Il Segretario Generale Ban Ki-moon, intervenendo ieri ad una riunione del Consiglio di Sicurezza dedicata alla Repubblica Centro Africana, ha affermato: “La crisi in atto nella RCA costituisce una prova per l'intera comunità internazionale”, delineando subito dopo una serie di misure per affrontare i rischi maggiori nel paese. Ban ha anche aggiunto: “La situazione nel paese è stata all'ordine del giorno del Consiglio di Sicurezza per molti anni. Ma l’emergenza di oggi è di un altra e più inquietante dimensione. Si tratta infatti di una calamità che avanza forti pretese sulla coscienza dell'umanità”.
Il Segretario Generale ha osservato che nel corso dell'anno passato, la Repubblica Centrafricana ha assistito, in rapida successione, al rovesciamento violento del governo, al crollo delle istituzioni statali e ad una caduta nell’illegalità e nella brutalità settaria. La crisi ha già mietuto migliaia di vite, sradicato dalla propria terra quasi un milione di persone e ha lasciato più di 2,5 milioni di persone col bisogno immediato di assistenza umanitaria.
Il conflitto è scoppiato quando i ribelli mussulmani principalmente i Séléka, hanno lanciato forti attacchi nel dicembre del 2012 e ha assunto toni sempre più settari non appena le milizie cristiane conosciute come anti-Balaka (anti-machete) hanno imbracciato anch’essi le armi.
Con lo spostamento d’intere comunità, Ban Ki-moon ha detto che “si sta instaurando una strisciante spartizione de facto del Paese”, con i musulmani da una parte e cristiani dall’altra. “Questa separazione sta spargendo i semi per anni di conflitti e instabilità – forse generazioni – a venire”.
Il Sottosegretario Generale delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari e Coordinatrice dei Soccorsi d'Emergenza, Valerie Amos, che ha concluso la sua visita nel paese proprio ieri, si è detta “scioccata” per via delle case bruciate e per la persone così spaventate dalla violenza che dormono persino nella boscaglia di notte. La Coordinatrice ha anche notato che le tensioni tra le comunità sono molto alte, sottolineando la necessità di dislocare più truppe sul terreno per fornire sicurezza e protezione in tutto il paese.
A far eco alla richiesta di sicurezza e protezione è stato Michel Sidibé, Direttore Esecutivo del Programma delle Nazioni Unite congiunto su HIV/AIDS (UNAIDS), il quale ha assistito con i propri occhi mentre viaggiava con Valerie Amos, alle disperate condizioni in cui versano le persone che vivono nella Repubblica Centrafricana.
Prima della crisi attuale, il paese era già alle prese con la sua lotta contro l'AIDS. Da quando però la violenza è iniziata, i due terzi delle persone affette dall’HIV e in trattamento hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni e non sono più in grado di accedere ai farmaci e alla cura di cui hanno tanto bisogno.
La Presidente della Commissione dell'Unione Africana (UA), Zuma ha informato Ban Ki-moon che lei proporrà un ampliamento della Missione MISCA al del Consiglio di Sicurezza e della Pace dell’UA. Dall’altro lato, invece, il Presidente francese Hollande ha annunciato che Sangaris (nome dell’operazione militare francese nella Rep. Centrafricana) sarà potenziata di un ulteriore 25 per cento, per un totale di 2.000 unità. Infine, l'Unione Europea è pronta ad aumentare la sua distribuzione pianificata da 500 a 1.000 unità, con una capacità operativa iniziale sul terreno prevista per i primi di marzo.
L'Unione Africana e la Francia hanno schierato truppe in varie parti del paese al fine di cercare di arginare la violenza, e Ban Ki-moon ha espresso la sua gratitudine a entrambi per aver salvato molte vite e per fornire protezione dove possono, ringraziando anche l’impegno dell’Unione Europea.
Il Segretario Generale dell’ONU ha anche affermato in merito: “Tuttavia, data la portata e l'ampiezza geografica della violenza, i requisiti di sicurezza superano di gran lunga le capacità e il numero di truppe internazionali ormai schierate…. Nei luoghi dove non ci sono forze internazionali, la scelta per i troppi civili è di fuggire o di essere uccisi”.
