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in Cronaca italiana
January 13, 2022
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January 13, 2022
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Le violenze di Milano e quell’idea della donna come oggetto da possedere e umiliare

Le immagini degli abusi su nove ragazze la notte di Capodanno hanno fatto il giro d'Italia. Il problema è che esiste ancora l'idea di possesso della donna

Tiziana FerrariobyTiziana Ferrario
Le violenze di Milano e quell’idea della donna come oggetto da possedere e umiliare

Un fermo immagine del video in cui ragazze piangono dopo le molestie subite a Milano - YouTube

Time: 3 mins read

Da giorni sento montare la rabbia per quanto accaduto la notte di Capodanno perché si fa un gran parlare di disagio sociale, quasi per giustificare simili atti ignobili.

Nessun disagio sociale può giustificare le violenze sessuali di quel branco, frutto di una cultura di sopraffazione della donna, considerata oggetto da possedere, da umiliare, da dominare, da toccare, da stuprare. Uno schifo. Serve una punizione esemplare, ma anche educativa per gli autori di quelle violenze. Le indagini stanno andando avanti e mi auguro che al più presto si arrivi a identificare i membri di quell’odioso branco, composto da giovani che non hanno avuto alcun tentennamento o dubbio nel palpeggiare nelle parti più intime alcune ragazze andate a festeggiare il Capodanno in piazza del Duomo, il luogo più bello di Milano, sotto gli occhi di quella Madonnina che nei secoli ha assistito a ben altro tipo di manifestazioni.

Due sono già stati identificati, altri mi auguro lo saranno presto. Le indagini proseguono grazie ai filmati di quella notte nei quali si vede la forza vigliacca del gruppo, prima contro una giovane che chiede inascoltata aiuto. Le strappano i vestiti, ridono e per fortuna arriva un giovane a metterla in salvo dal branco. Passano poi a molestare altre due ragazze, ma le giovani abusate sarebbero almeno nove. Loro sono tanti e, come tutti i vili, insieme si sentono forti e agiscono senza alcun tentennamento, perché forse quello è il loro comportamento abituale con le donne. Ecco perché credo sia necessaria una punizione forte contro gli autori di quelle violenze che possa educare i tanti giovani che hanno un’idea sbagliata sul rispetto dovuto alle donne.

Una punizione che scuota anche le loro comunità di provenienza. I bla bla bla sulle periferie mi irritano. Nessuna condizione di povertà può giustificare tali azioni. Non è che se sei povero e vieni da quartieri difficili sei autorizzato a non comportarti bene. Non funziona così, perché le periferie sono piene di persone per bene e oneste che cercano di convivere con gli altri facendo tanti sacrifici. Certo che ci vorrebbe più integrazione, certo che un campo di calcio sotto casa terrebbe occupati i ragazzi, certo che un quartiere con più servizi sarebbe meglio dell’abbandono di certe periferie, ma è difficile che qualche attività in più sia sufficiente a modificare quel modello culturale che certi uomini hanno sul rapporto con la donna.

Provengono da paesi, diciamolo chiaramente e con coraggio, dove la donna deve essere sottomessa e va dominata. Basta ricordare cosa successe a Piazza Tahir al Cairo durante le manifestazioni della primavera araba che portarono alla deposizione del presidente Morsi. Centinaia di donne, denunciò Human Rights Watch, vennero violentate nell’indifferenza delle autorità locali. In poche denunciarono, perché in certe società conservatrici lo stupro viene considerato un disonore per chi lo subisce. Succedeva anche in Italia e l’odiosa pratica del matrimonio riparatore è stata abolita solo nel 1981.

È evidente quindi quanto sia ancora difficile tra gli stessi italiani da generazioni superare quell’insopportabile idea di possesso della compagna, che porta al tragico numero di femminicidi, figuriamoci quanto possa essere complicato per chi proviene da famiglie straniere con radici nei paesi di origine dove le donne hanno meno diritti degli uomini, per legge. La violenza sulle donne è una piaga che attraversa le società da secoli e sempre c’è il tentativo di screditare le vittime di tali violenze. Persino Beppe Grillo cercò di mettere in dubbio le parole della giovane che sarebbe stata stuprata nella sua casa in Sardegna dal figlio insieme ad alcuni amici. Il processo è ancora in corso.

Per secoli abbiamo sopportato il discretito contro le donne e le attenuanti messe in campo per minimizzare gli abusi contro di loro. Nessuna attenuante “periferia” è accettabile per certi ragazzi che non rispettano le coetanee.

Serve una punizione che faccia discutere, che sia d’esempio per tutti quelli che trattano le donne come oggetti da umiliare. Questa sì sarebbe una bella lezione di integrazione!

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Tiziana Ferrario

Tiziana Ferrario

Tiziana Ferrario, milanese, giornalista per anni conduttrice e inviata di politica estera per la Rai. E' stata corrispondente da New York. Ha seguito guerre e crisi umanitarie. Per il suo lavoro sui conflitti in Afghanistan Medio Oriente e Africa, è stata nominata dal Presidente Ciampi Cavaliere al merito dell’Ordine della Repubblica. Ha seguito il passaggio dalla presidenza Obama a quella Trump; i suoi libri recenti: "Orgoglio e Pregiudizi il risveglio delle donne ai tempi di Trump" Chiarelettere, 2018; "Uomini, è ora di giocare senza falli!", 2020; è appena uscito il romanzo "La principessa afghana e il giardino delle giovani ribelli", Chiarelettere, 2021

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