Ed è arrivato il primo ostacolo per il Trump 2. Questa mattina un giudice federale ha bloccato temporaneamente l’ordine esecutivo del presidente Donald Trump che, nel primo giorno del suo ritorno alla Casa Bianca, aveva voluto ridefinire un diritto sancito dal 14° emendamento della Costituzione, la cittadinanza per diritto di nascita.
Nella corte federale di Seattle, il giudice John Coughenour, nominato da Ronald Reagan nel 1981, ha ascoltato gli argomenti dei procuratori generali di Arizona, Oregon, Washington e Illinois, che si sono opposti all’ordine esecutivo presidenziale. Nel corso dell’udienza, il giudice ha ripetutamente interrotto l’avvocato del Dipartimento di Giustizia, che non riusciva a trovare argomenti legali per giustificare la decisione del capo della Casa Bianca, in evidente contrasto con il 14° emendamento della Costituzione, aggiungendo che nei suoi oltre 40 anni in magistratura non ha mai visto un caso così palesemente anticostituzionale.
L’ordine esecutivo di Trump stabilisce che i bambini nati negli Stati Uniti, figli di immigrati irregolari, o che non abbiano almeno uno dei genitori cittadino americano, non debbano essere considerati cittadini americani. La decisione si estende anche ai bambini nati da madri presenti negli Stati Uniti solo temporaneamente, come turiste, studentesse universitarie o lavoratrici temporanee.
Quando l’avvocato del Dipartimento della Giustizia, Brett Shumate, ha detto che avrebbe voluto avere la possibilità di spiegare dettagliatamente le considerazioni giuridiche in un briefing completo, il giudice Coughenour gli ha risposto che l’udienza in corso era la sua occasione per esporre i motivi legali per giustificare la legalità della decisione presa dalla Casa Bianca.
Nelle loro memorie, gli avvocati dei cinque Stati che hanno presentato opposizione all’ordine esecutivo del presidente hanno citato la testimonianza resa dall’allora procuratore generale aggiunto Walter Dellinger che, nel 1995, affermò alla Commissione Giustizia del Senato che una legge per limitare la cittadinanza per diritto di nascita sarebbe stata “incostituzionale a prima vista” e che persino un emendamento costituzionale “sarebbe stato una aperta violazione della storia costituzionale e delle tradizioni costituzionali della nazione”.
Il caso discusso oggi a Seattle è solo il primo delle cinque cause legali intentate da 22 Stati e da una serie di gruppi per i diritti degli immigrati in tutti gli Stati Uniti. L’ordine esecutivo di Trump, firmato il giorno dell’insediamento, dovrebbe entrare in vigore il 19 febbraio. Nel 2022, ci sono state circa 255.000 nascite di bambini partoriti da madri che vivevano illegalmente o che erano temporaneamente negli Stati Uniti per motivi di studio o di lavoro.
L’amministrazione Trump ha sostenuto che i singoli Stati non hanno motivi legali per intentare una causa contro l’ordine presidenziale e che la richiesta per una sospensione temporanea è ingiustificata perché non è stato causato alcun danno, aggiungendo che l’ordine esecutivo si sarebbe applicato solo alle persone nate dopo il 19 febbraio, data di entrata in vigore del decreto presidenziale.
Gli Stati Uniti sono tra i circa 30 Paesi in cui viene applicata la cittadinanza per diritto di nascita, il principio dello ius soli o “diritto del suolo”. Il 14° emendamento della Costituzione garantisce la cittadinanza a tutte le persone nate e naturalizzate negli Stati Uniti. Un emendamento ratificato nel 1868, all’indomani della Guerra Civile, per regolarizzare sia la caotica immigrazione del tempo che la complicata situazione giuridica creata con la fine della schiavitù, quando non si sapeva come classificare gli ex schiavi che fino ad allora erano considerati proprietà, come mucche o cavalli.
Una causa federale separata, presentata da altri 18 Stati e dagli avvocati di due città, è stata messa in calendario nella corte federale di Boston, in Massachusetts.