Il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj ha chiesto al presidente statunitense Joe Biden maggiore calma da parte di Washington nel preannunciare come imminente un eventuale attacco russo contro Kiev.
“Non abbiamo bisogno di tutto questo panico,” ha affermato Zelens’kyj in una conferenza stampa venerdì, lamentando come l’allarmismo statunitense “sia costato molto agli ucraini”, facendo fuggire gli investitori dal Paese.
Secondo il capo di Stato della repubblica est-europea, “non stiamo assistendo a un’escalation più grande di quelle precedenti” – e in particolare rispetto all’ammassamento di truppe russe, poi ritirate, avvenuto la scorsa primavera in occasione di un’esercitazione militare al confine con l’Ucraina. Secondo Zelens’kyj, quella di Mosca al momento è solo “pressione psicologica” per testare i nervi degli avversari.

Il presidente ucraino ha poi approfittato dell’occasione per togliersi un sassolino dalla scarpa anche nei confronti della NATO. Alla domanda di un giornalista, che gli chiedeva delucidazioni sul futuro ingresso di Kiev nell’Alleanza, Zelens’kyj ha accusato il gruppo di non avere alcuna intenzione di accettare al suo interno l’Ucraina. “Dite apertamente che non ci volete. Perché parlare del futuro?” ha detto.
Poco meno di una settimana fa, tanto la presidenza quanto il ministero degli Esteri di Kiev non avevano accettato di buon grado il ritiro precauzionale dello staff non essenziale nelle ambasciate di Stati Uniti, Regno Unito, Canada e Australia, ritenendola una scelta fin troppo prudenziale.
Nel frattempo, nella telefonata di giovedì tra il presidente russo Vladimir Putin e l’omologo francese Emmanuel Macron, il Cremlino ha fatto trapelare insoddisfazione per le risposte statunitensi alle condizioni russe per smorzare la crisi. In particolare, Mosca chiede il divieto formale di ingresso dell’Ucraina nella NATO e l’indietreggiamento dell’Alleanza Atlantica ai suoi confini pre-1997, e che quindi ritiri armi e truppe dall’Europa orientale.

Al presidente russo ha fatto eco il ministro degli Esteri, Sergej Lavrov, che in un’intervista radiofonica ha ribadito che “non ci sarà guerra per quanto compete alla Federazione Russa, non vogliamo una guerra”. Tuttavia, ha aggiunto, “non lasceremo che i nostri interessi vengano (…) ignorati”.
L’amministrazione Biden, tuttavia, continua a ritenere assai probabile che i circa 100.000 soldati ammassati da Mosca al confine russo-ucraino invadano entro febbraio. La Casa Bianca ha comunque messo in chiaro che nessun soldato statunitense metterà piede a Kiev in caso di guerra. A ribadirlo esplicitamente in una conferenza stampa, venerdì, è stato Llyod Austin, il capo del Pentangono, che all’inizio della settimana ha messo in stato d’allerta 8.500 soldati. Contingenti che sono pronti, all’occorrenza, ad essere inviati nei Paesi NATO dell’Europa orientale, ma non in Ucraina.
L’invito alla calma partito da Kiev, quindi, potrebbe essere appunto conseguenza della crescente consapevolezza del Governo ucraino di trovarsi da solo a fronteggiare il formidabile impeto militare di un’eventuale invasione russa.