Non accenna a placarsi lo spargimento di sangue dovuto alla violenza armata negli Stati Uniti. Durante il fine settimana del Memorial Day, in sole 72 ore si sono verificate almeno 14 sparatorie di massa in tutto il Paese, che hanno provocato la morte di 9 persone e il ferimento di altre 60.
A riportarlo è il Gun Violence Archive, un gruppo di ricerca no-profit il cui scopo è tenere conto degli episodi di violenza in tutti gli USA per sensibilizzare l’opinione pubblica.
Il gruppo qualifica come “sparatoria di massa” solo gli episodi in cui “quattro o più individui, escluso il tiratore, vengono colpiti o uccisi”. Ma estendendo il campo di ricerca a tutti gli altri episodi di violenza armata, il bilancio è ancora più drammatico: almeno 156 persone sono state freddate e 412 ferite tra il pomeriggio di venerdì e l’alba di martedì.
Tra le città maggiormente martoriate dalle armi da fuoco c’è Chicago, che da sola ha contato 42 sparatorie e 10 morti – il peggior bilancio degli ultimi cinque anni. L’ondata di violenza ha colpito anche Filadelfia – dove sono morte due donne –, Charleston, nella Carolina del Sud – dove lunedì sera diverse persone sono rimaste ferite e un attentatore è morto – e Chattanooga, in Tennessee – dove a venire bersagliati dal fuoco sono stati sei adolescenti.

L’escalation di violenza armata nel fine settimana del Memorial Day – che commemora i caduti in guerra statunitensi – si verifica a una settimana esatta dal massacro di Uvalde. In quell’occasione, il 18enne Salvador Ramos ha imbracciato un fucile d’assalto e freddato 19 bambini e due insegnanti presso la Robb Elementary School.
L’ennesima strage dovuta alle armi da fuoco ha riproposto l’annosa questione della regolamentazione delle armi negli Stati Uniti. A spingere per maggiori restrizioni all’acquisto libero sono soprattutto i democratici, mentre i repubblicani sono compatti nel difendere il “right to bear arms” sancito dal Secondo emendamento. Ad intervenire sulla questione è stato anche il presidente Joe Biden, che ai parenti delle vittime ha promesso: “Faremo qualcosa”.
Su pressione dell’opinione pubblica, un tentativo di superare l’impasse è stato affidato a una delegazione bipartisan di senatori, che nel weekend si sono incontrati al Congresso per raggiungere un compromesso su questioni condivise. Ad esempio lavorando su un esplicito divieto di vendere armi a persone con malattie mentali, circostanza permessa da alcuni Stati. La strada sembra in salita, ma i colloqui proseguiranno per tutta la settimana.