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ONU: cambiamenti climatici, una minaccia sempre più concreta

Stefano De CupisbyStefano De Cupis
Il Palazzo di Vetro al buio per l'iniziativa Earth Hour - Foto: Bo Li / UN

Il Palazzo di Vetro al buio per l'iniziativa Earth Hour - Foto: Bo Li / UN

Time: 5 mins read

 

Preoccupante i quadro delineato da una nuova relazione dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) delle Nazioni Unite. Il rapporto, pubblicato lunedì 31 marzo, ha drammaticamente concluso che le calotte di ghiaccio si stanno sciogliendo, il ghiaccio marino nell'Artico è in forte diminuzione, le riserve di acqua sotto pressione, ondate di calore e forti piogge si stanno intensificando, le barriere coralline stanno morendo, e pesci e molte altre creature stanno migrando verso i poli o in alcuni casi stanno andando incontro all’estinzione.  

Il rapporto, compilato da più di 300 esperti di 70 iversi paesi, ha chiaramente delineato che c’è poco da stare allegri, poiché i livelli degli oceani stanno salendo a un ritmo che minaccia le comunità costiere e stanno diventando sempre più acidi in quanto assorbono parte del biossido di carbonio emesso dalle automobili e dalle centrali elettriche, che sta uccidendo alcune creature o rallentandone la crescita.

Secondo gli scienziati, la materia organica nel terreno congelato dei suoli artici, sin da prima che la civiltà iniziasse, si sta sciogliendo, favorendone così l'alterazione in gas a effetto serra che a loro volta causano un ulteriore riscaldamento.

Rajendra K. Pachauri, (al centro) Direttore dell' Intergovernmental Panel on Climate Change, interviene durante la conferenza stampa odierna a Tokyo. Foto: Shizuo Kambayashi/Associated Press

Rajendra K. Pachauri, (al centro) Direttore dell’ Intergovernmental Panel on Climate Change, interviene durante la conferenza stampa odierna a Tokyo. Foto: Shizuo Kambayashi/Associated Press

Tra l’altro, il peggio deve ancora venire, gli scienziati hanno dichiarato. Cruciale che le nazioni raggiungano un accordo su un nuovo trattato globale sul clima. “Nessuno su questo pianeta potrà considerarsi al sicuro dagli effetti del cambiamento climatico”, ha affermato Rajendra K. Pachauri, presidente dell'IPCC, in una conferenza stampa tenutasi oggi in Giappone.

Obiettivo principale della relazione pubblicata lunedì è dare una misura di come gli effetti del global climate change cambieranno la società umana nei prossimi decenni. Aumentarà il rischio di morte e di malattie gravi, probabili i danni alla salute pubblica, quasi certi lo spostamento di persone e potenziali migrazioni di massa. Il tutto contribuirà a rallentare la crescita economica, rendere più difficile la riduzione della povertà, minare ulteriormente la sicurezza alimentare. Il rapporto, inoltre, non esclude la possibilità che il cambiamento climatico possa contribuire indirettamente a conflitti violenti per l’approvvigionamento di risorse e l’uso della terra, “inasprendo le due cause di questi conflitti, ovvero la povertà e le crisi economiche.”

Gli scienziati hanno poi evidenziato che il cambiamento climatico non è solo una problema di un futuro remoto, perché tutto ciò sta accadendo adesso. Ad esempio, in gran parte del West americano, il manto nevoso delle montagne è in declino, minacciando l'approvvigionamento idrico per la regione, mentre la neve che cade si scioglie già a inizio anno, il che significa che c'è meno acqua di fusione per facilitare le estati aride. In Alaska, la dominuzione del ghiaccio marino permette ad enormi onde di colpire la costa, causando una rapida erosione che ha già costretto intere comunità a trasferirsi. “Ci troviamo ora in un punto in cui ci sono così tante informazioni, così tante prove, che non possiamo più invocare la nostra ignoranza in merito”, ha detto Michel Jarraud, segretario generale dell'Organizzazione Meteorologica Mondiale delle Nazioni Unite (WMO).

