Avete visto la prima foto ufficiale dei sette grandi a Borgo Egnazia per il G7 a guida italiana?
Da sinistra a destra, in posa rilassata, fors’anche per la stanchezza del viaggio ecco Olaf Scholz, il cancelliere tedesco appena reduce da una batosta elettorale alle elezioni europee con i socialdemocratici al terzo posto non solo dietro la Cdu, ma anche dietro i neonazisti di Afd.
Accanto a lui il premier canadese Justin Trudeau che sono più di otto anni che guida il suo paese e ha pubblicamente manifestato di vedere con preoccupazione i partiti politici dell’occidente «scegliere di strumentalizzare le arrabbiature, le paure, le divisioni e l’ansia» dei cittadini per il gioco politico elettorale.
Accanto a Trudeau il presidente francese Emmanuel Macron che al G7 è arrivato con alle spalle una batosta elettorale che ha visto il suo partito perdere voti in abbondanza e i neofascisti del Front National doppiare i consensi ottenuti da Macron. Una situazione che ha portato Macron a chiamare già alla fine di questo mese elezioni politiche generali.
Spalla a spalla con Macron nella foto, tutta vestita di rosa, c’è il presidente del consiglio Giorgia Meloni. Lei ha sì aumentato la percentuale dei voti del suo partito (Fratelli d’Italia) superando il 28 per cento, ma ha comunque perso per strada un milione di voti in termini assoluti rispetto alle politiche del 2022. In più l’aspetta una estate rovente e un autunno al cardiopalma per le decisioni che dovrà prendere riguardo all’economia: non ci sono soldi a sufficienza per mantenere le promesse fatte e il debito pubblico è un macigno che rischia di schiantare il paese.
Ecco quindi Joe Biden, il presidente americano. Se dovessimo elencare i problemi che ha di fronte ci vorrebbe una enciclopedia. Da quelli personale e familiari – il figlio appena condannato in un processo – a quelli sulla gestione di edue guerre: quella tra russia e ucraina e quella tra Israele e Hamas.
Ecco quindi a chiudere la foto il primo ministro giapponese Fumio Kishida che al G7 è arrivato sapendo che in autunno potrà non essere più lui a guidare la potenza d’oriente.
Ultimo a sinistra c’è il premier inglese Rishi Sunak. Lui è nel pieno di una campagna elettorale per il rinnovo del parlamento inglese, e quindi del governo, in cui tutti i sondaggi danno il suo partito perdente. Quanto potranno essere ascoltati la voce o i suggerimenti di un leader destinato a uscire di scena subito dopo il G7?
La domanda allora viene spontanea: che cosa potranno decidere per il futuro delle sette nazioni capi di stato o di governo che rischiano di non esserci più nel giro di pochi mesi? È assolutamente vero che ci sono decisioni politiche e diplomatiche che vanno oltre i governi in carica al momento in cui vengono prese e che hanno una valenza tale da poter essere poi gestite o rese concrete in situazioni politiche diverse nel corso degli anni da governi diversi.
Ma è la prima volta che così tanti leader dei paesi G7 si trovano in difficoltà all’interno delle loro nazioni e alle prese con seri questioni internazionali, non sapendo quanto potranno stare ancora sulla scena.
Come faranno a decidere per esempio delle politiche tariffarie nei riguardi della Cina. Le tariffe che molti vogliono, a cominciare dagli Usa, nei confronti delle auto elettriche e delle batterie prodotte dai cinesi non trovano entusiasmo in Francia e Germania
C’è così il rischio che le discussioni rimangano pura accademia e che i documenti finali siano generici appelli a trovare soluzioni ai problemi.
Non parliamo poi della portata della questione degli aiuti all’Ucraina. Non solo le forniture di armi. Gli americani si offrono per lanciare un prestito di 50 miliardi di dollari al leader ucraino Zelensky ma vogliono che i paesi europei si facciano garanti della restituzione mettendo le mani sui profitti degli investimenti finanziari della Russia depositati in Belgio. Tralasciando il rischio di sconvolgere alcuni principi della sovranità finanziaria e monetaria, che cosa accadrebbe a una simile decisione se tra sei mesi alla Casa Bianca arriva Donald Trump che ha un approccio diametralmente opposto a quello di Biden riguardo ai rapporti con la Russia ma anche con l’Europa?
Tocca ai sette leader trovare una strada che non dimostri come il G7 sia diventato un luogo dove i grandi non riescono a disegnare il futuro delle nazioni guidano e i rapporti con il resto del mondo.