Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia felici del risultato, molto sopra il 28 per cento, più delle politiche di due anni fa.
Elly Schlein e il Partito Democratico molto soddisfatti, 24 per cento ben oltre le politiche ed anche le europee di 5 anni fa.
Nicola Fratoianni e Bonelli con la loro Alleanza verdi sinistra esultano per il 6 per cento mai raggiunto prima.
Antonio Tajani e Forza Italia contenti del 9,7 per cento che li pone al secondo posto della coalizione di destra centro e certifica il sorpasso sulla Lega.
Matteo Salvini e la Lega bastonati e fermi al 9,1 per cento, un pallido ricordo il 34 per cento delle ultime elezioni europee.
Giuseppe Conte con il suo 10 cento segna il peggior risultato della storia del Movimento 5 Stelle e dice ciao al sogno di essere lui il leader di una eventuale futura alleanza progressista.
Emma Bonino, Matteo Renzi e Carlo Calenda, alla testa dei due cespugli Stati Uniti d’Europa e Azione fuori dal Parlamento europeo perché non hanno raggiunto il 4 per cento, sbarramento che impedisce l’ingresso in Parlamento.
Ecco la foto dell’Italia nella quinquennale competizione politica europea. Il destra centro con le sue contorte, contraddittorie e mai nascoste pulsioni sovraniste si conferma vincente, i progressisti di sinistra vedono un buon risultato per due formazioni – Pd e Verdi sinistra – e una batosta per M5S, scompaiono due formazioni – Calenda e Bonino-Renzi che hanno sempre reclamato un europeismo a tutto tondo. Sullo sfondo si riaffaccia un’Italia bipolare, anche se il fronte progressista è tutto da inventare.
Ci saranno problemi per il governo di Giorgia Meloni? Quelli che c’erano prima del voto: una legge di bilancio da cominciare a disegnare entro poche settimane per la quale non c’è spazio alcuno alla spesa visto il livello del deficit, le difficoltà a utilizzare al meglio i miliardi dl Pnrr, le finte promesse, le pulsioni dirigiste di cambiare la costituzione a colpi di maggioranza. Non sarà un percorso facile quello della Meloni e dei suoi alleati.
Il presidente del consiglio ha davanti anche la difficile scelta di come stare in Europa nei prossimi anni. La strada da percorrere può apparire semplice, in realtà è piena di insidie. In Europa si sono affermati i partiti conservatori di tutte le sfumature come la Cdu tedesca e i popolari spagnoli. Ma al tempo stesso ha fatto un balzo in avanti l’estrema destra: i neofascisti francesi di Marine Le Pen e quelli spagnoli di Vox, i neonazisti tedeschi dell’Afd, i reazionari austriaci e olandesi.
Ma, a spoglio quasi ultimato, è concreta la possibilità che si coaguli una maggioranza identica a quella del parlamento scaduto, ovvero popolari, socialisti, liberali. Ma chi ha dato le carte negli anni scorsi, in particolare francesi e tedeschi, vedono i loro leader azzoppati. Il partito del presidente francese Emmanuel Macron è stato letteralmente doppiato dai lepenisti (Macro ha immediatamente sciolto il parlamento chiamando a nuove elezioni politiche generali) e i socialdemocratici del cancelliere tedesco Olaf Scholz sono al terzo posto in Germania dopo Ppe e neonazisti.
Così, anche se la cosiddetta maggioranza Ursula (quella di Ppe, socialisti e liberali) è ancora possibile, potrebbero accadere strane cose nel consiglio di Europa dove i presidenti o capi di governo del continente scelgono chi sarà chiamato a guidare la prossima commissione. E che cosa farà Giorgia Meloni, farà fronte comune con i reazionari neri, sovranisti e xenofobi di Francia, Olanda, Germania, Austria, Ungheria che hanno sempre combattuto l’idea di una Europa unita e solidale o imboccherà il sentiero targato destra democratica?