Non è andato nel migliore dei modi l’incontro di giovedì a Mosca tra il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov e la segretaria agli Affari Esteri britannica Liz Truss, organizzato per cercare di stemperare gli animi tra Occidente e Cremlino nell’escalation ucraina.
“Una conversazione tra sordi e muti” l’ha definita bruscamente il russo in una conferenza stampa successiva al meeting, in cui le due parti hanno sostanzialmente ribadito le loro posizioni senza trovare il minimo compromesso. A detta di Lavrov non è emersa “alcuna fiducia”, ma “solo slogan gridati dalle tribune” da parte dei colleghi occidentali, accusati di mantenere un atteggiamento “egoistico” e di “vendere aria fritta”.
Secondo una nota della diplomazia russa, tanto gli Stati Uniti quanto i suoi alleati NATO continuano a ignorare le richieste di Mosca, che consistono nel divieto di ingresso di Ucraina (e Georgia) nell’Alleanza Atlantica e un indietreggiamento di armi e soldati della NATO dall’intero territorio est-europeo.
Per Mosca, si tratta di pretese più che legittime, in quanto fondate sul principio di indivisibilità della sicurezza sancito dall’OSCE – tale per cui la sicurezza di uno Stato non può inficiare su quella di un altro Stato: in sostanza, le esigenze di sicurezza della NATO di proteggere il suo fianco est devono tenere conto dell’esigenza russa di non trovarsi truppe e missili dell’Alleanza alle porte di casa.

Londra, che assieme a Washington è la più ardente sostenitrice del confronto-scontro con Mosca sul dossier ucraino, ha ribadito ugualmente la sua visione: “(I russi) possono perseguire la via della diplomazia, lavorare con la NATO per migliorare la sicurezza europea, o continuare sulla strada che hanno indicato, ammassando truppe sul confine in modo minaccioso,” ha dichiarato la segretaria Russ.
La ministra dell’esecutivo Johnson ha inoltre sottolineato come, in caso di invasione delle truppe di Mosca, “il Regno Unito e i nostri alleati adotterebbero severe sanzioni contro individui e istituzioni”, tra cui il blocco del controverso gasdotto Nord Stream 2.
Dura però la replica di Mosca: eventuali sanzioni dell’Occidente contro Mosca “potranno essere considerate un atto d’aggressione”, scatenando perciò una risposta “misurata e dura”.
La visita di Truss a Mosca è stata peraltro occasione di una gaffe piuttosto clamorosa da parte della ministra britannica sulla geografia est-europea. A una domanda provocatoria da parte di Lavrov, probabilmente mirata a sondare il grado di preparazione della sua interlocutrice, la britannica avrebbe risposto che Voronež e Rostov – entrambi territori russi da secoli – fanno parte dell’Ucraina.
I media russi riportano che Truss avrebbe bizzarramente insistito che il Governo di Sua Maestà non riconoscerà mai le due regioni come territorio sovrano della Russia. A correggere la ministra ha provveduto l’ambasciatrice britannica a Mosca, Deborah Bronnert. Ma la circostanza ha fornito l’occasione a Lavrov per definire il dialogo Mosca-Londra come un confronto tra “spiegazioni dettagliate” da parte russa e “impreparazione” da parte britannica.

“La più grande crisi di sicurezza degli ultimi decenni”
Il sonoro fallimento della missione britannica a Mosca fa il paio con le dichiarazioni del primo ministro di Londra Boris Johnson, che giovedì ha inequivocabilmente descritto la crisi ucraina come “il momento più pericoloso” per l’Europa degli ultimi decenni.
Il premier britannico si è recato a Bruxelles per un incontro con il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, prima di volare in direzione di Varsavia per incontrare il contingente di militari britannici presenti nel Paese sotto l’egida NATO. Più tardi Johnson ha incontrato anche il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki.
“Siamo sull’orlo del precipizio,” ha dichiarato Johnson. Che ha precisato come spetti solo al Cremlino “disinnescare la situazione e procedere alla de-escalation“.
Le esercitazioni russe
Intanto le truppe di Mosca continuano massicce esercitazioni militari in territorio bielorusso, affiancate dall’esercito di Minsk presso il confine meridionale del Paese che confina con l’Ucraina. A ciò si aggiungono i circa 100.000 uomini dispiegati a poca distanza dal confine russo-ucraino, e alla presenza di navi da guerra di Mosca nel Mar Nero e nel Mar d’Azov.
Discussed with @jensstoltenberg the diplomatic measures taken by @NATO and 🇺🇦 in response to threats from Russia. Grateful for the position of Allies on the need for de-escalation. Ukraine's participation in the #NATO Summit in June in Madrid was also touched upon.
— Volodymyr Zelenskyy / Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) February 10, 2022
Il Governo ucraino di Volodymyr Zelens’kyj accusa Mosca di voler esercitare una pressione psicologica contro Kiev scoraggiando il traffico delle navi commerciali dirette in Ucraina. Per la Russia, invece, la presenza delle proprie imbarcazioni militari è pienamente conforme al diritto internazionale marittimo.