Una celebre frase di Martin Luther King recita: “Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo ancora imparato la semplice arte di vivere insieme come fratelli”.
La domanda è questa: “Possono esistere nel 2023 episodi di razzismo?” La risposta è semplice e allo stesso tempo terribile: “Si”.
L’ultimo caso si è registrato ad Agrigento, Capitale italiana della cultura 2025. Una storia che è stata rilanciata da tutti i giornali nazionali.
Poteva accadere in qualunque altro posto d’Italia, ma non in una città che è stata crocevia di tante culture.
Agrigento è stata definita da Pindaro, poeta greco, “la più bella città dei mortali”. I greci si innamorarono perdutamente di questo territorio. Diodoro Siculo, storico siceliota, ha scritto testimonianze importanti sulla ricchezza di Agrigento come ad esempio che: “C’erano vigneti di eccezionali dimensioni e bellezza, e la maggior parte delle terre era coperta di ulivi, la cui abbondantissima produzione era destinata al commercio cartaginese”. La Valle dei Templi rappresenta il patrimonio del mondo classico. Oggi, possiamo ammirare quello che i greci ci hanno lasciato e godiamo di tante bellezze e meraviglie.
Agrigento è una città che è sempre stata ospitale e accogliente. Purtroppo, in questa città si è consumato questo episodio squallido raccontato da Carmelo Roccaro, presidente della cooperativa sociale Al Karhub, che gestisce il noto ristorante Ginger People&Food del capoluogo siciliano.
Carmelo Roccaro ha raccontato sul proprio profilo Facebook quanto accaduto. Una turista sessantenne è entrata nel ristorante col suo compagno e dopo aver dato uno sguardo al menù ha chiamato Karima, addetta di sala, e le ha chiesto se la proprietaria fosse di colore. Alla conferma si è alzata dicendo che non intendeva più cenare nel ristorante. In effetti, la cuoca è Mareme Cissè, che vanta diversi premi e riconoscimenti, tra cui quello di campionessa mondiale di Cous Cous. Nata in Senegal e arrivata ad Agrigento nel 2012 per ricongiungersi col marito.
Una vicenda che mi ha fatto ripensare al bellissimo discorso di insediamento di Barack Obama: “È giunto il momento di riaffermare il nostro spirito; di scegliere la nostra storia migliore, di sostenere quel dono prezioso, quella nobile idea passata di generazione in generazione: la promessa divina che tutti sono uguali, tutti sono liberi, tutti meritano l’opportunità di perseguire la loro piena felicità (…) Sappiamo che il nostro multiforme retaggio è una forza, non una debolezza: siamo un Paese di cristiani, musulmani, ebrei e indù – e di non credenti; scolpiti da ogni lingua e cultura, provenienti da ogni angolo della terra”.
Che senso ha chiedersi qual è il colore della pelle di chi cucina? E Perché ogni tanto dobbiamo fare questi passi indietro? Viviamo in un mondo globalizzato in cui tutti dovremmo essere fratelli. Abbiamo vissuto il dramma della pandemia e ancora non riusciamo a capire che da soli non siamo niente.
Non sappiamo proteggere la nostra casa, la Terra, e la stiamo distruggendo giorno dopo giorno. In una società affetta da “cattivismo” non rispettiamo le persone, l’ambiente e la cultura.
Nel 2021 Papa Francesco, nella giornata contro le discriminazioni, ha ricordato a tutti che: “Il razzismo è un virus che muta facilmente e invece di sparire si nasconde, ma è sempre in agguato. Le espressioni di razzismo rinnovano in noi la vergogna dimostrando che i progressi della società non sono assicurati una volta per sempre”.
Arginiamo l’odio che dà vita ad altro odio e demoliamo gli stereotipi che diventano una trappola per tutti. Il sociologo polacco, Zygmunt Bauman, ha spesso parlato dell’odio, sostenendo che la paura e l’odio si nutrono dello stesso cibo: “La paura deve per forza cercare, inventare e costruire gli obiettivi su cui scaricare l’odio mentre l’odio ha bisogno della spaventosità dei suoi obiettivi come ragion d’essere.” Non possiamo più permettere che esistano persecuzioni di genere o che esistano “categorie” di persone sulle quali far ricadere le nostre insoddisfazioni o i nostri timori.
Noi ci vergogniamo come italiani, come siciliani e come agrigentini. Chiediamo scusa a Marame Cissè, una professionista esperta, che possiede tanta dignità e tanta dignità hanno gli agrigentini che sanno essere solidali e sanno donare il loro amore agli altri.
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