C’è un nuovo business iper-remunerativo negli Stati Uniti: quello del trafficante di migranti. A dimostrarlo è un’inchiesta del New York Times, focalizzata sui flussi di esseri umani in entrata negli USA dal confine con il Messico. Un giro d’affari annuale complessivo di 13 miliardi di dollari, più o meno quanto fatturano annualmente colossi come la Fox Corporation o il fondo d’investimenti Blackstone.
Beninteso, non è certo una novità che dalla frontiera meridionale transiti un enorme flusso di immigrati clandestini, in gran parte provenienti dal Triangolo del Nord (Guatemala, Honduras ed El Salvador), Messico e Venezuela. A cambiare e “modernizzarsi” sono state invece le modalità di organizzazione di tali spostamenti: nell’ultimo decennio si è infatti passati da una rete dispersa di piccoli trasportatori indipendenti (in gergo “coyote“) a un’industria multimiliardaria amministrata direttamente dai maxi-cartelli del narcotraffico.
Per anni, infatti, le grandi organizzazioni criminali latinoamericane si sono limitate a richiedere ai coyote un “pedaggio” per lo spostamento dei migranti attraverso il “loro” territorio, peraltro mantenendo come core business il più redditizio traffico di droga. Tuttavia, qualcosa sembra essere cambiato negli ultimi mesi. Accanto alla droga, infatti, i cartelli hanno iniziato a specializzarsi anche nella vendita di “pacchetti della speranza”, fornendo mezzi e uomini per eludere i controlli alla frontiera e far entrare migliaia di anime negli States.
Si parla di autobus, automobili private e aerei, con affiliati specializzati in logistica, trasporti, sorveglianza, depositi e contabilità. Un vero e proprio pacchetto, con i propri segni distintivi rispetto alla concorrenza: ad esempio, ad alcuni migranti viene apposto un braccialetto colorato per identificarli come propri clienti, analogamente a quanto farebbe una discoteca o un bar.
L’anno della “svolta” imprenditoriale dei cartelli sembra essere stato il 2019. Secondo quanto dichiarato al Congresso da Patrick Lechleitner, vicedirettore ad interim dell’Ufficio immigrazione e dogane degli Stati Uniti, l’enorme numero di persone che tentano di attraversare il confine con ogni mezzo (compresa la loro disponibilità monetaria) ha reso il contrabbando di migranti un settore troppo succulento affinché i cartelli latinoamericani non fiutassero la pista.
Così, dai 500 milioni di dollari del 2018, il giro d’affari del traffico di migranti ha toccato nel 2022 la cifra record di 13 miliardi – secondo i dati dell’Homeland Security Investigations. E siccome non sono solo i latinoamericani ad anelare l’American Dream, i cartelli hanno espanso i loro servigi in tutto il mondo, dall’Africa all’Asia, passando per l’Europa dell’est. Il costo varia dai 4.000 richiesti a un messicano ai 20.000 dollari di un extra-americano.
Parallelamente ai ricavi, sono però aumentati esponenzialmente anche gli arresti. Rispetto ai 2.762 del 2014, nel 2021 circa 5.050 persone sono state arrestate e accusate di contrabbando di esseri umani, con gli investigatori federali che, con cadenza praticamente quotidiana, trovano rifugi ospitanti decine di migranti.
La crisi non riguarda solo gli Stati frontalieri, ma anche New York, dove il sindaco Eric Adams ha accusato Texas e Arizona di mandare nella Grande Mela autobus pieni di migranti clandestini, chiedendo aiuto (e fondi) al Governo federale.