In cima alla lista dei paesi che risentiranno in maniera drammatica degli effetti dei cambiamenti climatici ci sono proprio quelle nazioni che meno hanno contributo a creare il problema, ovvero quelle meno sviluppate. Secondo una stima della Banca Mondiale, i paesi poveri avrebbero bisogno di 100 miliardi di dollari l'anno per cercare di compensare gli effetti del cambiamento climatico. Tuttavia questi paesi al momento ricevono, nella migliore delle ipotesi, un paio di miliardi di dollari all'anno in aiuti provenienti dalle economie più sviluppate. La cifra di 100 miliardi di dollari, anche se inclusa nella relazione principale di 2.500 pagine, è stata rimossa dalla sintesi di 48 pagine preparata per essere letta dai leader politici più importanti del mondo. La modifica è arrivata dopo che diversi paesi, tra cui gli Stati Uniti, hanno sollevato alcuni dubbi e perplessità riguardo il linguaggio utilizzato nel rapporto. Un'attenzione che sembra tenere conto del fatto che nel summit sul climate change che a settembre porterà a New York i leader mondiali per tentare di fare progressi verso un trattato globale post-Kyoto, ci si aspetta che i paesi più poveri rinnovino la propria richiesta di aiuti economici per affrontare i cambiamenti climatici.

Molti paesi ricchi sostengono che 100 miliardi di dollari l'anno è una richiesta irrealistica e che sarebbe, in sostanza, chiedere loro di raddoppiare i loro bilanci per gli aiuti esteri, in un momento di difficoltà economica globale. Questo argomento ha alimentato un crescente senso di indignazione tra i leader dei paesi poveri, dove le loro popolazioni stanno pagando il prezzo di un consumo occidentale dissoluto avvenuto per decenni.

Uno spiraglio di luce viene dalle azioni intraprese da tanti governi e realtà private per l'adattamento ai possibili effetti del clima. Un cambiamento di prospettiva rispetto alla tradizione del dibattito sui cambiamenti climatici che per lungo tempo ha evitato di parlare di adattamento per non distogliere attenzione e sforzi dalla necessità di ridurre le emissioni. Negli ultimi anni scienziati ed economisti hanno cominciato a sostenere che entrambe le strategie debbano essere perseguite.

Due decenni di sforzi internazionali per limitare le emissioni hanno dato scarsi risultati, e non è chiaro se i negoziati a New York del prossimo autunno potranno portare a un cambiamento di rotta. Mentre in alcuni paesi sviluppati, le emissioni di gas a effetto serra hanno cominciato a diminuire leggermente, le crescenti emissioni di potenze di più recente sviluppo economico, come Cina e India, riportano indietro i livelli globali.

Timothy Gore, analista di Oxfam, ha avvertito che senza maggiori sforzi per limitare il riscaldamento globale e adattarsi ai cambiamenti che sono diventati inevitabili, “l'obiettivo di Oxfam di garantire che ogni persona abbia abbastanza cibo, potrebbe andar perso per sempre.”

Intanto anche quest’anno, il 29 marzo, le Nazioni Unite  hanno partecipato all’ Earth Hour, evento globale promosso dal WWF, per la promozione di un consumo energetico sostenibile: sia il Palazzo di Vetro a New York, sia le altre strutture nel mondo hanno spento le luci per un'ora, alle 20.30 locali. Quest'anno, l'ONU ha dato voluto impegnarsi ancora di più, spegnendo tutte le luci non essenziali nel suo complesso di New York per ben tre ore dalle 19:00 alle 22:00. 

Il Segretario generale dell'ONU, Ban Ki-moon di ritorno dalla sua visita all'inizio della scorsa settimana in Groenlandia – dove si è recato al fiordo di Ilulissat per testimoniare di prima mano gli effetti allarmanti del fenomeno del cambiamento climatico – ha voluto porre l’accento e avvertire la comunità internazionale e non solo, che iceberg e ghiacciai laggiù in Groenlandia si stanno sciogliendo rapidamente. “Gli effetti del riscaldamento globale – lo scioglimento dei ghiacciai, i modelli meteorologici estremi e l'aumento del livello del mare – stanno iniziando a minacciare seriamente il sostentamento [delle popolazioni in Groenlandia]”, ha detto il capo delle Nazioni Unite, invitando i leader mondiali a partecipare al prossimo summit sul clima previsto a settembre.

 

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