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Draghi da Biden per ribadire alleanza Italia-USA, anche se Roma mormora

Il presidente del Consiglio alla Casa Bianca discuterà di armi all'Ucraina ma anche di Europa

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Per Biden, Draghi sta facendo “un lavoro straordinario”. Uniti su clima e pandemia

Prime Minister Draghi meeting with US President Joe Biden at Palazzo Chigi, 10/29/2021. Photo: (governo.it)

Time: 4 mins read

Mario Draghi arriva a Washington mentre a Roma il Parlamento mormora: si complica di colpo per l’ex graduate student del MIT la prima visita negli USA da Presidente del Consiglio. Martedì il premier italiano vedrà alla Casa Bianca il presidente Joe Biden e il giorno dopo sarà al Congresso dalla Speaker Nancy Pelosi. Ma quella che doveva essere una passerella trionfale nella riaffermazione degli stretti legami tra Italia e USA, sembra agitare il governo di unità nazionale.

Adesso non solo M5S e Lega si trovano nei panni di guastafeste, ma anche il PD di Enrico Letta sembra voler mettere il guinzaglio corto a Draghi nello stabilire gli aiuti militari all’Ucraina da concordare con gli USA.

La guerra in Europa, inevitabilmente, domina l’agenda e una missione che in origine avrebbe dovuto rimarcare i due pilastri della politica estera italiana: atlantismo e rafforzamento della Ue rischiano adesso di entrare in conflitto.

Da quando il Regno Unito è uscito dall’Unione Europea, infatti, l’Italia punta al ruolo di interlocutore privilegiato degli USA proprio nella UE. Ma quello che sta accadendo in queste ore con i tanti distinguo sull’Ucraina, minaccia la tenuta della maggioranza che sostiene Draghi, e potrebbe far alzare qualche sopracciglio anche  a Washington.

Biden e Draghi hanno avuto già tre bilaterali in poco più di un anno, dopo l’incontro in Cornovaglia al G7 e la visita a Palazzo Chigi a margine del G20 di Roma. I due hanno avuto uno scambio anche a Bruxelles a fine marzo, quando il presidente Usa ha partecipato al vertice Nato e all’ultimo Consiglio europeo.

C’è sempre stata intesa, tra loro.

Adesso Draghi arriva ufficialmente alla Casa Bianca con una chiara posizione italiana sul conflitto in Ucraina, rafforzata pubblicamente anche dal Presidente Sergio Mattarella. Ferma condanna dell’invasione russa, sostegno anche militare a Kiev per consentire agli ucraini di difendersi e rafforzamento dell’azione europea per accelerare un negoziato che porti alla fine dei combattimenti e alla pace.

Ma da più parti in Parlamento si insiste sul fatto che il governo italiano debba accentuare la sua diversità rispetto alle posizioni americane e troppo “atlantiste”.

Secondo la leadership del M5S rappresentata da Giuseppe Conte e quella della Lega di Matteo Salvini, la Casa Bianca tenderebbe a ignorare le strade che portano alla pace, mentre lavorerebbe al prolungamento della guerra per indebolire sempre più la Russia fino a provocare la caduta del regime di Putin.

Mario Draghi davanti al Parlamento europeo a Strasburgo pochi giorni aveva ribadito: la Pace subito rimane la priorità italiana per portare Vladimir Putin il prima possibile a un “cessate il fuoco” e al tavolo della trattativa, sottintendendo che Roma non cerca alcun “regime change”. Ma a ritenere oggi che il premier italiano possa essere troppo “accondiscendente” nei confronti di Biden sembrano crederlo anche importanti esponenti del PD.

Enrico Letta, in un’intervista a Il Corriere della Sera infatti dichiara: “Cinque grandi Paesi, Italia, Francia, Germania, Spagna e Polonia devono muoversi ora, uniti, per la pace. Andare prima a Kiev e poi incontrare Putin. Non dobbiamo farci guidare dagli Usa, l’Europa è adulta – prosegue Letta – questa guerra è in Europa e l’Europa deve fermarla. Sarebbe sbagliato firmare la pace negli Usa, come fu per l’ex Jugoslavia”.

A difendere senza riserve le possibili intese nello studio Ovale, tra Biden e Draghi sembrava ci fosse comunque rimasto solo il capo della Farnesina Luigi Di Maio, (che comanda una fazione nel Movimento 5 Stelle) ma è arrivato anche un suo distinguo: “In questo momento  gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno dichiarato più volte che non vogliono un regime change in Russia, che non vogliono buttare giù Putin. La visita di Draghi a Washington serve a ribadire che noi stiamo dalla parte della democrazia… sarà molto importante per rafforzare l’unità dell’Unione europea e dell’Alleanza Atlantica. Quando non c’è unità, non facciamo altro che alimentare la propaganda russa”. Ma  il Ministro degli Esteri aggiunge: “Dobbiamo supportare l’Ucraina e il suo esercito per la sua legittima difesa: Allo stesso tempo l’Italia continuerà a lavorare per la pace. Ma non possiamo pensare di fornire armi per colpire il suolo russo”.

Meeting of Italian Prime Minister Mario Draghi with US President Joe Biden at Palazzo Chigi, 29/10/2021. The playing of the Star Spangled Banner. (Photo: governo.it)

Il pomo della discordia sembra essere soprattuto il tipo di armi da inviare all’Ucraina e Draghi viene messo in guardia  dall’aumentarne il “peso” e la potenza.

Devono essere armi solo “difensive”.

E forse non è un caso con tutti questi intrecci che pur essendo il primo incontro ufficiale nello Studio Ovale tra  due leader molto amici e alleati che Biden e Draghi non avranno alcuna conferenza stampa dopo il mini-summit, ma si limiteranno a due dichiarazioni iniziali. Quando Biden gli chiederà di continuare a fornire a Zelensky armi senza indugi, il premier italiano esprimerà la posizione del governo, ma lo farà sapendo che è atteso al suo ritorno al confronto con il Parlamento che lo interrogherà sulla sua posizione ultra “atlantista”.

Ovviamente, sul tavolo dei colloqui USA-Italia, ci saranno anche altre questioni globali come la pandemia e la questione climatica, oltre ai rapporti con la Cina. Siamo sicuri che Draghi non si lascerà sfuggire l’occasione di fare con Biden il punto sulla Libia, facendosi dare dagli USA quella mano che Trump rifiutò all’Italia, e anche sull’Iran, dove Roma potrebbe tornare a ricoprire un importante ruolo di mediatrice nel risolvere la questione nucleare. Il premier, che avrà anche incontri privati a Washington con leader di grandi corporation per spigare il rilancio dell’Italia sarà anche all’Atlantic Council dove riceverà il Distinguished Leadership Award.

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e dirigo La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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