Si chiama Roberto Vannacci, è un generale di divisione dell’Esercito italiano, e nega di aver scritto frasi che insultano femministe, ambientalisti e la comunità LGBTQ+; ma il suo libro “Il mondo al contrario” (autopubblicato) gli è costato il posto alla guida dell’Istituto Geografico Militare.
Il volume è uscito il 10 agosto e le polemiche sono servite da volano alle vendite: il frutto delle fatiche di Vannacci (ben 373 pagine per 19,76 euro, solo in edizione cartacea e non elettronica) è arrivato in cima alle classifiche di vendita su Amazon, numero uno non solo nella categoria Saggi ma in assoluto: ha scavalcato – amaro paradosso – Accabadora della scrittrice femminista appena scomparsa, Michela Murgia.
Dal 17 agosto articoli di giornale e social borbottano su questa creazione. Prima è arrivato un comunicato dell’Esercito: “la Forza Armata prende le distanze dalle considerazioni del tutto personali (come precisato nel testo) espresse dall’Ufficiale”. Poi ha parlato il ministro della Difesa Guido Crosetto – del partito della premier Meloni, Fratelli d’Italia: “Non utilizzate le farneticazioni personali di un Generale in servizio per polemizzare con la Difesa e le Forze Armate. Vannacci ha espresso opinioni che screditano l’Esercito, la Difesa e la Costituzione. Per questo sarà avviato dalla Difesa l’esame disciplinare previsto”. Poi la mannaia con la destituzione e il trasferimento per lui al Comfoter (Comando forze operative terrestri) di Firenze.
Ma insomma che dice questo libro? Su Amazon, lo stesso Vannacci così lo descrive: “Il Mondo al contrario vuole provocatoriamente rappresentare lo stato d’animo di tutti quelli che, come me, percepiscono negli accadimenti di tutti i giorni una dissonante e fastidiosa tendenza generale che si discosta ampiamente da quello che percepiamo come sentire comune, come logica e razionalità (…) Alieni che (…) vivono in un ambiente governato da abitudini, leggi e principi ben diversi da quelli a cui eravamo abituati”, e via così inveendo contro i graffitari, chi manifesta “contro una vaticinata apocalisse climatica e contro i provvedimenti già presi e stabiliti dalla maggioranza” e i dibattiti che “non parlano che di diritti, soprattutto delle minoranze”.
Qualche perla dal testo: “Io non ho niente contro gli omosessuali, sono favorevole ai loro diritti, non li giudico, perché non si possono giudicare i gusti. Quello che contesto è che ciò che è eccezionale, marginale, minoranza, venga rappresentato come la normalità”. “Sembra quasi che si cerchi di desensibilizzare la società con immagini e parole che rispondono a un bisogno di ostentazione: io amo giocare a tennis, ma mica vado ogni giorno vestito da tennista per rivendicarlo”. Si cita anche la celebre pallovvolista star della nazionale, Paola Egonu, che “è italiana di cittadinanza, ma è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità”, qualunque cosa italianità voglia dire in un paese meticcio come l’Italia.
Ovvie le proteste di tutto l’arco delle opposizioni. Vannacci però, convocato in tv dalla trasmissione “Diario del Giorno” (su Rete4, la più conservatrice delle reti berlusconiane), si è difeso: “Quando scrivevo questo libro sapevo che avrebbe dato da discutere ma sicuramente non mi aspettavo questo polverone… L’odio è un sentimento, come l’amore e quindi io penso che sia lecito provare disprezzo per qualcosa o per qualcuno. Questo non vuol dire istigare alla violenza… La Costituzione garantisce la libertà di parola”.
Ora, questa storia è rilevante per vari motivi. Il primo: la rapida reazione del ministro Crosetto dimostra quanto il governo Meloni tenga a dimostrarsi liberal. Pone poi un problema a fronte dell’Esercito: Vannacci è una eccezione o il suo spirito di patriota rappresenta una bella fetta delle Forze Armate? E infine, la ricezione del libro e la sua rapida scalata delle classifiche.
Se gli Stati Uniti sono una società polarizzata, l’Italia infatti non appare da meno. Ci sono 15 recensioni su Amazon di questo volume, e oscillano fra le 5 stelle e quelli che ne assegnano solo una. I primi si sentono finalmente rappresentati. Dice un lettore soddisfatto: “Il mondo al contrario è un bellissimo saggio che pone all’attenzione del lettore le tante incongruenze di una società che in nome di un presunto progresso sociale sembra aver dimenticato il vecchio e sano “buon senso”. La normalità esiste, scrive Vannacci, e non è detto che sia buona o cattiva, bella o brutta”. Un altro, col titolo “Finalmente”: “Ha scritto cose che molti pensano ma che nessuno ha più il coraggio di dire”.
Le recensioni a una stella sono diametralmente opposte: “Definire questo libro retrogrado e razzista “sterco” è un complimento”, e ancora “Il fatto che questo prodotto (fatico a chiamarlo libro) possa essere acquistato con il bonus cultura, mi fa male. Tanto male…”
È lo stesso scontro che vediamo ogni giorno sui social media: da una parte chi vuole tutelare i diritti di tutti, dall’altra chi si scaglia contro “la dittatura del politically correct” sentendo che mette a rischio la sua identità; divisi da un baratro su cui non c’è ponte né terreno di mediazione.