare le minacce globali come quelle del clima è indispensabile – ha detto il Segretario generale dell’ONU – Non c’è altro tempo da perdere”.
Ban Ki-moon ha detto di voler attendere la prossima settimana quando capi di governo, società civile e finanza si riuniranno per esortarli a scegliere una crescita a basso consumo di carbone. La ricetta della commissione è che senza eliminare la povertà estrema non è possibile combattere il cambiamento climatico.
Tra i dieci obiettivi che il rapporto individua, quello finale è ridurre le emissioni del 90% entro il 2030.