Tutto pronto per la guerra dei dazi, ma dietro le quinte continuano i negoziati. Il presidente Donald Trump ha detto che manterrà la sua decisione di imporre da domani a Canada e Messico una tassa sui beni importati negli Stati Uniti del 25% aggiungendo poi che non è ancora stata presa una decisione se anche il petrolio sarà colpito da questo provvedimento.
Il Canada e in Messico preparano le contromisure. “Siamo pronti a rispondere, e daremo una risposta immediata, decisa, energica ma ragionevole – ha detto il primo ministro canadese Justin Trudeau in un discorso alla Nazione -. Non è quello che vogliamo, ma se Trump andrà avanti, agiremo anche noi”, aggiungendo che tutte le opzioni sono sul tavolo.
La presidente del Messico Claudia Sheinbaum ha dichiarato giorni fa che se ci saranno dazi dagli Stati Uniti, anche il Messico imporrà tasse sulle importazioni dei prodotti “Made in the USA” e questo, ha aggiunto, “finirà per pesare nelle tasche di milioni di americani”.
A poche ore dall’implementazione delle minacce Trump, parlando ai giornalisti nello Studio Ovale, il presidente ha affermato che la mossa mira ad affrontare le grandi quantità di migranti clandestini e il fentanyl che attraversano i confini degli Stati Uniti, nonché i deficit commerciali con i suoi vicini. Il presidente ha anche suggerito che stava ancora pianificando di imporre nuove tariffe alla Cina, che all’inizio di questo mese ha detto sarebbero state del 10%, ma non ha fornito dettagli.
Durante la campagna elettorale, Trump ha minacciato di colpire i prodotti cinesi con tariffe fino al 60%, ma ha rimandato qualsiasi azione immediata il suo primo giorno di ritorno alla Casa Bianca, ordinando invece alla sua amministrazione di studiare la questione.
Se anche le importazioni statunitensi di petrolio da Canada e Messico dovessero essere colpite da imposte, si rischierebbe di minare la promessa di Trump di abbassare il costo della vita. Quasi il 60 per cento del petrolio che gli Stati Uniti importano viene dal Canada. Il sette per cento arriva dal Messico. Molte raffinerie utilizzano solo questo mix di prodotti e non possono cambiare sistema per evitare ritorsioni commerciali da parte dei due partner.
I dazi sono una tassa sulle importazioni di beni prodotti all’estero. In teoria, tassare gli articoli che entrano in un paese significa che le persone sono meno propense ad acquistarli perché diventano più costosi. L’intenzione è che acquistino prodotti locali più economici, dando una spinta all’economia di un paese. Ma il costo dei dazi sull’energia importata potrebbe essere trasferito ai consumatori, il che potrebbe aumentare i prezzi di tutto, dalla benzina ai generi alimentari.
“Tutto pronto per la guerra dei dazi quindi, ma dietro le quinte – scrive il Wall Street Journal – gli assistenti di Trump stanno esaminando varie via di uscita per evitare di imporre i dazi su tutti i prodotti che arrivano dai due Paesi confinanti. Si prevede quindi, afferma il giornale conservatore, che entro domani arriverà un annuncio del presidente di misure che potrebbero interessare solo alcuni settori, come l’acciaio e l’alluminio, con l’esenzione per altri, a cominciare appunto dal petrolio.
Il Wall Street Journal azzarda anche l’ipotesi che Trump potrebbe annunciare domani l’imposizione dei dazi, ma fissare ad una data successiva la loro entrata in vigore, permettendo così di continuare i negoziati. Da quando Trump ha minacciato i dazi contro di due Paesi accusati di non fermare i migranti e il traffico di droga sui confini, i consiglieri del presidente stanno conducendo animati negoziati con Canada e Messico. Ed esponenti dell’amministrazione ha detto che i due Paesi hanno fatto progressi verso le richieste della Casa Bianca. Howard Lutnick, futuro segretario al Commercio, ha detto durante l’audizione alla Commissione del Senato, che se Messico e Canada bloccheranno gli ingressi di migranti e droga “non ci saranno i dazi”. “Ma le pressioni – scrive il Wall Street Journal – vengono fatte anche da esponenti del mondo del business nordamericano e rappresentanze sindacali che temono che i dazi provocheranno problemi alla catena dei rifornimenti, l’aumento dei prezzi e della necessità di affidarsi a forniture di Paesi avversari, come Cina e Venezuela”.