Gazprom ha annunciato di aver completamente sospeso le forniture di gas a Polonia e Bulgaria per effetto del mancato pagamento, alla fine della giornata di lunedì, del gas in rubli.
Il colosso energetico russo ha comunicato alle società Bulgargaz e Pgnig, le sue controparti bulgara e polacca, che i detti flussi resteranno sospesi fino a quando i due Paesi non decideranno di saldare il loro debito energetico in rubli.
Dal momento che sia Varsavia che Sofia costituiscono territori di transito del gas verso il resto d’Europa, Mosca ha inoltre avvertito le due capitali che in caso di prelievo non autorizzato di gas destinato a Paesi europei terzi, le forniture di transito verranno ridotte di un ammontare analogo.
La decisione di Gazprom è la diretta conseguenza della scelta del presidente russo Vladimir Putin di non accettare più pagamenti in euro o dollari per la vendita del suo gas naturale a Paesi considerati ostili, imponendo il rublo russo come valuta di riferimento. Una decisione con un impatto devastante, dato che l’import di gas russo (155 miliardi di metri cubi) copre attualmente il 40% del fabbisogno gasifero europeo.
Polonia e Bulgaria fanno parte della blacklist di “Stati ostili” stilata il 7 marzo dal Governo russo, che comprende inoltre Stati Uniti (che però hanno già imposto un embargo sull’import di energia russa) e Italia, oltre a tutti i Paesi UE, Australia, Regno Unito, Canada, Corea del Sud, Giappone, Islanda, Liechtenstein, Monaco, Montenegro, Norvegia, Nuova Zelanda, San Marino, Singapore, Svizzera, Taiwan e Ucraina.
Quasi la metà del gas della Polonia, e nove decimi di quello della Bulgaria, proviene dalla Russia. Sia il Governo polacco che quello bulgaro hanno però rassicurato la cittadinanza che il fabbisogno energetico sarà compensato attraverso altre fonti, e che al momento non saranno imposte limitazioni al consumo.
“L’annuncio di Gazprom che interromperà unilateralmente la consegna del gas ai clienti in Europa è l’ennesimo tentativo della Russia di utilizzare il gas come strumento di ricatto” e “questo è ingiustificato e inaccettabile. E mostra ancora una volta l’inaffidabilità della Russia come fornitore di gas” ha dichiarato mercoledì in una nota la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen,
Dopo l’annuncio di Gazprom, i prezzi del benchmark europeo del gas sono saliti di circa un quinto: i futures hanno registrato un’impennata del 20% a 117 euro per megawattora, quasi sette volte più alti rispetto a un anno fa. Nel frattempo l’euro è sceso ai minimi di cinque anni contro il dollaro (lo scambio attuale è 1 EUR = 1,06 USD).
La situazione in Italia
In Italia il flusso di gas dalla Russia “in entrata al punto di Tarvisio è regolare”. Lo ha precisato un portavoce di Snam, principale operatore nazionale nel campo del gas naturale. Tuttavia, la decisione di sospendere i flussi verso Polonia e Bulgaria ha innalzato l’allarme a Palazzo Chigi, che anche per timore di decisioni del genere nelle ultime settimane ha stretto accordi di fornitura energetica in Medio Oriente e Africa.
Il nostro Paese importa attualmente poco più del 95% del gas che consuma, ed è dipendente per il 38% dalle forniture provenienti dalla Russia.
Come Varsavia, Sofia e il resto delle capitali europee, anche Roma si rifiuta di pagare le forniture di gas in rubli, accusando i russi di violare gli obblighi contrattuali che prescrivono invece il pagamento in dollari ed euro. Potrebbe perciò essere questione di giorni prima che anche l’Italia ne subisca le conseguenze.