No alla rassegnazione, a chiudersi nei propri confini. L’Europa deve crescere, altrimenti, non ha futuro. Debutto a Strasburgo per Matteo Renzi che mercoledì ha presentato al Parlamento europeo le priorità del semestre della Presidenza italiana. Seduta accanto, durante il discorso del Premier, il Ministro degli Esteri Federica Mogherini.
“Con estrema preoccupazione devo dire che se l'Europa oggi si facesse un selfie, emergerebbe il volto della stanchezza, in alcuni casi della rassegnazione”, ha esordito Renzi secondo cui “la vera sfida” per l’Unione è quella di “ritrovare la sua anima, il senso del nostro stare insieme”.
Il Premier italiano aveva un discoro scritto ma ha proseguito a braccio: “Se pensiamo al passaggio del testimone tra Grecia e Italia, non pensiamo a cose straordinarie e affascinanti e ricche di suggestione, come il rapporto tra Anchise ed Enea, Pericle e Cicerone, l'agora ed il foro ma alla crisi finanzia perché è molto forte nel nostro corpo la ferita della crisi. Senza crescita non l’Italia ma l’Europa non ha futuro. Non chiediamo un giudizio sul passato. Ci interessa cominciare il futuro, subito. Il mondo esterno corre ad una velocità doppia rispetto a quella dell’Europa. Vogliamo o no recuperare questo distacco?”.
L’Italia che da ieri ha la presidenza del Consiglio Ue "crede nelle istituzioni europee e ha voglia di cambiare". L'Italia, ha aggiunto Renzi, “non viene in Europa per chiedere ma per dare. Vogliamo costruire una smart Europe che sappia affiancare anche chi ha idee diverse, idee che ci inorgogliscono, che non ci indispongono".
L’Europa "può essere il luogo del futuro se ha il coraggio di mettersi in gioco adesso. Faremo di tutto nel nostro semestre non per recuperare posizioni diverse, ma per affermare i valori di investimento sull'Europa" nel nome dell’"unità” perché solo così “saremo in grado di competere”.
"Non ci sarà spazio per l'Europa se accetteremo di restare solo un puntino su Google map, e non deve essere solo un’espressione geografica, come era stata definita l’Italia da un grande politico austriaco", ha aggiunto Renzi citando Metternick.
L’Ue, ha ribadito, deve tornare ad assumere un ruolo di "avanguardia" e che per farlo deve cambiare. Lo sa bene l’Italia, ha aggiunto Renzi, che “deve fare le sue riforme, cambiare la burocrazia, il sistema fiscale, le istituzioni. In questo momento il Senato sta votando la riforma costituzionale che cambia le regole del gioco. Sappiamo che prima di tutto dobbiamo chiedere a noi la forza di cambiare per essere credibili".
Il Pd, ha aggiunto, è il "partito che ha preso più voti: li abbiamo presi non dicendo che era responsabilità dell'Ue ma che i problemi nascono dall'Italia. Abbiamo usato il linguaggio della responsabilità".
"Se dobbiamo unire le nostre burocrazie, vi garantisco che a noi basta la nostra", ha ironizzato il Premier. “Non voglio sottovalutare le questioni economiche”, ha, quindi, aggiunto, assicurando che l’Italia su questo punto “si farà sentire con la forza di un Paese che contribuisce all'Ue più di quanto prende”. Ma per Renzi l'Europa non puo' essere solo fatta degli "euro" che si hanno in tasca.
L’Italia “ha fatto la sua parte”, ha detto ancora il Presidente del Consiglio, che ha ribadito quanto sostenuto al Consiglio europeo e cioè che il nostro Paese “non chiede scorciatoie di nessun tipo”.
“Senza crescita, l'Europa non ha futuro”, ha, quindi, sottolineato il Premier italiano. “L'Europa è il luogo del futuro se abbiamo il coraggio di metterci in gioco adesso, che l'Europa deve tornare a essere una frontiera. Lo è fisicamente, geograficamente, tutti i giorni. È una frontiera anche perché, se guardiamo la cartina geografica, vediamo il Paese che ha il maggior numero di chilometri di coste, siamo geograficamente per forza una frontiera. Questo ci pone molti problemi, ne sappiamo qualcosa noi in Italia in questo momento, quando le difficoltà in Libia, non genericamente in Nord Africa ma in Libia, stanno portando a una serie di stragi nel nostro Mediterraneo, mare nostrum per i latini, ai quali cerchiamo di far fronte con operazioni condivise dai capi di governo e dalla Commissione e riusciremo a far fronte in modo più deciso con Frontex Plus”.
Per Renzi, “il protagonismo dell'Europa non è solo nelle esigenze economiche, negli investimenti delle nostre azienda ma anche nella dimensione umana: voi – ha detto agli europarlamentari – rappresentate un faro di civiltà, la civilizzazione della globalizzazione".
In Europa, oggi, “c'è una generazione nuova, la generazione Telemaco” che ha di fronte “un compito ancora più difficile” di quello del figlio di Ulisse: “quello di raccogliere l'eredità dei padri fondatori dell'Unione e assicurare un futuro a questa tradizione”.
]“Io non ero neanche maggiorenne quando c'è stata Maastricht. Ma oggi noi dobbiamo raccoglierne l'eredità, che è una conquista da rinnovare giorno per giorno”, sapendo che “non è semplicemente nella moneta che abbiamo in tasca il nostro destino: è nell'avere il diritto di chiamarsi eredi, di assicurare un futuro a questa tradizione. Lo dobbiamo a chi è morto nel corso dei secoli perché l'Europa non fosse solo un'espressione geografica, ma un'espressione dell'anima”.
Molto applaudito alla fine il discorso di Matteo Renzi. Ma durante il dibattito, un deputato inglese, nel far i complimenti al premier italiano per l'abilità con cui ha pronunciato il suo discorso, ha replicato: "Per quanto sono stato impressionato dal suo discorso, che mi è veramente piaciuto, allo stesso tempo non ci ho trovato nulla su ciò di concreto che lei intende fare". Insomma, belle parole dal premier italiano ma, si chiedono un po' scettici in Europa, quali saranno i fatti tra sei mesi?