*Riportiamo di seguito, il trascritto della corrispondenza di Stefano Vaccara dal Palazzo di Vetro dell’Onu per Radio Radicale, andata in onda sabato 27/07/2013
New York, dal Palazzo di Vetro dell’ONU – Per due giorni alle Nazioni Unite la scena diplomatica è stata occupata da una delegazione della Coalizione Nazionale Siriana, che raggruppa le principali opposizioni al regime di Al Bashar Assad, opposizione guidata dal nuovo leader eletto Ahmed al –Jarba. Venerdì per la prima volta i leader dell’opposizione siriana si sono incontrati con i membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, anche se la riunione è stata informale, tenuta fuori dalla sala con il grande tavolo rotondo del Consiglio di Sicurezza, appunto per sottolinearne la non ufficialità. Nell’incontro di venerdì, l’opposizione siriana che era stata invitata dalla delegazione britannica alle Nazioni Unite, si è soprattutto appellata alla Russia di smettere di dare supporto politico e militare al regime di Assad.
Ricordiamo che il Consiglio di Sicurezza, in questi ormai due anni di guerra civile in Siria, è rimasto bloccato dai veti posti da Russia e Cina contro le azioni degli Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna di intensificare le sanzioni contro Assad.
Il giorno prima, la delegazione dell’opposizione siriana guidata da Al Jarba, aveva avuto un incontro con John Kerry che quel giorno era anche per la prima volta al Palazzo di Vetro in qualità di neo Segretario di Stato Usa. L’incontro tra Kerry e Jarba era stato tenuto all’interno della Missione Usa che si trova proprio difronte al Palazzo di Vetro. Li una trentina di giornalisti corrispondenti dall’Onu, incluso il vostro di Radio Radicale, per circa due ore sono stati lasciati ad aspettare in una stanza senza sedie e senza aria condizionata, per poi poter entrare solo per un paio di minuti in un altra stanza dove in quel momento stava per iniziare l’incontro tra Kerry e la delegazione siriana dell’opposizione. Nessuna possibilità di far domande per un incontro che non sembra aver scaturito granchè. Infatti gli USA non hanno rilasciato alcun comunicato ufficiale. Unica consolazione per i giornalisti, all’uscita Kerry si è fermato un minuto solo per dire si essere “fiducioso” che la strada per la cosiddetta “Ginevra 2”, la conferenza di pace tra le parti in conflitto, sarà ora più percorribile. Ma una data fissata per la conferenza ancora non c’è.
Infatti le speranze dei paesi occidentali così come anche della Russia, erano che da questa visita della delegazione dell’opposizione all’ONU si potesse arrivare a convincere la Coalizione Nazionale Siriana di partecipare alla conferenza di Ginevra senza dettare pre condizioni, ma già venerdì non sembrava che questo obiettivo fosse stato raggiunto. Infatti la delegazione dell’opposizione siriana ha ribadito che per loro contano i principi espressi nel cosidetto comunicato di Ginevra 1, dove in quella precedente riunione secondo loro si sarebbe stabilito che in un governo di transizione con pieni poteri per arrestare la guerra civile non ci sarebbe stato spazio per Assad.
Ma per la Russia, rappresentata all’Onu dall’abilissimo ambasciatore Vitaly Churkin, questa sarebbe già una precondizione inaccettabile. Per Mosca, infatti, alla nuova conferenza di pace di Ginevra si deve andare senza dettare precondizioni che impediscano alla pace di avere alcuna possibilità. L’ambasciatore russo Churkin, parlando con i giornalisti, aveva descritto l’incontro del Consiglio di Sicurezza con la delegazione dell’opposizione siriana “utile” e aveva ribadito che toccava alla comunità internazionale riuscire a fermare entrambe le parti dal continuare a combattere e “fermare questo assurdo e infinito bagno di sangue”.
Intanto le Nazioni Unite, tramite il Segretario Generale Ban Ki-moon che aveva incontrato giovedì mattina il Segretario di Stato John Kerry durante la sua prima visita al Palazzo di Vetro, hanno dichiarato che i morti del conflitto siriano ormai sono arrivati a 100 mila. E Kerry giovedì, subito dopo l’incontro con Ban Ki-mon aveva detto : “Non c’è una soluzione militare per la Siria, ma solo politica e questo richiede una guida che porti le parti al tavolo”
L’incontro del Consiglio di Sicurezza di venerdì con l’opposizione siriana doveva appunto avvicinare la data per la conferenza di pace chiamata Ginevra 2, ma almeno da fonti delle Nazioni Unite non sembrerebbe che si sia raggiunto alcun risultato. L’ambasciatore russo Churkin davanti ai giornalisti si è dimostrato ancora speranzoso ma perchè l’alternativa sarebbe tremenda: “Ovviamente abbiamo ancora qualche ostacolo da superare per a conferenza Ginevra 2 riuscire a riunirsi” ha detto Churkin che poi ha aggiunto: “Ma abbiamo ancora delle possibilità, perchè l’alternativa sarebbe così orribile, che sicuramente vale la pena continuare a tentare”. Ma l’opposizione vuole che il Consiglio di Sicurezza faccia pressioni su Assad per impegnarsi alla creazione di un governo di transizione con pieni poteri esecutivi che escluda Assad stesso. Il capo della delegazione siriana, al Jarba, ha detto che “una volta che Assad si sarà impegnato su questo, noi dell’opposizione saremo pronti ad andare a Ginevra” per la conferenza di pace.
