Il Mondo in queste ore s’inchini riverente. S’inchini dinanzi alla figura di Nelson Mandela. Mandela è morto. Viva Mandela! Se ne va così per sempre (nella carne, ma non nello spirito) il nemico dei Boeri, il nemico d’una genìa di ottusi, retrogradi, reazionari; l’amico dei sudafricani di ceppo invece inglese, comprensivi, portati all’amore verso l’”underdog” che non ha speranze… Condannato senza appello…
Se ne va un gigante. Se ne va il campione del Perdono. Il “Capitano” del Sudafrica bianco (col solo Williams nero in squadra) trionfatore nel Mondiale di Rugby del 1995. L’uomo che fra il 1992 e il 1994 grosso modo, seppe sventare un bagno di sangue ben più esteso di quello cui avevano dato luogo i repubblicani di Oliver Cromwell, i Giacobini di Saint-Just, Robespierre, Marat…
Se ne va un animo candido… Un animo candido “indurito". Come dimenticare, del resto, l’asfissiante, umiliante, lunga prigionia in un’isola a sud di Città del Capo…? Prodigio: lui se ne dimenticò non appena, incalzato dalla Storia (e dagli Stati Uniti), il Presidente De Klerk passò la mano… Ricevette con tutti gli onori il “terrorista”, il “reprobo”, e al “sovversivo”, al vecchio capo dell’ANC, consegnò il Potere sotto il Sole dell’estate sudafricana.
Mandela… Quasi sembra un personaggio ‘mitologico’: magnanimo col nemico, dedito all’affratellamento, il Capo super partes nella più smagliante espressione possibile. Un uomo, sissignori, “sovrumano”. Davanti a lui rimpiccioliscono i Terre-Blanche, i “Pik” Botha, i Boeri, sì, chiusi nel loro grottesco complesso di superiorità; i Boeri che conoscono a memoria la Bibbia, la quale giustifica la schiavitù… Un orrore. Una turpitudine, sissignori. Chiamiamole col loro nome, le cose. La Bibbia…
Nelson Mandela, un Claudio, un Marc’Aurelio. Un costruttore. La guida d’una Nazione che, altrimenti, sarebbe affogata nel sangue. Altro che Congo 1960… Nelson Mandela, la nostra coscienza… La nostra buona coscienza. Il Maestro di tutti noi. Il papà di tutti noi.