Il Presidente del Sudan Al – Bashir, sarebbe tra gli oltre 30 capi di Stato africani che si recheranno ad Abuja per la Conferenza Internazionale sull’HIV/AIDS. La Conferenza avrà inizio domani e porrà sicuramente la Nigeria nell’occhio del ciclone proprio perché Al –Bashir è incriminato della Corte Penale Internazionale (CPI) per crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio in Darfur (una regione nel Sudan occidentale).
Questa notizia è emersa su giornali sudanesi proprio lo stesso giorno che il Segretario Generale dell'ONU, Ban Ki-moon, in riferimento al recente attacco a Yobe in una scuola, ha ammonito che la Nigeria risulta tra i paesi in cui i bambini che vogliono abbracciare l'istruzione, vengono uccisi senza pietà.
Ban ha parlato lo scorso venerdì presso il Palazzo di Vetro a New York in una sessione dell'Assemblea sulla Gioventù tenutasi per onorare Malala Yousafzai, la superstite ragazza pakistana, che è stata colpita alla testa dai talebani l'anno scorso, per aver scelto di frequentare la scuola.
La comunità internazionale chiede alla Nigeria di onorare i suoi obblighi verso la Corte Penale Internazionale (CPI) con l'arresto del Presidente sudanese Omar Al-Bashir oppure di annullare la sua visita in territorio nigeriano, la Coalizione per la Corte Penale Internazionale ha dichiarato ieri.
La Corte Penale Internazionale (in inglese: International Criminal Court – ICC; http://www.icc-cpi.int ) è un tribunale permanente per crimini internazionali ed ha sede all'Aia, nei Paesi Bassi.
Centrale per il mandato della Corte è il principio di complementarità, che sostiene che la Corte interverrà soltanto se i sistemi giuridici nazionali non siano disposti o in grado di indagare e perseguire i colpevoli di genocidio, crimini contro l'umanità, crimini di guerra e di aggressione.
La Corte Penale Internazionale non è un organo dell'ONU e non va confusa con la Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite, anch'essa con sede all'Aia. Ha però alcuni legami con le Nazioni Unite, ad esempio il Consiglio di Sicurezza ha il potere di deferire alla Corte situazioni che altrimenti non sarebbero sotto la sua giurisdizione (art. 13(b), Statuto di Roma).
Lo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale è stato stipulato il 17 luglio del 1998 ed è entrato in vigore il 1º luglio 2002 alla ratifica dello Statuto di Roma da parte del sessantesimo stato.
Gli stati parte sono 121 (aprile 2012), più della metà dei 193 stati membri dell'ONU.
La Coalizione per la Corte Penale Internazionale è invece una rete globale di organizzazioni della società civile presenti in 150 paesi e che lavorano in partnership per rafforzare la cooperazione internazionale con la CPI al fine di garantire che la Corte sia equa, efficace e indipendente oltre a fare in modo che venga resa giustizia alle vittime di crimini di guerra, crimini contro l'umanità e genocidio (per chi volesse ulteriori info: http://www.coalitionfortheicc.org).
"Permettendo al Presidente Al-Bashir di poter giungere tranquillamente in Nigeria senza arrestarlo costituirebbe un fallimento della Nigeria nell’adempiere ai suoi obblighi verso lo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale", ha annunciato Stephen Lamony, Senior Consultant della Coalizione per la Corte Penale Internazionale. "La Nigeria come altri membri della CPI che si sono impegnati a porre fine all'impunità, non devono permettere che i mandati d'arresto della Corte non vengano applicati e per lo meno non devono accettare visite di sospetti criminali del calibro di Al-Bashir".
In quanto Stato membro dello Statuto di Roma, la Nigeria è obbligato ad arrestare Al-Bashir se quest’ultimo dovesse arrivare nel paese.
Al-Bashir è ricercato dalla CPI sin dal 2009 per crimini di guerra e crimini contro l'umanità commessi durante il conflitto nella regione del Darfur. L'anno successivo, la Corte ha emesso un mandato di arresto per Al-Bashir per l'accusa di genocidio ma continua ancora a rifiutare di consegnarsi, anzi ci sono state persino manifestazioni in suo favore soprattutto dopo aver vinto nuovamente le presidenziali nel maggio 2010.
"Le vittime del conflitto in Darfur hanno sofferto senza giustizia per più di un decennio, in parte a causa della riluttanza di alcuni Stati membri della CPI di rispettare i mandati di arresto per Al-Bashir e altri sospettati in Darfur", ha confermato Lamony. "La Nigeria deve decidere se intende stare con le vittime innocenti del Darfur o ignorare il loro diritto alla giustizia".
Il 27 agosto 2010, Al – Bashir si è recato in Kenya e non è stato arrestato, stessa cosa è avvenuto quando si è recato in Etiopia, Uganda ed Egitto. Tuttavia il Presidente sudafricano Jacob Zuma assicurò, durante i mondiali di calcio, che Al – Bashīr sarebbe stato arrestato se fosse giunto in Sudafrica per seguire le varie partite.
Il Sudan è notoriamente famoso per la guerra civile che ha dilaniato il paese per moltissimi anni e che ha visto contrapposte la parte settentrionale, araba e musulmana e quella meridionale, cristiana e animista, dove milioni di cristiani sono stati uccisi, esiliati, lasciati morire di fame e privati dell'educazione e della dignità umana. Quando tutto sembrava stesse scemando nel 2003 un nuovo conflitto davvero violento scoppiò (ed è tutt’ora in corso benché vi sia una tregua) e vede contrapposti i Janjaweed (letteralmente "demoni a cavallo") un gruppo di miliziani arabi reclutati fra i membri delle locali tribù beduine “Baggara” e la popolazione non nomade della regione (principalmente composta da tribù dedite all'agricoltura). Il governo sudanese, pur negando ufficialmente di sostenere i Janjaweed, ha fornito loro armi e assistenza e ha partecipato ad attacchi congiunti rivolti sistematicamente contro i gruppi etnici Fur, Zaghawa e Masalit. Le cifre su questa pulizia etnica si aggirano intono alle 400.000 vittime secondo varie ONG e la Coalizione della CPI.
Lunedi scopriremo da che parte si schiera la Nigeria se con le vittime o con i carnefici…