Ieri il Rappresentante Speciale dell’ONU e della Lega Araba, Lakhdar Brahimi ha incontrato i negoziatori di entrambe le parti a Ginevra per discutere l'ordine del giorno del secondo round di colloqui, incentrato questa volta sulla cessazione di violenza e terrorismo e sull'istituzione di un organo di governo di transizione.
Il fulcro centrale dei colloqui è la piena attuazione di un piano d'azione adottato nel cosiddetto Comunicato Ginevra del 2012, la prima conferenza internazionale sul conflitto siriano. Tale documento richiede l’istituzione un governo di transizione che conduca a libere ed eque elezioni per far cessare una guerra in cui ben oltre 100.000 persone sono rimaste uccise e quasi 9 milioni di altre cacciate dalle loro case dall'inizio del conflitto scoppiato tra il presidente Bashar al-Assad e i vari gruppi di opposizione, che cercano di cacciarlo da quasi tre anni.
Tuttavia una questione davvero cruciale del primo turn – che si è concluso il 31 gennaio con Brahimi che dichiarava alla stampa “nessun progresso da riferire” – era l'accesso degli aiuti umanitari per 1,6 milioni di siriani, alcuni dei quali sono stati intrappolati per quasi due anni senza regolare forniture alimentari.
Qualche progresso si è registrato la scorsa settimana, quando è stato raggiunto un accordo su un cessate il fuoco della durata di tre giorni al fine di permettere alle persone di lasciare la città e favorire l’accesso agli aiuti umanitari nella Città Vecchia di Homs, dove 2.500 siriani sono restati intrappolati senza soccorsi per quasi due anni in quella che è diventato un'icona della sofferenza dei civili assediati da bombardamenti e violenza continua.
Purtroppo però, la “pausa umanitaria” che era appena iniziato con l'evacuazione di 83 persone lo scorso venerdì, è stata interrotta subito a causa di un cecchino e altri colpi da arma da fuoco. Tutto ciò è continuato per tutto il fine settimana, prendendo deliberatamente di mira le Nazioni Unite e gli operatori siriani della Mezzaluna Rossa, portando alla morte di 11 persone anche se più di 800 persone sono state poi evacuate dalla Città Vecchia dove cibo e forniture mediche sono finalmente riuscite ad essere portate all’interno della città.
La Coordinatrice dei soccorsi d'emergenza delle Nazioni Unite, Valerie Amos ha riferito in una dichiarazione: “E 'assolutamente inaccettabile che gli operatori umanitari delle Nazioni Unite e della Mezzaluna Rossa siano stati deliberatamente presi di mira”. “La protezione dei civili coinvolti in questo terribile conflitto in Siria è la massima priorità per le agenzie delle Nazioni Unite e per i suoi partner umanitari”, ha aggiunto, sottolineando le “circostanze estremamente pericolose” in cui stanno operando i vari operatori umanitari.
In un'intervista alla Radio delle Nazioni Unite, Khaled Erksoussi, il Capo delle operazioni presso la Mezzaluna Rossa siriana ha dichiarato che la situazione a Homs era davvero stressante per gli operatori umanitari, e che aver accesso all’interno della città resta la loro sfida maggiore, in quanto è difficile negoziare con tutti i gruppi armati sul terreno.
Anche la Direttrice Esecutiva del Programma Alimentare Mondiale, Ertharin Cousin ha sottolineato l’importanza di garantire un accesso libero e sicuro ai civili e agli operatori umanitari. “La città vecchia di Homs è solo una delle 40 comunità assediate in Siria . Complessivamente, 250.000 persone sono state tagliate fuori dagli aiuti umanitari per mesi”, ha confermato la Direttrice.
Per quanto riguarda invece l’odierna conferenza stampa tenutasi presso l’ONU a Ginevra, il Rappresentante Speciale congiunto per l’ONU e la Lega Araba (JSR), Lakhdar Brahimi ha dichiarato che sebbene non avesse molto da dire oggi hai giornalisti, “l'inizio di questa settimana è così faticoso come lo era stato quello del primo round. Non stiamo facendo molti progressi[…] ma, faremo del nostro meglio per far decollare questo processo. Naturalmente, per poterlo far decollare abbiamo bisogno di collaborazione da entrambe le parti qui presenti e di molto sostegno da fuori”. Il JSR ha poi aggiunto che venerdì prossimo avrà un incontro trilaterale con il vice Ministro degli Esteri russo, Gennady Gatilov e il Sottosegretario di Stato Wendy Sherman dagli USA. Infine la prossima settimana si recherà a New York per riferire al Segretario Generale dell’ONU e probabilmente anche al Consiglio di Sicurezza. Brahimi prima di dar spazio alle domande, ha voluto sottolineare che Homs è stato un successo ma estremamente rischioso. ONU, Mezzaluna Rossa, volontari e altri operatori umanitari hanno rischiato davvero molto, ha ribadito il Rappresentante Speciale, evidenziando quanto sia importante far uscire la Siria da questo incubo al più presto.
Tra le domande poste a Brahimi, forse la più seccante ma veritiera è stata quella inerente la lentezza dei negoziati al quale il Rappresentante ha risposto: “Sto esortando tutti ad accelerare, ad eccezione di quelli che uccidono le persone. Questi non dovrebbero accelerare”. Domanda degna di nota invece è stata quella che si riferiva alle divergenze tra governo ed opposizione siriana nell’affrontare alcuni punti del Comunicato di Ginevra I, ovvero cessazione di ogni violenza e istituzione di un governo di transizione. Brahimi pertanto ha risposto molto diplomaticamente dicendo: “ho suggerito che parlassimo in parallelo dei due temi, perché costituiscono le due principali questioni cruciali. Il popolo siriano vuole porre fine a violenza e terrorismo, non è così? E come può avvenir ciò senza un accordo sulle misure da adottare per il futuro del paese? Sono entrambi temi importanti e possiamo affrontarli pertanto in parallelo[…]”. Infine, il Rappresentante ha liquidato la stampa rispondendo alla domanda della richiesta di quale fosse l’ordine del giorno per i negoziati di domani: “ Ve lo dirò domani pomeriggio”, evitando da abilissimo mediatore di mostrare le sue carte in anticipo.