Inoltre il capo della delegazione siriana degli oppositori ha affermato, durante la riunione informale con il Consiglio di Sicurezza, che ''Fino a che il regime di Bashar al Assad continuerà la guerra contro il popolo siriano, l'opposizione deve avere il diritto di difendersi. Negare tale diritto significa che il governo non rinuncerà mai al potere, continuando a portare avanti la sua repressione violenta''.
La Coalizione dell’opposizione siriana ha quindi ribadito che andrà ai colloqui di pace purchè questi siano sulla base dell'attuazione di quanto deciso a Ginevra 1 e mirati alla formazione di un governo di transizione con piena autorità esecutiva, incluso il settore militare e della sicurezza, un governo quindi che escluda Assad. Al Jarba ha chiesto al Consiglio di Sicurezza di ''pretendere dal regime e da tutte le parti in Siria l'impegno ad attuare quanto previsto dalla conferenza Ginevra 1 ed il consenso ad una transizione verso la democrazia''. ''In caso di rifiuto – ha detto ancora – I Quindici devono imporre delle sanzioni che impongano di rispettare tali punti''. Il presidente ha poi confermato l'impegno ''al 100%' da parte della Coalizione per una Siria pluralista, democratica e con uguali diritti per tutti”.
Per le Nazioni Unite già 1,8 milioni di siriani sono fuggiti dal paese e 4,2 milioni hanno dovuto abbandonare le loro case. Per questo l’opposizione siriana ha chiesto al Consiglio di Sicurezza di rafforzare le agenzie umanitarie che operano nel paese e di portare il regime di Assad davanti alla Corte Penale Internazionale, e di domandare alla Russia di non fornire più aiuti politici e militari al regime di Assad”.
L’ambasciatore britannico Mark Lyall Grant, ha dichiarato ai giornalisti che Jarba ha fatto “un discorso molto forte di impegno a preservare l’unità della Siria, per la democrazia e il pluralismo” e di condanna dell’estremismo e il rigetto del terrorismo. “Io penso che i membri del Consiglio di sicurezza saranno rimasti incoraggiati dagli impegni presi dall’opposizione. Si dovrà vedere ancora se il regime è ugualmente impegnato” ha concluso l’ambasciatore britannico Lyall Grant. Anche per l’ambasciatore francese Gerard Araud, la visita all'Onu dei membri della Coalizione Nazionale Siriana, che ha condannato qualsiasi estremismo, ''è stata molto positiva''. Per Araud la coalizione al Jarba durante la riunione con i Quindici ha espresso una ferma condanna dell’estremismo e del terrorismo, ha espresso l'aspirazione alla democrazia e l'impegno per la conferenza di Ginevra 2. Dopo l’incontro con i membri del Consiglio di Sicurezza, la delegazione siriana dell’opposizione ha tenuto una conferenza stampa ospite dell’Associazione dei corrisponsdenti dall’Onu. Qui, oltre a ribadire i concetti espressi all’interno del Consiglio di Sicurezza, il capo della delegazione al Jarba ha espresso delle ulteriori considerazioni che hanno sorpreso non poco i giornalisti presenti.
La conferenza stampa dell'opposizione siriana presso l'UNCA, l'associazione dei correspondenti dall'ONU
Dopo aver detto che “La situazione in Siria è disperata, la gente vuole pace e democrazia. Abbiamo bisogno di una maggiore pressione internazionale per costringere il regime di Bashar al Assad ad accettare una transizione politica'', il leader della Coalizione nazionale siriana ha detto che l’opposizione ha bisogno urngente di armi per potersi difendere dagli attacchi incessanti del regime di Assad. Ma alla domanda se l’ulteriore invio di armi in Siria non comporti un ulteriore aumento dei morti, soprattutto se queste armi andassero a finire nelle frange più estremiste dell’opposizione, Jarba ha risposto che l’opposizione garantisce il massimo controllo sulle armi, l’opposizione sarebbe l’ultima a dare le armi agli estremisti islamici perchè questi in realtà sarebbero in uan specie di accordo di non belligeranza con il regime di Assad per combattere solo contro l’opposizione. Cioè Assad, secondo la delegazione dell’opposizione siriana presente all’ONU, si sarebbe accordato con gli integralisti islamici, compreso Al Qaeda, per eliminare l’opposizione democratica: “Non daremo i rifornimenti di armi agli estremisti perché noi combattiamo anche contro di loro” ha detto Jarba. Che ha continuato: “Non sappiamo esattamente come, ma il regime ha fatto un accordo con queste forze estremiste. E’ grazie a questo accordo che ogni giorno l’esercito governativo diventa sempre più forte, mentre noi perdiamo terreno. Stranamente le forze integraliste non vengono mai attaccate da Assad. Mentre noi siamo sempre sotto pressione da entrambi”.
