Il team delle Nazioni Unite assegnato alle verifiche sull'uso delle armi chimiche in Siria, che a settembre aveva trovato "prove chiare e convincenti " di attacchi con gas nervino contro i civili, compresi i bambini, nella zona di Damasco, ha annunciato che sono state trovate "informazioni credibili" sul fatto che tali armi siano state usate anche contro i soldati e i civili in altre parti del paese.
Conosciuta formalmente come la missione per indagare sulle accuse di uso di armi chimiche nella Repubblica Araba Siriana, il team guidato dal Dr. Åke Sellström, uno scienziato svedese, è stato istituito da Ban Ki-moon il 21 marzo ed è stato assistito da esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dell’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche(OPAC) .
Secondo il rapporto finale, che il team leader, il Dr. Åke Sellström ha consegnato al Segretario Generale dell’ONU, Ban Ki-moon: “La Missione delle Nazioni Unite ha raccolto prove credibili che confermano le accuse che armi chimiche sono state utilizzate a Khan Al Asal il 19 marzo 2013 contro soldati e civili".
Tuttavia, il rilascio di armi chimiche sul presunto sito non può essere verificato in modo indipendente, in assenza d’informazioni primarie sui sistemi di fornitura e di campioni ambientali e biomedici raccolti e analizzati.
Il rapporto conclude che "armi chimiche sono state utilizzate nel conflitto in corso tra le parti in Siria ", ribadendo l’accertamento del team dell’ONU di "prove chiare e convincenti " sull’uso di armi chimiche contro i civili, compresi i bambini, su scala relativamente ampia a Ghouta un’area di Damasco il 21 agosto 2013.
Dal momento che le accuse sono emerse, il governo ha riconosciuto di essere in possesso di armi chimiche, e ha aderito alla Convenzione sulle armi chimiche promettendone la loro eliminazione. Una missione congiunta delle Nazioni Unite assieme all'Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPAC) è stata istituita e sta supervisionando la distruzione degli arsenali della Siria e degli impianti di produzione.
Ban Ki-moon alla ricezione del rapporto ha affermato: "L'uso di armi chimiche è una grave violazione del diritto internazionale e un affronto alla nostra comune umanità". "Dobbiamo restare vigili per garantire che queste armi terribili vengano eliminate, non solo in Siria, ma in tutto il mondo". E poi all’Assemblea Generale, il Segretario Generale ha detto: “La Comunita’ internazionale ha la responsabilita’ politica e morale di punire i responsabili, in modo da scoraggiare incidenti futuri e assicurare che le armi chimiche non possono riemergere come strumento di guerra”.
Ad ogni modo, il team nominato dall’Onu prima che la Siria riconoscesse che possedeva tali armi, non ha specificato chi avrebbe potuto usare le armi in quasi tre anni di guerra civile tra governo e combattenti dell’opposizione, dal momento che non rientrava nel suo mandato.
La squadra basa le sue conclusioni sul gas nervino ritrovato nei resti di missili superficie-superficie esplosi presso il sito di Ghouta, contaminazione ambientale da gas nervino nella zona dove sono stati colpiti i pazienti, epidemiologia di oltre 50 interviste rilasciate dai sopravvissuti e gli operatori sanitari, intossicazione da organofosforici composti e presenza di nervino nel sangue e nelle urine.
Nel caso di Khan Al Asal, nei pressi di Aleppo nel nord del paese, il team ha basato le sue conclusioni sulle testimonianze del personale medico e militare che partecipano all'operazione di salvataggio e sulla documentazione da parte del settore sanitario locale, interviste con i sopravvissuti che hanno confermato sintomi di un'intossicazione organofosforici.
Il team ha inoltre osservato che nessuna delle parti ha negato l'uso di armi chimiche in tale area e che la valutazione delle informazioni fornite dal governo siriano, così come da Francia, Russia, Regno Unito e Stati Uniti ha dimostrato effettivamente che sono state usate armi chimiche.
Ci sono stati altri casi come ha infine dichiarato il team dove molto probabilmente si è verificato un uso di armi chimiche come per esempio a Jobar e Saraqueb il 24 agosto e a Ashrafiah Sahnaya il 25 agosto contro soldati e civili ma su scala relativamente piccola, e la mancanza di informazioni primarie e di campioni ambientali non stabilirebbe con esattezza un collegamento tra le vittime e i presunti eventi.
