Per la prima volta, un rapporto delle Nazioni Unite mette in evidenza il carattere globale della violenza sui minori. Lo studio dell’UNICEF appena pubblicato, dal titolo Hidden in Plain Sight, diretto dalla dottoressa Claudia Cappa, nota che sono circa un miliardo le vittime dai 2 ai 14 anni soggette a punizioni fisiche, dai genitori o altri incaricati di accudirle. Nel 60% dei casi la violenza avviene all’interno del nucleo familiare. I punti chiave dell’indagine sono i seguenti: ogni anno, la metà delle morti comprese tra i 15 e i 19 anni è dovuta a omicidi, per un totale di 54.000. Ammontano a 19.000, invece, gli infanticidi da 0 a 4 anni.
L’America Latina porta lo stigma di essere in testa alla classifica dell’orrore con 25.400 casi annui, pari al 12 per 100.000 della popolazione, superando di poco l’Africa Centro-Occidentale. Di molto inferiore risulta l’incidenza nell’Europa orientale e nell’ex Unione Sovietica, con 7.100 casi, pari all’1 per 100.000. Tuttavia, non si può dire con certezza se il numero sia dovuto all’assenza di violenza minorile o piuttosto di denuncia.
In media, nell’85% dei casi, la disciplina domestica viene imposta ai minori compresi tra i 2 e i 14 anni ricorrendo ad aggressioni: psicologiche nel 74% dei casi, fisiche nel 64%. Altro fenomeno preoccupante e in ascesa è quello del bullismo, che colpisce oltre il 40% dei bambini, con estrema diffusione nello Yemen, in Egitto e in Chad, subito seguiti da Afghanistan, Repubblica Centroafricana e Repubblica Democratica del Congo. La situazione si aggrava nei Paesi in via di sviluppo, con punte del 70% in Samoa ed Egitto.
Senza guardare troppo lontano, in alcune regioni dell’Europa le cifre risultano quasi altrettanto scoraggianti: è il caso di Belgio, Portogallo, Estonia, Svizzera, Russia e Romania con incidenze dal 35 al 38%, superati appena da Austria, Lettonia e Lituania.
Un capitolo a sé di violenza sui minori, che inaspettatamente non affligge solo il genere femminile, è quella sessuale. Le ragazze dai 15 ai 19 anni costrette ad avere rapporti sessuali forzati sono il 22% in Camerun, il 21% nella Repubblica democratica del Congo, il 19% in Uganda, il 18% Zimbabwe e Malawi. Dei ragazzi di età compresa fra i 18 e i 24 anni, ne vengono sodomizzati il 18% in Kenya, il 13% in Tanzania, il 9% in Zimbabue e Zanzibar.
Un altro caso eclatante, che sempre più scuote la comunità internazionale, è quello delle spose bambine: le adolescenti che sperimentano violenza da parte del proprio partner sono oltre il 75% in Guinea equatoriale, il 70% nel Congo democratico, il 40% in Uganda, Bangladesh, Zimbabwe, Gabon e nella latina Bolivia. La Moldavia raggiunge il 30%.
L’attendibilità di questi dati va incrociata con quelli relativi alla mancanza di una cultura della denuncia e della tendenza a scegliere l’omertà. In Nepal restano in silenzio il 70% delle vittime, il 60% nel Kirgizstan, il 50% in Uganda, Giordania e Haiti.
L’aspetto più singolare dell’inchiesta riguarda l’indulgenza rispetto all’aggressione da parte di coloro che l’hanno subita: quasi metà delle adolescenti del mondo, tra i 15 e i 19 anni, considera normale e in certi casi giustificato picchiare le donne. L’80% delle afgane e delle guineane la pensa così. Nell'Europa orientale e nei paesi dell’ex Unione Sovietica la percentuale raggiunge il 30. In 28 dei 60 paesi considerati dal rapporto diretto da Cappa sono proprio le giovani donne a considerare lecito di subire maltrattamenti dai propri compagni, segno che la cultura della sottomissione è ancora ben radicata in un sesso che continua a volersi debole.