Al Qaeda alleata di Assad contro l’opposizione siriana guidata da Jarba? In un ascensore dell’ONU, Radio Radicale lo ha chiesto all’ambasciatore inglese Grant, se ritenesse credibile la dichiarazione del suo ospite Jarba. L’ambasciatore inglese, che si è fatto ripetere la dichiarazione, ci è apparso piuttosto sorpreso ma ha risposto che non poteva fare commenti.
Intanto concludiamo questa corrispondenza, ricordando che il Segretario di Stato John Kerry, giovedì era venuto per la prima volta al Palazzo di Vetro anche per presiedere al Consiglio di Sicurezza l’importante riunione sulla situazione in Congo e nella regione dei grandi laghi, dove si trascina una guerra senza fine tra forze governative della Repubblica democratica del Congo e i ribelli di M23. Kerry ha espresso durante la riunione del Consiglio di Sicurezza, la preoccupazione sul fatto che i ribelli starebbero ricevendo armi dai paesi vicini. Kerry non ha fatto il nome di alcun paese, ma in precedenza il portavoce del Dipartimento di Stato Jen Psaki aveva detto che gli Stati Uniti credevano di avere delle prove credibili che il Rwanda sia dietro la fornitura di armi al gruppo ribelle di M23.
Le Nazioni Unite dal canto loro hanno accusato sia il Rwanda che l’Uganda di aver aiutato M23 , che aveva a novembre conquistato la città di Goma, nell’Est del Congo, per poi abbandonarla dopo la successiva pressione internazionale. Sia il Rwanda, che per ora siede nel Consiglio di Sicurezza, che l’Uganda, hanno negato le accuse nei loro confronti. Entrambi paesi lo scorso febbraio avevano posto la la loro firma ad un accordo di pace che vede impegnati i paesi dell’aerea.
Mary Robinson, l’inviata speciale dell’ONU per la regione dei Grandi Laghi, durante la riunione del Consiglio di Sicurezza, ha dichiarato che non passa un giorno “senza che arrivi la notizia di uccisioni, stupri, assalti e nuove ondate di rifugiati” dall’est del Congo, una nazione di 70 milioni di persone che vivono in un territori grande quanto l’Europa Occidentale. “Quello che mi colpisce è la mancanza di indignazione e orrore a questi dati giornalieri” dal Congo, ha detto l’inviata speciale di Ban Ki Moon.
Alla fine, il Consiglio di Sicurezza presieduto dal Segretario di Stato Kerry ha adottato un “presidential statement”, una dichiarazione presidenziale, in cui si condannava i nuovi atttacchi dei ribelli in Congo e si domandava che tutti i gruppi armati immediatamente si sciogliessero e disarmassero. Nella sua dichiarazione, il Consiglio di Sicurezza non ha fatto menzione del supporto esterno dato ai ribelli. Poi si è saputo che il Rwanda si era opposto ad una precedenza bozza di dichiarazione dove si faceva riferimento agli aiuti al M23. Ma nella dicarazione presidenziale si faceva riferimento alla preoccupazione per l’aumento delle attività nell’Est del Congo del gruppo armato del FDLR, un gruppo militare di Hutu che nel 1994 si era reso colpevole di genocidio in Rwanda, e dei ripetuti attacchi del FDLR nel territorio del Rwanda. Ma il ministro degli Esteri del Congo, Raymondo Tshibanda, ha fortemente negato ogni coinvolgimento del suo paese nel FDLR.
Nonostante certe notizie che arrivano dalla regione, invece si è mostrato ottimista il Segretario Generale dell’ONU Ban Ki Moon che ha detto che le prospettive di pace nel Congo “sono le migliori che ci sono state in tanti anni” Nell’affermare ciò il segretario generale dell’ONU ha indicato il rinforzamento della forza di pace dell’ONU nella regione con l’invio di una brigata di intervento che ha il senza precedenti mandato di poter attaccare e disarmare i gruppi ribelli, con o senza l’appoggio delle truppe congolesi. Ora dopo l’intervento di giovedì di John Kerry al Consiglio di Sicurezza, ad una settimana dal termine della presidenza di turno USA, si attende la nuova ambasciatrice americana, Samantha Power, che è in attesa ancora dello scontato voto del Congresso di accettazione della nomina di Obama.