Durante la conferenza stampa con i giornalisti, il capo degli ispettori Onu Sellström ha ribadito che la missione aveva le istruzioni di verificare se fossero avvenuti degli attacchi chimici in Siria, non provare chi fossero i responsabili di questi attacchi. Ma dai corrispondenti dell’Onu sono state molte le domande che hanno insistito per cercare di sapere da Sellström se avesse trovato le prove d chi avesse usato le armi per prima e, infine, del coinvolgimento delle armi chimiche da parte di entrambi i contendenti nel conflitto, il regime siriano di Assad e le forze ribelli dove ormai le forze estremiste vicine ad Al Qaeda hanno preso il sopravvento. Sellström è rimasto di ghiaccio, cercando di sviare quel tipo di domande da lui definite “politiche”, ma ad un certo punto ha risposto, che no, il materiale raccolto dal suo team che prova l’utilizzo di armi chimiche allo stesso tempo “non riuscirebbe a condannare in una corte di tribunale i presunti colpevoli”. Insomma la “pistola fumante” non è stata ancora trovata ma, a quanto pare, non era compito della sua missione trovarla. Quando abbiamo chiesto a Sellström se alla fine e in base alle sue aspettative iniziali di questa missione in Siria, da una scala di 1 a dieci quale voto darebbe al suo rapporto finale, ci ha risposto: 8,7. Strano numero. Un voto sicuramente positivo, ma non il massimo. Qualcosa da quel rapporto manca ancora.
Nel team di Dr. Sellström, alla conferenza stampa finale, c’era anche il Dr. Maurizio Barbeschi, della Organizzazione Mondiale della Sanita’ che affiancava nella missione il lavoro del Dr. Sellström. Lo abbiamo intervistato alla fine della conferenza stampa.
Quasi tre milioni di bambini siriani non vanno a scuola
Nel frattempo, il Fondo dell’ONU per l'Infanzia (UNICEF) e alcuni suoi partner, hanno rilasciato oggi un nuovo documento che evidenzia in dettaglio il declino dell’istruzione per i bambini siriani – che è stato dichiarato "il più forte e il più rapido nella storia della regione".
Secondo il rapporto “Education Interrupted”, pubblicato congiuntamente da UNICEF, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR , World Vision e Save the Children , dal 2011 quasi 3 milioni di bambini provenienti dalla Siria sono stati costretti a lasciare la loro formazione scolastica a causa dei combattimenti che hanno distrutto le aule, terrorizzando i bambini ad andare a scuola e costringendo intere famiglie a fuggire dal paese.
“I progressi compiuti nel corso di vari decenni sono stato invertiti in meno di tre anni”, ha detto un comunicato stampa congiunto, rappresentando un primo tentativo di quantificare la reale portata del declino sconcertante in materia di istruzione in un paese dove il tasso di scolarizzazione primaria era pari a 97% prima dell'inizio del conflitto.
“Più di 1.000 giorni di sangue in Siria hanno visto milioni di bambini perdere la loro possibilità di istruirsi, le scuole e gli insegnanti “, ha detto il comunicato stampa . “Nella migliore delle ipotesi, i bambini riescono ad ottenere un’istruzione sporadica … Nel peggiore dei casi invece sono costretti ad abbandonare la scuola e a lavorare per sostenere le loro famiglie”.
Il documento ha rilevato che all'interno della Siria, 1 scuola su 5 non può essere utilizzata perché è stata danneggiata, distrutta o è divenuta un riparo per gli sfollati. Nei paesi che ospitano i rifugiati siriani, i bambini siriani che non vanno a scuola oscillano tra i 500.000 e i 600.000. Le Nazioni Unite e i partner hanno notato che la Siria era un leader regionale nel campo dell'istruzione prima del conflitto, ma in meno di tre anni si è verificato il declino più acuto, con conseguenze disastrose per il futuro delle nuove generazioni.
Affrontare un duro inverno in mezzo a una guerra civile per il terzo anno consecutivo è davvero insostenibile per un popolo che sta soffrendo così tanto. Il Programma Alimentare Mondiale (PAM) ha iniziato la distribuzione alle famiglie sfollate che vivono in 10 rifugi a Damasco di quasi 10.000 litri di combustibile per la cottura e il riscaldamento. Altre distribuzioni sono previste per altri 35 rifugi nei prossimi giorni.
Il Country Director del PAM in Siria, Matthew Hollingworth ha dichiarato: “La Siria è sempre piuttosto fredda in inverno, ma è molto diverso quando si deve affrontare un feroce inverno in un rifugio con risorse molto limitate, piuttosto che nella comodità della propria casa”. “La maggior parte degli sfollati sono fuggiti dalle loro case con poche cose e non hanno nemmeno vestiti o coperte calde abbastanza per respingere il gelo. Hanno pertanto un disperato bisogno di combustibile per il riscaldamento e per cucinare il cibo che ricevono tramite assistenza umanitaria". Negli ultimi giorni infatti, il PAM ha continuato a inviare cibo ai civili che soffrono nelle zone difficili da raggiungere e ha consegnato a 3.000 famiglie razioni di cibo, sufficienti a sfamare 15.000 persone per un mese. Altrove, le distribuzioni di cibo sono in corso nonostante le intemperie mentre i piani dell'agenzia per fornire cibo a 4 milioni di persone in tutta la Siria per questo mese sono sulla buona strada.
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