“Il genere umano non deve rifuggire da ciò che sta accadendo oggi nella Repubblica Centrafricana, o dalle nostre responsabilità – sia vostre che mie – ai sensi della Carta delle Nazioni Unite”, ha sottolineato Ban. “Gli eventi della Repubblica Centrafricana hanno ripercussioni in tutta la regione, e ci chiamano anche a difendere valori universali. Questa complessa crisi che tocca ogni ambito – sicurezza, umanitario, diritti umani e politica – e pertanto richiede una risposta globale e integrata”.
Ban ha aggiunto che riferirà nuovamente e al più presto al Consiglio di Sicurezza i contorni di una futura operazione ONU di mantenimento della pace con un mandato robusto per proteggere i civili e promuovere la stabilità nella Repubblica Centrafricana. Tuttavia, ha osservato, che ci vorranno dei mesi per il dispiegamento di un’operazione di peacekeeping, previo autorizzazione.
“Il popolo della Repubblica Centrafricana non può più attendere altro tempo. La comunità internazionale deve agire con decisione subito per evitare un ulteriore peggioramento della situazione e rispondere alle pressanti necessità della popolazione”, ha annunciato Ban Ki-moon. In merito, il Segretario Generale ha proposto un'iniziativa costituita da sei punti per affrontare i rischi maggiori a cui va incontro per la popolazione centrafricana, iniziando con un invito per un rapido rafforzamento dell'Unione Africana e delle truppe francesi ora a terra con l’aggiunta di almeno 3.000 soldati in più e polizia. Ma non finisce qui, perché Ban ha altresì proposto che tutte le forze internazionali nella Repubblica Centrafricana siano poste sotto un unico comando coordinato, e che la missione di queste forze congiunte sia incentrata sulle priorità più urgenti. Queste ultime infatti includono: contenere la violenza, proteggere i civili, prevenire ulteriori spostamenti, e creare un ambiente sicuro per la fornitura di assistenza umanitaria. Inoltre, le truppe africane parte di questa forza dovrebbero essere fornite di supporto logistico e finanziario, comprese le razioni , acqua e carburante , e il rimborso per il loro importante equipaggiamento militare non letale. Il costo stimato di questo pacchetto, composto dal solo essenziale, sarebbe 38 milioni di dollari per un periodo di transizione di sei mesi.
Ban Ki-moon ha chiesto un sostegno rapido e concreto per il governo centrafricano di transizione, guidato dal nuovo Capo di Stato, Catherine Samba-Panza, per aiutare tale organo governativo a stabilire una capacità minima di funzionamento. “Questo supporto dovrebbe includere l'assistenza finanziaria necessaria per ottenere nuovamente polizia per le strade, giudici in aule di tribunale, e guardie carcerarie di nuovo a lavoro”, ha poi aggiunto Ban. Su tale questione ha annunciato a sorpresa che oggi la Danimarca ha confermato un contributo di $ 2 milioni per questa iniziativa, e che lui stesso ha “intenzione di vedere queste risorse messe a frutto rapidamente”. Anche la Norvegia ha confermato oggi che farà una donazione per questa iniziativa.
Infine, il Segretario ha chiesto l'accelerazione per un processo politico e di riconciliazione in modo da evitare “un ulteriore logoramento dei vincoli comuni”, nonché il finanziamento urgente per aiuti umanitari, che sono attualmente insufficienti per affrontare la crisi.
“Sappiamo ciò che sta accadendo nella Repubblica Centrafricana. Sappiamo perché è diverso dai precedenti episodi di violenza. Sappiamo perché è così importante per tutti noi e sappiamo che cosa dobbiamo fare”, ha dichiarato Ban Ki-moon.
“La conoscenza non è tutto quello che abbiamo. Attraverso l'azione collettiva, come previsto dalla Carta delle Nazioni Unite, abbiamo il potere di fermare l'uccisione e salvare la Repubblica Centrafricana dal suo incubo attuale”.