Le strade delle città di tutto il mondo si colorano di giallo e azzurro. I colori della bandiera dell’Ucraina. I cittadini di ogni paese dimostrano di essere pronti a lottare per la pace e la sicurezza della popolazione locale.
Negli Stati Uniti, quarto paese per quantità di immigrati provenienti dall’Ucraina che ne ospita più di un milione, il trauma dell’invasione russa si è sentito in modo particolarmente forte. Tante le proteste, da New York, a Los Angeles, da Denver a Houston e Washington DC. Nella capitale, cittadini ucraini e non si sono raccolti di fronte all’ambasciata russa già all’una di notte, solo tre ore dopo che Vladimir Putin aveva dichiarato l’inizio dell’operazione militare. Nelle ore successive, poi, i dimostranti si sono spostati anche di fronte alla Casa Bianca. Le loro richieste erano chiare: un passo indietro delle forze armate russe e un intervento maggiore da parte del presidente Biden.
A New York, la città con la più grande comunità ucraina del paese, centinaia di persone sono scese in piazza nonostante le temperature sotto lo zero per mandare un messaggio di supporto alle vittime degli attacchi russi. La protesta è partita da Times Square, come spesso accade, per poi trasferirsi al Consolato Generale Russo sulla 91esima strada. Lì, una folla guidata da medici, ristoratori e molti giovani ha evidenziato il bisogno di un fronte globale unito contro la Russia. C’era chi gridava al megafono “Stop Putin!” o “Salviamo l’Ucraina, salviamo il mondo”. Sono 150.000 i residenti a New York con passaporto o origini ucraine e molti di loro tremano per i familiari rimasti indietro.
Tutti contro Putin! Anche la sua stessa Russia gli si rivolta contro. Centinaia di persone sono scese in piazza nonostante il pericolo posto dalla polizia locale. Fin dalla dichiarazione di Putin di giovedì sera, nel centro di Mosca si sono riunite più di 1000 persone pronte a combattere per i propri vicini ucraini a qualunque costo, nonostante media e politici russi abbiano etichettato l’intervento del Presidente come un tentativo di “mantenere la pace” in Ucraina.
Le proteste, una sfida all’annuncio del Comitato Investigativo che i dimostranti avrebbero subito procedimenti penali, hanno coinvolto 53 città nel paese, inclusa San Pietroburgo. Secondo OVD-Info, organizzazione che monitora le violazioni dei diritti umani, più di 1800 persone sono state arrestate. Secondo la polizia locale, solo 600. Nelle stesse ore, una petizione supportata da attori ed artisti russi otteneva 150.000 firme in poche ore: l’opinione dei cittadini russi più informati è chiara, porre fine alla guerra.
L’inizio del più grande conflitto interno all’Europa dalla fine della seconda guerra mondiale ha dato il via a proteste diffuse per tutto il vecchio continente. Oltre ai paesi che confinano con l’Ucraina, anche Inghilterra, Germania, Spagna e Portogallo hanno visto dimostrazioni in supporto dei cittadini della nazione sotto attacco. A Madrid, un paio di centinaia di manifestanti sono stati raggiunti di fronte all’ambasciata russa da Javier Bardem, famoso attore e vincitore di un Oscar.
La settimana della moda non ha fermato le proteste anche a Milano, dove Arci, Acli, Anpi, Cgil, Cisl e Uil si sono uniti per chiedere la fine del conflitto. Ne sono state organizzate due per le strade della città: una alla quale hanno partecipato i cittadini ucraini residenti in Italia, l’altra per i pacifisti locali. In tutto, in piazza della Scala, si sono riunite più di mille persone, il doppio di quelle attese dagli organizzatori. Domani, 26 febbraio, una nuova manifestazione partirà invece da largo Cairoli.
Intanto, il console ucraino a Milano Andrii Kartysh ha parlato al TGR Lombardia. “Stamattina abbiamo ricevuto tante chiamate da parte di nostri concittadini che vogliono tornare in Ucraina per combattere, perché capiscono quello che sta succedendo. Le forze armate russe hanno iniziato il terzo bombardamento delle nostre città, in cui abitano milioni di ucraini. Le nostre forze armate stanno respingendo l’attacco, ma la situazione è grave. Speriamo bene, come si dice in italiano”.